Sarà una buona scuola? La nuova legge sul campo, a colloquio con la dirigente dell'Isc 2 di Porto Sant'Elpidio

PORTO SANT'ELPIDIO - Calcoli, incastri da far riportare, numeri che non tornano ma che devono tornare. In qualche modo. Sembra un enorme sudoku quello con cui i dirigenti scolastici (i presidi, come siamo abituati a chiamarli) devono cimentarsi ogni settembre, all'avvio di un nuovo anno di scuola. Quest'anno, poi, c'è anche una nuova legge, la 107 (Conosciuta come la “Buona Scuola”), con cui fare i conti. Approvata lo scorso luglio, ha tenuto, e in parte continua a tenere, con il fiato sospese centinaia di insegnanti e non solo.

“Siamo al quinto orario provvisorio da quando è iniziata la scuola”, dice la dirigente dell'Isc (Istituto scolastico comprensivo) 2 "Rodari - Marconi" di Porto Sant'Elpidio Francesca D'Ercoli. “Ogni anno è uno stillicidio. Gli insegnanti arrivano a singhiozzo, qualcuno rinuncia e bisogna trovare i sostituti. Quest'anno stiamo avendo problemi con la scuola media perché in alcuni istituti le classi sono diminuite e gli insegnanti devono completare le loro cattedre da qualche altra parte. Fare gli orari diventa impossibile, per non parlare di accordarsi sulle date dei consiglio d'istituto...”.

La legge 107 ha portato significative novità. Almeno per gli insegnanti. “Questa è ancora una fase transitoria. Per ora di nuovo c'è solo l'assegnazione del ruolo ai precari delle varie graduatorie, che sono stati mandati anche fuori regione, con la possibilità, per quest'anno, di non spostarsi in caso di incarico annuale nella provincia di residenza. Dal prossimo anno, invece, l'assegnazione diventerà definitiva”.

Tra le novità introdotte dalla legge c'è il piano triennale dell'offerta formativa che le scuole dovranno predisporre a partire da quest'anno. “Entro ottobre ogni scuola dovrà indicare il numero di insegnati di cui avrà bisogno per i prossimi tre anni e la progettazione da sviluppare in questo arco di tempo. Ogni anno, entro ottobre, il piano potrà essere 'aggiustato' in base ad eventuali nuove esigenze”.

La “Buona Scuola” dà ampio margine all'autonomia scolastica. “In futuro, speriamo. Per ora di autonomia ce n'è ben poca, visto che è il Ministero a decidere il numero degli insegnanti che spetta ad ogni scuola e ad assegnare le cattedre. Quando la legge andrà a regime i dirigenti potranno segnalare gli insegnanti non di cattedra, cioè quelli che andranno a colmare i posti vuoti”.

Questo nuovo potere attribuito ai dirigenti scolastici è stato oggetto di forti critiche da parte di chi teme che il preside si trasformi in una specie di “manager” in grado di far lavorare chi vuole. “Il dirigente non farà il manager per se stesso ma per il bene degli alunni. Finora, anche se un insegnante non era capace, e genitori e colleghi si lamentavano, non potevamo fare niente perché erano le graduatorie a decidere chi avrebbe lavorato e chi no. In questo modo, invece, lavorerà chi è capace. Fare un piacere a un amico per poi ritrovarsi in classe una persona non competente, con tutti i problemi che ne possono derivare, non penso valga la pena”.

La legge affronta più volte la questione della dispersione scolastica, com'è la situazione qui? “E' un fenomeno che riguarda soprattutto le scuole superiori. Noi possiamo parlare di dispersione nel senso di spostamento degli studenti stranieri che frequentano per brevi periodi e che, per seguire i genitori che si spostano in cerca di lavoro, non completano la loro formazione. Nel nostro isc gli studenti stranieri sono il 17-18% del totale, ma in alcune classi delle scuole materne raggiungono il 40%. Il fenomeno di cui parlavo riguarda una minima parte di loro, ma sono comunque situazioni difficili soprattutto per i bambini che spesso, nati e cresciuti qui, soffrono a doversene andare”.

Una delle note dolenti della scuola è la mancanza di insegnanti di sostegno che non sembrano mai essere abbastanza. “Aumentano i casi di bambini che necessitano di un sostegno scolastico e di conseguenza aumenta il bisogno di insegnanti di questo tipo. Qui da noi la situazione più critica è nella scuola d'infanzia dove abbiamo diversi casi 'gravi' e un numero insufficiente di insegnati di sostegno”.

Ancora numeri a guidare l'istituzione che forma i cittadini di domani. “Nella scuola gli interessi sono tanti e alla fine gli alunni sono quelli che contano meno. Sta a noi dirigenti cercare di salvaguardare gli studenti. Il fatto di cambiare ogni anno insegnante può creare disagio, ma può anche essere un vantaggio quando l'insegnante che se ne va non è competente. Ecco, in questo senso la libertà data da questa legge ai dirigente è positiva perché, in caso di situazioni negative, abbiamo la possibilità di aggiustarle un po'”.

Tirando le somme, sarà una “buona scuola” quella che verrà? “Speriamo. La buona scuola la fanno i bravi docenti. In generale la mia valutazione su questa legge è positiva perché ci garantisce quel margine di intervento senza dover ogni volta chiedere a qualcun altro. Le pecche, se ci sono, si vedranno nel tempo”.


Francesca Pasquali

Ultima modifica il Lunedì, 05 Ottobre 2015 09:11

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