Unione Comuni Valdaso: l'ottavo comune. Quando l'unione non fa la forza

VALDASO - Mentre già da tempo ricorreva la domanda sull'utilità e sulla sorte dell'ente, a fine estate è avvenuta l'approvazione del bilancio dell'Unione Comuni Valdaso, approvato non all'unanimità il 31 agosto scorso, data che si è rivelata occasione per manifestare un'insofferenza di fondo da parte degli amministratori dei sette comuni che ne fanno parte.

L'Unione, da statuto, dovrebbe essere un plusvalore per il territorio soprattutto nell'erogare servizi, ma nella situazione attuale non lo è. Questa volta il parere è unanime nel dire che l'Unione sia diventato, in termini di costi, l'ottavo comune. "Il rischio è che le unioni diventino più una questione di forma che di sostanza”, chiarisce il Presidente dell'UCV Barbara Toce. “Sono convinta che l'Unione in sé e per sé, soprattutto nella sua fase iniziale, quando c'era possibilità di ottenere finanziamenti che servissero a migliorare i servizi, avrebbe potuto rappresentare dei vantaggi, come è stato per l'ufficio tributi che difatti ha dato buoni frutti".

Come si sa, nella nuova concezione, l'orientamento non è su questa scia e così come è studiata dal Governo, anziché ridurre i costi, appesantisce i bilanci dei singoli comuni. Il servizio di polizia municipale è un po' il caso emblematico che rappresenta il "tallone d'Achille" perché ammette la Toce: "quando metti insieme più servizi già singolarmente scarsi all'interno di un comune, con risorse e uomini già assenti, il risultato non può che essere un servizio sottodotato che funziona solo in parte". Più di un campanile scontento fra i sette, ciascuno dei quali ha specificità che variano a seconda della dislocazione territoriale e della vicinanza o meno alla costa.

Anche il Comune di Monterubbiano (che peraltro ha appena deciso durante l'ultimo consiglio comunale di recedere dall'Associazione Turistica Valdaso, ndr) ha la sua da dire. "Essere insieme è un fatto positivo – spiega il neo sindaco Maria Teresa Mircoli – ma quando il governo dell'unione è orientato su sette realtà non vi è la prossimità che ci si aspettava in origine, c'è squilibrio tra costi e resa dei servizi". In poche parole, l'Unione non fa la forza. Non ha dubbi l'ex ispettrice e continua: "Pensavo si potessero affrontare insieme i problemi in maniera rapida e immediata, invece questa mediazione non corrisponde alle aspettative”.

Quanto al servizio di vigilanza condiviso fra le amministrazioni: "quando non esisteva l'Unione, la municipalità era più semplice da coordinare, disponevi di due vigili e li utilizzavi in base alle tue esigenze (ordinarie e straordinarie). Ora il servizio lo devi richiedere e costa eccessivamente (fino al 2014 si parlava di 45 mila euro all'anno, ora di oltre 41 mila per il 2015) penalizzando il servizio al cittadino", riassume la Mircoli.

"L'esperienza dell'Unione non ha dato i frutti sperati”, ribadisce Ercole D'Ercoli, sindaco di Campofilone. “Gli amministratori avranno le loro colpe ma di certo anche il legislatore non ci ha favoriti. Ad oggi possiamo dire che le unioni non siano lo strumento vincente, si sta rivelando come un'esperienza dalla quale bisogna uscire e voltare pagina".

Un'alternativa più efficace, sembrano essere le fusioni: "funzionano meglio – spiega D'Ercoli – sono caldeggiate da governo centrale e regionale, anche perché inseriscono vantaggi in termini economici per i comuni riuscendo a bypassare il patto di stabilità. L'Unione in questi termini non può essere la forma associativa del futuro. Se poi alle difficoltà oggettive ci carichiamo le responsabilità degli amministratori all'interno dei propri comuni, nel complesso sono obbligati a diventare un fardello che lo affonda e invece di essere un'entità forte, diventa un luogo dove scaricare le problematiche", conclude.

La perplessità da parte degli amministratori resta, quello che lo Stato chiede è indiscutibilmente troppo diverso rispetto agli obbiettivi delle unioni di un tempo, quando si puntava ad offrire servizi, cosa che ora rappresenta un costo aggiuntivo. Occorre una riflessione seria da parte dei sindaci e dei territori per decidere se proseguire su questa strada.


Serena Murri

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