VALDASO - L'Ecomuseo della Valle dell'Aso è nato formalmente con l'atto costitutivo grazie al quale diventa associazione e ha una forma giuridica. Il presidente Ercole D'Ercoli commenta così: "Un riconoscimento per il lavoro svolto in questi anni".
Adesso sono otto i comuni che ne fanno parte e la sede è quella di Palazzo Morelli a Campofilone, dove si trova il Museo del Maccheroncino. Tutto è iniziato cinque anni fa. Il lavoro finora fatto è stato propedeutico all'atto costitutivo che mette a frutto questa esperienza e dà una forma giuridica a questa entità e alle attività di promozione identitaria del territorio avvenuta tramite la partecipazione a bandi e progetti svolti all'interno delle scuole: dalla realizzazione della Mappa di Comunità, alla Cucina a Regola D'Arte, a Girovallando.
Un percorso che parte dall'osservazione delle campagne, cornice ideale per i nostri borghi, delle nostre architetture, dei nostri musei, delle torri, dell’enogastronomia. Da qui il concetto di ecomuseo o museo diffuso, basato sulla condivisione degli obiettivi, sulle prospettive di crescita del territorio e che ha come finalità principale quella di tutelare, valorizzare e promuovere tutto il patrimonio storico-paesaggistico.
Il direttivo, oltre al presidente, è formato da due vice, Giusy Scendoni per la parte pubblica e Andrea Bagalini come rappresentante delle associazioni. Gian Mario Borroni è il segretario e tesoriere. Il Consiglio direttivo è composto dai rappresentanti nominati da ogni comune: Ercole D'Ercoli (Campofilone), Gian Mario Borroni (Monte Rinaldo), Giusy Scendoni (Ortezzano), Vincenzo Polini (Carassai). Gli altri quattro comuni hanno delegato Lorena Cionfrini (Moresco), Giuliana Porrà (Altidona), Silvia Moreschini (Monterubbiano), Serena Curto (Montefiore dell’Aso). Per quanto riguarda la partecipazione delle Pro Loco, non tutte hanno fatto in tempo a deliberare. Come rappresentante c'è Luigi Calisti (Ortezzano) e per ora sono solo tre: Altidona, Ortezzano e Montefiore. Tre anche le associazioni: Legambiente, Associazione Belvedere, Black Sheep.
Almeno per il momento, restano fuori dall'ecomuseo Lapedona, Pedaso, Petritoli e Monte Vidon Combatte. C'è margine per il rientro in futuro di altri Comuni? "Certamente. Io sono fiducioso, d'altronde la geometria dei progetti è sempre stata variabile”, ha risposto D'Ercoli ricordando che non sempre, anche in passato, tutti hanno aderito ad ogni progetto realizzato. “Non entro in merito alle scelte fatte, le più disparate e rispettabili. Mi adopererò per la promozione dell'Ecomuseo, perché continui ad essere un progetto in Valdaso unitario e unito".
Risultati concreti ma non sempre condivisi da tutti. Quali sono stati quelli più significativi ottenuti dall'Ecomuseo? "Su nostra proposta - spiega il presidente - lo scorso 18 marzo la Regione Marche ha approvato un comma specifico, all'interno della legge 4/2010, su beni e attività culturali svolti da entità come quelle dell'Ecomuseo. Questo è avvenuto su spinta della Valdaso. Abbiamo fatto un lavoro importante con le scuole, con le pro loco e anche grazie all'ampia partecipazione dei privati. Questo significa che quando pubblico e privato collaborano funziona. L'Ecomuseo non è la panacea universale ma può essere uno strumento per valorizzare e conservare il nostro territorio, non a caso il Ministero delle politiche agricole e la Rete rurale nazionale hanno scelto la Valdaso e le sue aziende per organizzarvi la formazione del Rural Camp (con 46 studenti provenienti da 8 istituti agrari di tutta Italia) che hanno incontrato aziende e imprenditori".
I prossimi obiettivi? "Coinvolgere i comuni mancanti e fare attività costante di monitoraggio dei bandi in uscita ai quali partecipare da qui in avanti".
Serena Murri