Superare il dolore

DALLE MACERIE, IL FIORE DELLA SPERANZA

In questi giorni di autunno triste per la nostra terra, con il terremoto che fa sentire la sua voce e la sua terribile forza, parlarne è veramente molto difficile. È vero, non si piangono morti nel nostro territorio, e questa è molto più di una magra consolazione, perché aggiungere il lutto alla devastazione sarebbe stato veramente insopportabile. Ma il disastro è qualche cosa che attanaglia il cuore, un devastante scenario di guerra, una distruzione che non può essere fermata nemmeno con la resa incondizionata, un martellamento continuo, incessante, implacabilmente efficiente nella sua opera. E in questo marasma di dolore, di emozioni forti dominate dalla paura, dove esce fuori il coraggio di non mollare, la voglia di pensare a ricostruire quando ancora molto sta crollando, nascono anche i ragionamenti del nostro rapporto con la natura.

C'è chi sostiene che la natura ci punisce perché l'uomo non la rispetta e si vendica, una sorta di punizione esemplare che un padre implacabile mette in atto nei confronti di un figlio scapestrato. Francamente non mi piace pensare la questione in questi termini, la vita è qualche cosa di estremamente complesso in questo nostro mondo: sono vivi gli animali, gli uomini, le piante e, a modo loro, sono vive anche le rocce. Noi uomini siamo convinti che la vita sia antropocentrica e che tutto ruoti intorno a noi, peccato che questa convinzione la diamo per certa solo noi: rocce, sottosuolo, vulcani e compagnia cantando, non pensandola così, si comportano in modo per noi del tutto irrazionale. Ma queste sono le dure regole e come dicevano i latini “Ubi maior... minor cessat”. Non c'è nessuna colpa dell'uomo se la terra trema, non dobbiamo scontare nulla. La terra fa quello che fa con estrema indifferenza, a noi sta la capacità di prevenire e di evitare catastrofi che con l'attenzione e la conoscenza necessarie possono essere evitate. È un po’ come la corrente elettrica: è utilissima nella vita di tutti i giorni, ma bisogna sapere ed evitare di andare a mettere le dita dentro i fori della spina.

Ora le nostre bellissime montagne sovrastano un sottosuolo che si sta spaccando, non è una cosa nuova, non a caso erano la casa della Sibilla: un sottosuolo vivo e vitale che incuteva fin dall'antichità timore e rispetto. C'era stato un lungo periodo di sonno poi tutto si è rimesso in moto in questi giorni: è il ciclo della natura. Ma come ogni cosa, anche la più brutta come il terremoto il suo lato positivo, da cui trarre insegnamento, ce l'ha: in un mondo incentrato sul guadagno, sull'idolatria dei soldi, sulla sopraffazione dei deboli, sul non rispetto per gli ultimi, ha riportato a livello la situazione. La paura è paura per tutti, e la solidarietà spontanea che ogni tanto ricomincia a fare capolino è il vero fiore che spunta dalle rovine. Saper vedere questo è il primo passo per ricominciare la vita.


Daniele Maiani



IL DOVERE DI RIMANERE VICINI

Porto Sant'Elpidio si è trasformata in cabina di regia dove si trova il Centro di Coordinamento della Protezione Civile e dove si trova il centro d'accoglienza più grande, presso l'Holiday Village, di Daniele Gatti. Il responsabile del coordinamento, Filippo Berdini ha dichiarato che si sta creando una rete capillare di distribuzione dei beni di prima necessità lungo la costa da parte del Dipartimento della Regione Marche e il Dipartimento Nazionale della Protezione Civile. I beni di prima necessità devono passare per il centro di raccolta di Porto Sant'Elpidio, i volontari della Protezione Civile sono in attesa di direttive per mettere a disposizione il materiale di tutti gli ospiti sulla costa ma prima devono finire le registrazioni.

Per ora è difficile fare programmi, almeno finché le scosse non si placano, ad oggi si stanno ancora svolgendo le registrazioni (3 novembre) perché all'inizio molte persone non volevano lasciare la propria casa, ma ora complice il meteo e il susseguirsi di altre scosse, continuano gli arrivi al centro di smistamento elpidiense. Vista la criticità della situazione, i tempi di risposta all'emergenza sono stati sicuramente brevi. Berdini ha spiegato che non sanno quante altre persone arriveranno ne dove le manderanno, di certo si sa che tutti quelli che arrivano devono passare per il centro di registrazione del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile all'interno dell'Holiday. Viveri e generi alimentari non servono per le persone collocate in alberghi e residence che hanno vitto e alloggio, non serve abbigliamento usato. Serve: igiene personale, intimo per bambino, uomo/donna, abbigliamento nuovo, candeggina disinfettanti e pulizia della casa, impermeabili e ombrelli, materiale didattico per i bambini delle scuole.

Tre sono i centri di accoglienza a Lido di Fermo. All'Hotel Lido, dal 28 ottobre, sono arrivate persone dall'entroterra maceratese, Camerino, Pievebovigliana. Si tratta per lo più di nuclei familiari per i quali sono state messe a disposizione una ventina di camere, una decina i bambini, per i quali è stata messa a disposizione una sala per i giochi da tavolo. All'Hotel Eden 20 le camere messe a disposizione, ci sono principalmente adulti che raccontano di crepe e case inagibili, molti fanno ancora avanti e indietro per le bestie da accudire. Provengono da Camerino, Castelsantangelo sul Nera, Visso, Ussita e molti di loro tornano solo per dormire. M.G.S. che si trova lì con le tre figlie e la nonna novantaduenne intenta a fare un solitario, parla di paesi chiusi. "Qui ci coccolano proprio, è come stare in vacanza solo che di solito quando la vacanza finisce riprendi la tua vita normale, qua no. Le case letteralmente scoppiate e paese finito, le case che avevano retto ad agosto non ora non ci sono più".

L'Hotel Charly è quello che ne accoglie un numero maggiore e che ha annullato tutte le prenotazioni, le conferenze religiose, le gite scolastiche, i gruppi di turisti mettendo a disposizione 60 camere dalla mezzanotte del 28 ottobre, per persone che vengono da Visso, Ussita, Camerino. La titolare ha già annunciato: "Nessun problema se si trattasse di prolungare anche durante la stagione estiva, abbiamo preso questo impegno lo porteremo avanti fino in fondo, non ne facciamo una questione di business. Come in una grande famiglia. Si cerca di dare serenità." Alcuni di loro sono automuniti, soprattutto chi ha un lavoro fa ancora avanti e indietro tutti i giorni, con il servizio di bus navetta. L'Amministrazione comunale ha promesso che si occuperà di organizzare l'animazione e l'inserimento dei bambini nelle scuole. Per le prescrizioni di medicinali si rivolgono ai medici di base o alla guardia medica.

Tre i centri di accoglienza anche a Porto San Giorgio. Mentre il Caminetto ospita solo una famiglia di tre persone di Camerino, arrivata il 31 ottobre, all'albergo Garden, già a disposizione dal terremoto di Amatrice, ospita persone che per due terzi sono provenienti da Muccia, i restanti da Camerino i primi sono arrivati giovedì scorso. Il titolare è fiducioso che la situazione si risolva prima della primavera. Ci sono bambini, anziani, qualcuno sulla sedia a rotelle. Dove abitano loro è zona rossa, non sanno quando potranno rientrare. Due signore adulte sulla cinquantina, avevano un'agenzia di viaggi a Camerino che non sanno in quali condizioni sia, mentre tutte le prenotazioni di viaggi sono state annullate. Al Timone ci sono una cinquantina le persone, provenienti da Muccia, Pieve Torina, Camerino, impegnate almeno 30 camere.

Le strutture messe a disposizione a Marina Palmense sono: Gemma, Jonny, Crirò, Girasole, Spinnaker. Al residence Crirò dal 30 ottobre è arrivata gente da Camerino, Muccia, Castelsantangelo sul Nera e Pievebovigliana. Il residence ha messo a disposizione 5 dei 12 appartamenti avendo la ristorazione interna. Al Camping Girasole, inizialmente avevano aperto su richiesta di alcuni clienti, poi hanno proseguito l'apertura e hanno accolto gente da Tolentino, San Severino Marche, Bolognola, Macerata. A disposizione ci sono bungalow e case mobili, provvedono per 500 pasti la giorno, hanno organizzato l'animazione per due volte a settimana, c'è anche un sistema didattico interno grazie alla presenza di docenti. Per tutti i gestori resta il problema di capire le tempistiche, i flussi e quando verranno finanziati dalle istituzioni non c'è ancora una convenzione formale.

Allo Spinnaker ci sono persone da Macerata, Camerino, Pievebovigliana e Tolentino, ospitati nelle case mobili. Molti si trovano lì in attesa che vengano fatti i sopralluoghi nelle loro case, il titolare prevede che tra un mese il numero dovrebbe calare, e non nasconde preoccupazione per la stagione estiva sostennendo che prolungare l'accoglienza comprometterebbe il mercato tradizionale. Nel frattempo ha messo a disposizione tutto il suo villaggio, riaprendo gli impianti sportivi, il bar, il centro benessere diventato parrucchieria per l'occasione, il bancomat è funzionante e si sta organizzando un servizio di bus navetta per Porto San Giorgio.


Serena Murri



UN PIANO PER UNA MAGGIORE SICUREZZA DEGLI EDIFICI PUBBLICI

Non immaginava di chiudere il suo mandato come presidente della Provincia affrontando una situazione così drammatica e complessa. Ma sin dalle scosse del 24 agosto scorso, Aronne Perugini, insieme ai consiglieri e al personale dell'Ente, ha giocato un ruolo fondamentale supportando le Amministrazioni comunali duramente colpite da una imponente (per numero e per intensità) sequenza di terremoti.

Perugini, nonostante il quadro sia costantemente in evoluzione, proviamo a fare il punto per quanto concerne il Fermano. “Mentre il 24 agosto eravamo stati colpiti e i danni maggiori erano limitati a pochi Comuni, come Amandola e Montefortino, i fenomeni successivi del 26 e del 30 ottobre hanno interessato quasi l'intera provincia. Non tutto il territorio è stato colpito alla stessa maniera, ma dando un dato complessivo parliamo ad oggi di oltre 2.000 sfollati. Abbiamo Comuni con situazioni molto critiche, come Monsampietro Morico, Falerone, Santa Vittoria in Matenano e Montelparo”.

La Provincia si è fatta subito portavoce delle istanze di ogni singola comunità. “Nell'immediatezza ho lanciato anche un appello perché venisse tenuto in considerazione il Fermano nella sua interezza, non per criticare qualcuno ma perché il rischio è che come l'altra volta tutta l'attenzione si è concentrata su Amatrice, oggi arrivi a concentrarsi sui Comuni del Maceratese, che sono sicuramente i più colpiti. Purtroppo, però, queste ulteriori scosse hanno compromesso anche noi in maniera seria”.

Qual è lo stato delle strutture pubbliche? “Basti dire che ci sono almeno sei municipi inagibili e anche per quanto riguarda le scuole, dove all'inizio la situazione sembrava essere sotto controllo, oggi riscontriamo forti criticità. Per le Superiori abbiamo problemi al Classico di Fermo, che sarà chiuso e sul quale faremo una somma urgenza. All'Iti dovremmo chiudere alcune classi che dovranno essere riassorbite, poi faremo somme urgenze anche all'Ipsia di Fermo e ad Amandola. Ci sono poi le molteplici zone rosse nei centri storici dei nostri Comuni, che mostrano chiaramente i segni”.

Fondamentale sarà il lavoro sviluppato con la Regione. “Durante la sua recente visita, il presidente Ceriscioli ci ha rassicurato sia sullo snellimento di tutte le procedure tramite il nuovo decreto legge, completamente rivisto rispetto all'altro con un superamento della questione cratere, sia sulle risorse disponibili per somme urgenze, prime abitazioni e interventi sugli edifici pubblici. Il problema, però, è che ad ogni scossa dobbiamo ricominciare da capo, dobbiamo rifare i controlli. Ad esempio, i 22 mila sopralluoghi sui 76 mila complessivi molto probabilmente dovranno essere rifatti”.

Che insegnamento lascia questa fase? “Questa riflessione dovrà essere aperta passata la fase emergenziale, ma sicuramente la prima cosa che ci dice è che gli edifici pubblici, che dovrebbero essere nevralgici, i luoghi da cui ripartire per affrontare un'emergenza, non possono essere i primi a venire danneggiati. Faccio riferimento non solo alle scuole, ma anche ai municipi. Dovrà essere fatto un piano per rendere sicure queste strutture, così come quelle che prestano assistenza sanitaria. Il secondo punto è che dovranno esserci nuovi piani di Protezione Civile adeguati ad una situazione come questa, con un'emergenza continua e che si protrae nel tempo. Questo ha cambiato radicalmente lo scenario ed è proprio il motivo per il quale occorre ragionare in maniera diversa. Dobbiamo cercare di fare rete e vedo anche su questo una prospettiva per l'Ente di Area Vasta, che dovrà essere anche nell'emergenza una struttura di supporto ai Comuni, soprattutto ai più piccoli che non hanno personale in quantità sufficiente”.


Andrea Braconi



COME TORNARE AD ABITARE SENZA PAURA

Può l'uomo vivere senza natura? Di certo sappiamo che la natura può vivere senza uomo; la sua energia, i suoi ritmi sono capaci di generare vita indipendentemente dall'essere umano. Imparare e convivere con essa in maniera etica, consapevole e senza per forza ricorrere alla distruzione, è possibile. È l'incipit di una riflessione dell'architetto Isabella Cocci della arch.Officina che, insieme alla collega Sara Campanelli, sarà tra le protagoniste del convegno “Ritorno al futuro. Abitare, costruire, Rigenerare con e secondo natura”, con un intervento intitolato “Costruire con la terra cruda, sperimentazioni e architetture”.

L'iniziativa è in programma domenica 13 novembre, alle ore 15.30 al Fermo Forum, nell'ambito della fiera sull'edilizia “RiAbita”. “Il nostro stimolo - spiega la Cocci al Corriere News - vuole essere quello di ritornare ad osservare, a studiare le risorse ambientali, gli agenti atmosferici prima di edificare la terra, è uno dovere di noi progettisti. Ripartendo dall'esperienza dei nostri predecessori, dei nostri nonni, del 'saper fare bene' che ci ha contraddistinto per secoli, possiamo rigenerare e tornare ad abitare i luoghi non avendo più paura della natura e della terra che trema. Dobbiamo imparare nuovamente ad ascoltarla e a fare tesoro di ciò che essa è capace di donarci in maniera gratuita e senza pretese”.

Al centro del loro intervento ci sarà la scelta etica dell’utilizzo dei materiali edili naturali per la costruzione, che la Cocci definisce la risposta alle nostre paure. “Il legno, la calce, la canapa, la lana di pecora, il bambù, la terra e la paglia sono alcuni dei materiali che proponiamo dopo aver eseguito ricerche e studi per un ritorno al futuro; materiali dalle grandi prestazioni strutturali, energetiche e capaci di garantire durabilità e resistenza. Insomma, la natura chiama la natura”.

Per la Scuola di Architettura e Design “E.Vittoria” UNICAM parteciperanno Maria Federica Ottone (“Utilizzo dei materiali edili naturali in architettura e nel design”) e Carlo Santulli (“Abitare sano con e secondo natura. Case in legno e paglia”), cui faranno seguito gli interventi di Stefan Pollak (AK0 architettura a kilometro zero, Roma / “Autocostruzione familiare, una via possibile”), Laura Pommella (ARIAfamiliare Associazione Rete Italiana Autocostruzione familiare / “Sogni e bisogni di un committente”), Sauro Pari (Cantiere in autocostruzione Rimini / “L’utilizzo della canapa sativa in bioedilizia”), Mariaelena Alessandrini (Edilcanapa / “Architetti in azione fermiRestando in epicentro”) e Valeriano Vallesi (presidente Ordine architetti PPC Ascoli Piceno).


Andrea Braconi



UN PATRIMONIO DA SALVARE

Qualcuno l’ha definito “il terremoto delle chiese” per la grande quantità di edifici religiosi crollati o seriamente danneggiati. Quello che è certo e che, oltre alle case, sono i beni culturali quelli che stanno avendo la peggio a causa susseguirsi ininterrotto di scosse iniziate ad agosto. Un patrimonio inestimabile che rischia di scomparire per sempre, se non tutelato in modo adeguato. “La situazione è drammatica – dice Daniela Tisi, direttrice della Rete Museale dei Sibillini – i nostri musei sono quasi tutti inagibili o inaccessibili. Quello di Monte Rinaldo è a rischio crollo, i centri storici di San Ginesio, sede del museo e della pinacoteca Gentili, e di Montefortino, dove si trova la pinacoteca Duranti, sono stati dichiarati zone rosse e non sappiano quello che troveremo una volta che riusciremo ad entrare. Al 2 novembre l’unico museo aperto è quello dei fossili e dei minerali di Montefalcone Appennino”.

La situazione, già critica dopo il sisma del 24 agosto, si è ulteriormente aggravata. In un primo momento si era pensato di mantenere le opere all’interno delle loro sedi, mettendole in sicurezza per poi passare a restaurarle quando fosse stato possibile. Il proseguire delle scosse ha però reso impraticabile questa opzione. Si è così deciso di spostarle in un luogo sicuro. “Insieme alla Regione e alla Soprintendenza – spiega Tisi – ci stiamo organizzando per spostare i beni a rischio. Saranno portati in un deposito ad Osimo e, dopo la fine della mostra di Vittorio Sgarbi, organizzeremo un’esposizione temporanea per rendere queste opere di nuovo fruibili, in attesa di poterle riportare il prima possibile nelle loro sedi originarie”.

Un lavoro imponente, per il quale serve manodopera esperta. “Un problema serio che dobbiamo affrontare – dice la direttrice della Rete Museale – è la carenza di personale volontario per il recupero dei beni. Servirebbero storici dell’arte, restauratori e operatori dei beni culturali che si mettessero volontariamente a disposizione per gestire questa difficile situazione. Stiamo anche chiedendo con forza l’attivazione di un’unità di crisi”. Come per chi, a causa del terremoto, è rimasto senza niente, anche per i beni culturali è scattata una gara di solidarietà e diversi musei regionali e nazionali si stanno attivando per contribuire al restauro delle opere danneggiate.


Francesca Pasquali



AGRICOLTURA, UN SETTORE PIEGATO DAL SISMA

Il punto della Regione Marche - Oltre l’80% delle strutture agricole e zootecniche delle zone terremotate marchigiane, controllate delle dieci squadre regionali al lavoro, presenta danni apparenti, che andranno certificati poi dai tecnici abilitati AeDes. Il dato non è definitivo, ci sono ancora verifiche in corso e appare evidente che il quadro complessivo delle devastazioni possa risultare maggiore. I dati sono stati riferiti dalla vicepresidente e assessore regionale all’Agricoltura, Anna Casini che - al servizio decentrato Agricoltura di Macerata - ha riunito i componenti del Tavolo politico strategico del settore agricolo. Una riunione operativa per gestire le criticità a seguito del terremoto e per programmare il futuro.

Alla riunione erano presenti i rappresentanti di Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, Agci Marche, Legacoop Marche, Unici Marche, Confcooperative e Uecoop. “Abbiamo le risorse per ripartire, non svendiamo il bestiame a chi non si fa scrupoli di lucrare su un’emergenza. Tutto sarà ripristinato e l’entroterra non verrà abbandonato”, ha detto l’assessore. La priorità segnalata è quella di provvedere, nel minor tempo possibile, a installare stalle provvisorie e abitazioni per gli allevatori: “Il territorio non va abbandonato - ha ribadito Casini - perché senza una ripresa economica delle attività tradizionali dell’entroterra, le aree montane non potranno ripartire e perderanno la propria identità. La Regione aiuterà tutte le aziende coinvolte dal sisma a superare i disagi della fase di emergenza e inizieremo subito la ricostruzione”.

L’assessore ha anche invitato le associazioni a produrre proposte per costruire la strategia delle aree interne che, ha affermato, “attueremo con i circa quarantacinque milioni di euro che la Regione ha a disposizione, grazie al fondo di rotazione con il quale il Governo finanzierà il 17% di cofinanziamento del Psr (Programma di sviluppo rurale)”.

Coldiretti: bene 400 euro a mucca, con scosse -30% di latte - Parlando di danni al comparto agricolo va sicuramente evidenziato che, per effetto delle 22.700 scosse che stressano gli animali dal 24 agosto la produzione di latte negli allevamenti delle aree terremotate è crollata del 30% mentre sono aumentati i costi gestione nelle stalle distrutte, inagibili o lesionate e quelli per la consegna del latte a causa delle strade dissestate ma crescono anche i rischi per mandrie e greggi senza più ricoveri di essere preda di animali selvatici e lupi o degli sciacalli.

A sottolinearlo è la Coldiretti Marche nell’esprimere apprezzamento per il provvedimento varato dal Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina che prevede la copertura del mancato reddito delle imprese di allevamento con un aiuto, per gli animali allevati dalle pecore ai bovini, di 400 euro a capo con l’aumento degli stanziamenti da 1 a 10 milioni per gli allevatori colpiti, nonché anticipi sui contributi europei per far fronte alle esigenze di liquidità mentre verranno raddoppiate le 200 stalle mobili ed i 70 moduli abitativi previsti dai bandi regionali in dirittura di arrivo. Ora occorre vincere insieme la battaglia contro la burocrazia per fare in modo che gli aiuti arrivino al più presto ad agricoltori ed allevatori che rischiano di chiudere per sempre se non si creano le condizioni per restare sul posto, garantendo vivibilità e operatività per accudire il bestiame e dare continuità alle attività produttive.

Serve una corsa contro il tempo per dare la possibilità agli allevatori di stare vicino ai propri animali con container, roulotte o moduli abitativi ma servono anche ricoveri sicuri per il bestiame con stalle, fienili e casolari lesionati, distrutti o inagibili. Gli animali, sottolinea la Coldiretti, sono particolarmente sensibili ai cambiamenti ambientali che creano in loro uno stato agitazione con conseguenza riduzione della produzione di latte in mucche e pecore che rappresentano la spina dorsale dell’attività di allevamento nelle zone colpite dal sisma.



UNA STORIA PARTE DI UN'EVOLUZIONE NATURALE

Con Pietro Paolo Pierantoni, ricercatore della sezione di Geologia dell'Università di Camerino, c'eravamo incontrati lo scorso 16 ottobre al Rifugio del Fargno, ad oltre 1.800 metri di altezza. Attraverso alcune slides di un lavoro fatto nel 2013 (recentemente ripreso dall'INGV), mi aveva raccontato una storia geologica, quella dei Sibillini, datata circa 200 milioni di anni fa. A distanza di qualche settimana - e con tre forti scosse che hanno mutato radicalmente il quadro post 24 agosto - Pierantoni continua la propria attività di geologo nell'area, nonostante viva, come tantissimi cittadini, la condizione di sfollato. La sua casa, infatti, è all'interno della zona rossa di Camerino e questo l'ha costretto a trasferirsi a Corridonia.

Lo ritrovo dopo un sopralluogo a Castelluccio, uno dei simboli di questa drammatica fase. “Tutte le strade per arrivare qui sono chiuse, entra solo gente autorizzata ed è molto pericoloso andare in giro, sia per le rocce presenti lungo le varie arterie sia per le continue frane. Ci vorranno settimane per riavere una viabilità più o meno normale, ma oggi va detto chiaramente che non si può andare in quelle zone. L'evoluzione di questa situazione è in termini di mesi, non di settimane”.

Che tipo di fenomeno stiamo vivendo? “È un qualcosa che è già stato vissuto negli ultimi 2 milioni di anni. La storia geologica più recente dell'Appennino è fatta di situazioni come questa. Ogni 200/250 anni si ripete una sequenza di eventi sismici. Tra 1703 e 1799 tra Colfiorito, Norcia, L'Aquila e Sulmona c'è stata una serie di sequenze come quelle che dal 1979 a Norcia stiamo vivendo. Abbiamo avuto Colfiorito nel 1997, L'Aquila nel 2009, per arrivare ad oggi. Sono eventi che fanno parte di quel gruppo di terremoti che, con una certa ciclicità, si ripetono nell'area appenninica. È un periodo che esorto tutti a non perdere la testa e non inseguire migliaia di ipotesi che si trovano in rete o in altri mezzi di comunicazione. Chi non sa che questa è una storia che fa parte di un'evoluzione naturale da millenni, lo associa a quanto di più disparato e fantasioso”.

In questi casi, la figura del geologo diviene strategica anche sotto il profilo comunicativo. “Il geologo quando va sul terreno vede e osserva le faglie, una superficie abbastanza liscia lungo la quale scorre un blocco roccioso. Tutte quelle che si stanno riattivando sono nella carta che nel 2013 avevo rappresentato. Hanno una storia abbastanza lunga e da quelle informazioni capisci quanti movimenti ci sono stati e per quanti metri. Ma noi, ovviamente, andiamo molto più indietro rispetto agli anni '70”.

Basandovi sempre su dati storici. “Utilizziamo il dato storico che ci viene dato, soprattutto nelle nostre aree, dagli archivi della Curia. Fermo, come altre realtà, ha una documentazione storica importante. In base a questi testi, si ricavano le informazioni geologiche. Per tempi più lontani c'è il documento geologico vero e proprio che è la faglia”.

Ma queste informazioni, una volta messe insieme, non possono dare una previsione. “Lo studio geologico ti dice che in una determinata area ci sono molte faglie che possono dare terremoti. Alcune lo hanno fatto, altre no ma potrebbero provocarli. Quando? Non abbiamo la sfera di cristallo, ma possiamo dire che con un certa ciclicità questi processi si ripetono. Noi ci siamo dentro da una trentina di anni. È finito? Ci sono altre faglie che potrebbero provocare terremoti, quindi è bene rimanere in allerta”.

Questione magnitudo. “Anche qui si sentono sparare cose assurde. La magnitudo viene misurata in diversi modi. L'INGV usa dei metodi di calcolo, li dichiara ed i dati sono quelli, compatibili con tutti gli altri calcoli che vengono fatti. Faccio l'esempio di una zona dove non c'è stato un terremoto forte: si studia la geologia dell'area ed in base alle misure e alle dimensioni delle faglie si fanno delle ipotesi, che vengono sempre confermate e rispettate. Quando sento parlare di terremoto di magnitudo 7.5 sull'Appennino, quando storicamente non c'è stato mai, per me significa fare terrorismo psicologico”.

Cosa si può dire alle comunità così duramente interessate da questi eventi sismici? “Ripeto quanto detto in questi giorni in mezzo alla gente, con la quale da sfollato condivido la necessità di recuperare le cose personali. A Colfiorito la sequenza è iniziata a settembre 1997 ed è finita ad aprile 1998 con una magnitudo superiore a 5. A L'Aquila è iniziata ad aprile 2009 ed è finita a settembre dello stesso anno. Il messaggio, quindi, è chiaro: sono sequenze che durano mesi ed il periodo di attenzione deve essere questo. Se tra una settimana non c'è più un terremoto non significa che è finita. Ce lo dicono i documenti storici, perciò, senza cadere inutilmente nel panico, dobbiamo tenere la soglia di attenzione alta”.


Andrea Braconi



AIUTARE I BAMBINI DOPO L'ESPERIENZA DEL SISMA

Le Marche hanno indubbiamente pagato il prezzo maggiore, in occasione del secondo sciame sismico. Il Fermano ha subito danni (la Sala degli Stemmi a Fermo, l'ospedale di Amandola, la chiesa di Santa Chiara a Montegiorgio sono solo alcuni esempi), evacuazioni (come quella dei centri storici di Falerone e Monsampietro Morico), ma ha anche dato prova di grande solidarietà accogliendo gli sfollati nei camping e alberghi del litorale come a Porto Sant'Elpidio, Porto San Giorgio, Lido di Fermo e Marina Palmense. Tra questi diversi sono bambini, sui quali un evento traumatico come il terremoto ha un impatto particolarmente forte.

A tal proposito, Telefono Azzurro ha diffuso un vademecum diretto ai genitori. “È normale, in queste situazioni, - fanno sapere dall'Associazione - provare paura intensa, senso di impotenza, di angoscia, di confusione che possono però scomparire in breve tempo, grazie anche al supporto e alla vicinanza di persone affettivamente importanti. Primi fra tutti i genitori. A volte basta davvero poco per stare al fianco dei bambini: piccoli gesti per aiutarli a gestire situazioni traumatiche e ad affrontare, per esempio, la paura di dormire un’altra notte fuori casa”.

I principali consigli forniti sono: trovare il tempo e la tranquillità necessari per stare insieme ai figli e parlare con loro; ascoltare le loro domande, anche se ripetitive e insistenti, e rispondere con sincerità; evitate il più possibile di mostrare ansia e preoccupazioni; scegliere parole semplici e utilizzare esempi concreti e comprensibili per spiegare quello che sta succedendo; rispettare le emozioni e le paure dei bambini, anche se possono sembrare eccessive o irrazionali; evitate che i bambini siano esposti a situazioni che ricordino loro l’evento traumatico vissuto, come esporli a dolorose immagini televisive; prestare attenzione sul modo in cui l'ansia può manifestarsi nei bambini: mal di testa o mal di pancia ricorrenti, senza che sia identificata alcuna causa organica, posso essere sintomi del trauma.

Se il bambino ha meno di sei anni, Telefono Azzurro consiglia di evitare separazioni, a meno che non sia strettamente necessario, di mostrarsi tranquilli e leggere loro fiabe, ascoltare musica, passeggiare e giocare con loro. Per ciò che riguarda i bambini della scuola primaria, si invita ad aiutarli a dare un nome alle emozioni, per definirle e gestirle, facendo loro capire che è normale essere tristi e arrabbiati. È necessario farli sentire importanti nella gestione delle prime ore dopo il sisma e nel processo di ritorno alla normalità, valorizzando il loro aiuto e capacità. Inoltre, viene consigliato di rivolgersi a un esperto qualora si verifichino comportamenti aggressivi o autodistruttivi.

L'associazione mette a disposizione dei bambini, ma anche dei genitori, un'assistenza telefonica: il numero 114, dedicato all'emergenza ogni volta che piccoli o ragazzi adolescenti sono in pericolo, l'1.96.96 e la chat (www.azzurro.it/chat).


Silvia Ilari

Ultima modifica il Martedì, 08 Novembre 2016 11:55

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