In cerca di futuro

LEZIONI DI ECONOMIA... DOMESTICA

Quando si parla di economia e territorio, confesso, mi trovo in difficoltà. Sarà perché fin dai lontani tempi universitari la trovavo una materia ostica, sarà perché a me le statistiche e le previsioni si rifiutano di parlare, ma proprio è più forte di me e, suppongo, la stessa sensazione la proverà un sacco di gente, bombardata dai media da dati e tabelle spesso oscure e allarmistiche o tranquillizzanti, a seconda dei punti di vista di analisti ottimisti o ingenui ad oltranza o degli imbonitori di regime. Per quanto mi riguarda, e non sono il solo, devo dire che lo stesso effetto me lo fa l'elettronica, ma da quest'ultima sono comunque affascinato, perché mi piacerebbe moltissimo poter capire di transistor, diodi e ammennicoli annessi. Ma per quanto riguarda l’economia, oggi come non mai si ha la sensazione di addentrarsi in un territorio minato e in balia dell’alea dello scoppio improvviso, ma poiché necesse est parlarne, come disse Garibaldi: “Obbedisco”.

Perché l’argomento va a toccare corde necessariamente ansiogene, dati i tempi: come tutti sapete, da un po’ di anni a questa parte, non è che le cose vadano bene per quello che riguarda i soldi. Sia per quelli che vengono guadagnati (pochi per i più) sia per quelli che vengono spesi (tanti, sempre per i più). Situazione schizofrenica che i politici si ostinano a chiamare “congiuntura sfavorevole”, ma la cui traduzione in italiano lessicale dovrebbe essere “stiamo raschiando il fondo del barile”. Perché, oltre al “fattivo” aiuto ai lavoratori e agli imprenditori, elargito con sforzo diuturno e costante con parole, esortazioni, frasi roboanti (false come Giuda) che annunciano di una ripresa imminente che proprio non riusciamo a vedere, lo Stato adotta un altro sistema di “aiuto”, meno efficace del primo, ma pur sempre rimarchevole: quello del mantenimento di una pressione fiscale al limite dell'irragionevole e del perverso, con non velate tendenze all'aumento.

È ovvio che anche nei nostri amati lidi la popolazione, che di politica ed economia come ben si sa ne capisce poco o niente, trasuda un filino di scontentezza per questo andazzo di cose; scontentezza mista a rabbia quando ci si rende conto che, per quanti sforzi si possano fare, i conti in rosso restano, granitici e malevoli come l’occhio del semaforo allo stop: suicidi a raffica docent. Non sono disposti alla leggiadria gli imprenditori che adesso (tardi) capiscono che razza di cetriolo vola ad altezza glutei, a causa della globalizzazione dei mercati: tanto amata perché ai miopi faceva balenare l’illusione di guadagni facili. Adesso provate a produrre voi qui, ai costi di chi il welfare non sa neppure cosa significhi! Ma non brillano per allegrezza nemmeno i lavoratori dipendenti in base al principio, mai morto, che se l’economia va male la prima cosa che deve subire tagli è il costo e il numero dei dipendenti (tranne nelle Pubbliche Amministrazioni o nelle Aule che contano, ovvio).

Ora, in questa situazione che ha tutta l'aria di una tragedia, c'è sempre un gruppo di allegroni spensierati, pagati profumatamente da noi che, zuzzurelloni, continuano a dire che tutto questo non è vero, che si vive bene, perché i ristoranti sono pieni il sabato sera e poi girano tante macchine e la gente va in vacanza (vi ricorda qualcosa…?). Insomma, come dire, in pratica: vi vogliamo vedere felici… mentre morite di fame. Ma gli italiani, e i marchigiani in particolare, sono gente tosta, di quelli che si inventano la vita e dunque un lavoro e, in un modo o nell'altro, il pane lo portano a casa, e pazienza per il companatico. Se non funziona più la calzatura, mercato duro oramai, si prova con il turismo o l'accoglienza e se un domani anche questo non funzionerà più ci si inventerà qualche cosa d'altro. Statistiche o no, domani il sole continua a sorgere e tramontare e l'acqua a passare sotto i ponti, e a quelli che raccontano bugie ai poveri cristi si allungherà il naso e passerà il sorriso: perché, dai e dai, poi alla fine la gente si… arrabbia.


Daniele Maiani



LA CRISI NON MOLLA, MANIFATTURIERO ANCORA IN DIFFICOLTA'

Tra i primi di settembre e i primi di ottobre, in un mese, si sono giocati buona parte delle commesse del prossimo anno. Lo sanno bene gli imprenditori del calzaturiero che il buon esito di Micam e Obuv – le più importanti fiere di settore – sono determinanti per il loro futuro lavorativo. Un futuro che, stando all’esito delle suddette fiere, non sembra roseo. “Il trend, ormai da diversi anni, è negativo”, dice il presidente della Cna di Fermo Paolo Silenzi. “Le imprese vivono una situazione di stallo che non permette loro di riconquistare quote di mercato e commesse. E’ tutto il sistema fiera, intesa come punto d’incontro tra domanda e offerta, ad essere ormai sottotono. Se fino a qualche anno fa il 70% del fatturato arrivava dalle fiere e solo il 30% dalla rete commerciale, oggi accade il contrario”.

Che cosa non funziona più del sistema fiera? “La digitalizzazione ha fatto la differenza. Fin quando non esistevano tutti i mezzi di cui disponiamo oggi, i buyers erano più propensi a percorrere anche lunghe distanze per vedere di persona le novità e avere sottomano qualcosa di esclusivo e non alla portata di tutti. Oggi non è più così: stiamo andando verso una sempre maggiore digitalizzazione. Il web svolge un ruolo fondamentale nelle ricerche di mercato. I clienti viaggiano meno e, quando lo fanno, vanno alla ricerca di quei prodotti che hanno visto attraverso le piattaforme digitali”.

Essere presenti e rintracciabili sul web però non basta. “Bisogna fare i conti con le congiunture economiche negative che il mercato riserva in certi periodi. Per il settore calzaturiero, il mercato russo è stato per molto tempo trainante. La svalutazione del rublo, dovuta alle sanzioni che l’Europa impone alla Russai, sta determinando uno stallo. Nel frattempo, mercanti emergenti come la Turchia stanno approfittando di questa situazione. I buyers russi vanno alla ricerca di prodotti più appetibili e la manifattura turca prolifera”.

L’economia locale è fatta quasi esclusivamente di aziende piccole e piccolissime. Riusciranno a sopravvivere? “Il 95% delle partite Iva del Paese hanno meno di dieci lavoratori. Quella del Fermano è perciò una situazione molto simile a quella del resto d’Italia e il comportato manifatturiero vive le stesse difficoltà di tutti gli altri. Per questo, per migliorare le cose è necessaria una manovra che parta dal Governo centrale. Che l’economia italiana sia in una fase di deterioramento lo si vede anche dal fatto che in questi giorni si stanno rivedendo al ribasso tutte le stime sul Pil, il Prodotto interno lordo”.

Come dovrebbe intervenire il Governo? “Dovrebbe sostenere e supportare le imprese nel processo di internazionalizzazione. Da parte loro, le imprese dovranno essere pronte e in grado di viaggiare sulle reti digitali. Il Governo dovrà aiutare le imprese a far conoscere e promuovere, con politiche giuste e mirate, i loro prodotti all’estero. Per fare questo non servono defiscalizzazione e sussidi, ma un supporto concreto. Lo Stato deve rendere le imprese competitive per lo meno nei confronti degli altri distretti manifatturieri d’Europa. Se in Italia il costo del lavoro è doppio rispetto a quello di altri Paesi europei, è ovvio che i clienti che decideranno di investire in commesse lo faranno nei mercati più convenienti. Il costo del lavoro in Europa deve essere uguale in tutti i Paesi. Solo così si potrà sviluppare una sana competitività e non una concorrenza sleale”.


Francesca Pasquali



ESTATE 2016: AUMENTANO I TURISTI STRANIERI, MA L'ACCOGLIENZA E' DA MIGLIORARE

Estate 2016: aumentano i turisti stranieri, accoglienza da migliorare Il turismo è da sempre uno dei punti cardine dell’economia italiana, ma anche e soprattutto delle piccole provincie, come quella di Fermo. In fatto di economia turistica, pur in una congiuntura economica ancora difficile, la domanda interna della provincia fermana ha manifestato qualche timido segnale di risveglio. Il mercato, però, sembra essere ancora ben lontano dagli indici di redditività auspicati dagli albergatori e ristoratori dell'interno e della costa.

A confermare ciò le parole del segretario della Confcommercio di Fermo Basilio Giacomozzi: “In particolare, si registra un aumento di turisti stranieri, a dimostrazione che gli alberghi nel territorio italiano continuino ad essere apprezzati anche grazie ad un buon rapporto qualità-prezzo. Fattiva ed efficacie è stata la collaborazione su più fronti tra le amministrazioni di Fermo e Porto San Giorgio, cosa che ha permesso di riqualificare e rilanciare l'offerta turistica, accrescere lo sviluppo delle aree, migliorare l'efficienza nell'organizzazione e nella produzione di servizi con particolare riferimento alle opportunità di investimento”.

Del resto, come confermano i dati comunicati dal sindaco di Fermo Paolo Calcinaro e dal vice sindaco Francesco Trasatti, la stessa città capoluogo ha registrato 700 mila persone raggiunte della pagina Facebook Visit Fermo, nel periodo dicembre 2015 - agosto 2016; 17 mila brochure di eventi e cinquemila guide turistiche stampate. Grazie all'efficiente comunicazione, i visitatori nei musei, da gennaio ad agosto sono stati 67 mila, cifra molto più alta dei 39 mila del 2013. “Nonostante ciò – prosegue Giacomozzi – numerosi continuano ad essere i problemi che affliggono la periferia del lungomare sangiorgese e fermano, i quali fanno riferimento alle carenze strutturali della zona come l’illuminazione quasi inesistente”.

Promozione e comunicazione, accoglienza, innovazione a cui si aggiunge la riqualificazione delle strutture recettive: sono questi i capisaldi sui quali dover puntare per l'estate 2017. “Condivido le parole di Giacomozzi al 101% – ammette Riccardo Tarantini, presidente della Confcommercio e titolare dello chalet Delfino Verde di Porto San Giorgio – anche se modernizzare il lungomare non è cosa facile, soprattutto per via dello spettro della direttiva Bolkestein. Per quanto riguarda la stagione estiva 2016, invece, numerosi sono stati i turisti stranieri. L’andamento complessivo è stato buono anche se di breve durata, poiché le ferie si sono concentrate a Ferragosto e di conseguenza le presenze più corpose. C’è da dire che molti stabilimenti balneari sopravvivono grazie alla presenza dei giovani e, a tal proposito, rimarco ancora una volta l'importanza nel prestare maggiormente attenzione nell'attrezzare le spiagge libere delle minime strutture sportive, come i campi da beach volley, che permetteranno ai ragazzi di ritrovarsi assieme per trascorrere il tempo libero. Ciò vale per anche per gli anziani”.


Federica Balestrini



COLDIRETTI: PIU' VICINI (E PIU' RISORSE) ALLE NOSTRE AZIENDE

Un'analisi circostanziata dello stato del comparto agricolo richiederebbe tempi molto più lunghi di un'intervista. Perché le problematiche sono tante e perché le urgenze si sommano ad altre urgenze. È diretto Paolo Mazzoni, presidente della Coldiretti Ascoli Fermo, nello spiegare gli effetti di un'annata particolare e fortemente complessa. “Il clima di questo 2016 non ha favorito le produzioni ed è stato speso di più. Inoltre, si è aggiunto a questo il discorso dei prezzi, che sono ai minimi storici soprattutto per grano, latte e altre materie prime. Tutto questo è sottopagato, sotto i costi di produzione e porta le aziende a soffrire. Da noi c'è sì tanta vendita diretta, ma i numeri li fa chi produce materia prima. E sui prezzi che non vengono fatti dalle aziende, come ad esempio il grano, se te lo pagano 16 euro cosa vuoi fare?”.

Come Coldiretti che tipo di iniziative avete intrapreso per far fronte a questa situazione? “Coldiretti ha continuato e continua la sua battaglia sull'etichettatura obbligatoria per il grano, considerando che questa situazione dei prezzi è legata alla grande quantità di materia che proviene dall'estero. In sostanza, il prezzo non si fa più qui, non lo fa la borsa merci di Bologna ma quella di Detroit. Ma nel pacchetto complessivo il consumatore non riesce a capire se quella pasta viene fatta con grano canadese, italiano o magari di Chernobyl. Quindi, ci muoviamo esattamente come abbiamo fatto per il latte e per l'olio d'oliva, e ci sono buone prospettive che l'Europa riconosca quanto stiamo chiedendo. Il Ministro Martina è stato sollecitato e ha già messo disposizione circa 50 milioni, che sono pochi ma che sono comunque un inizio, destinati alla cerealicoltura italiana per aprire un tavolo di confronto e come ulteriore aiuto alle aziende”.

In un'annata così complicata, per la nostra area montana è arrivata anche la catastrofe legata al terremoto. Su questo avete fatto un lavoro molto intenso e costante sin dalle ore successive al sisma. “L'impegno della Coldiretti per quelle aree era partito già prima, indipendentemente dal dramma che c'è stato. Le risorse del PSR che la Regione ha dato, infatti, avevano una priorità per quella zona”.

E oggi cosa chiedete? “Che i soldi per sistemare non devono essere presi dal plafond che c'era prima, comunque già pochi e già destinati. Servono invece misure alternative e serve magari utilizzare fondi di altre Regioni che non vengono spesi. Serve soprattutto togliere quei centomila cavilli che ci sono, magari senza graduatoria o con una a parte, e serve far sistemare le strutture a chi ha subito danni. Aggiungo però che quello che abbiamo visto recandoci in zona è che le stalle non sono crollate perché non c'erano già più. Invece, ci sono giovani che vogliono investire in questo ambito e allora dobbiamo aiutarli, semplificando al massimo l'utilizzo delle risorse perché hanno bisogno, più di altri, di liquidità”.


Andrea Braconi



B&B, IL "FARE TURISMO" PASSA ANCHE DA QUI

Turismo e accoglienza si stanno rivelando fattori fondamentali per la valorizzazione, anche economica, del Fermano. I dati parlano chiaro: nei primi sei mesi del 2016 i viaggiatori stranieri nella nostra provincia sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, salendo a 14.000 presenze. Riuscire ad intercettare i flussi turistici è dunque la sfida del prossimo futuro. Turismo e accoglienza, dicevamo, dove “accogliere” significa legare il turista, magari occasionale, al luogo, alla gente, a tutto quell’insieme di colori, sensazioni, emozioni che il Fermano sa dare a chi ha la fortuna di visitarlo. Saper accogliere perché chi arriva dalle nostre parti per la prima volta sia incentivato a tornare e contemporaneamente metta in moto quel sistema di “tam tam pubblicitario” diretto o virtuale che contribuisce notevolmente ad affermare la nostra immagine turistica.

Grande importanza hanno dunque le strutture ricettive che possono e debbono essere messe in condizione di dare il massimo in termini di ospitalità e di servizi per favorire la crescita di un settore ormai nevralgico nel nostro futuro economico. E che il futuro sia già iniziato lo stiamo costatando grazie a tante piccole e grandi realtà. Prendiamo l’esempio del coordinamento dei B&B cittadini di Fermo che si è recentemente costituito. I bad and breakfast stanno aumentando vertiginosamente a Fermo e nel Fermano.

“Io sono stato il primo ad aprire a Fermo questo genere di struttura ricettiva – spiega il presidente del coordinamento Francesco Gismondi - quando la legge regionale ne dava la possibilità, nell’ormai lontano marzo 2001. Oggi il territorio comunale di Fermo conta quasi 50 B&B!”. Un aumento esponenziale e la nuova esigenza di organizzarsi insieme. “Per questo è nato il coordinamento - prosegue il presidente -, ed il merito va dato anche all’amministrazione comunale nella figura dell’Assessore Trasatti, che crede molto in questo progetto. Attualmente contiamo quindici aderenti ma siamo aperti a tutti e l’obiettivo è di estendere il nostro raggio d’azione all’intera provincia perché è solo ragionando come territorio unito, con la sua offerta turistica variegata ed organizzata, che riusciamo ad essere competitivi sul mercato.

Tante sono le finalità del coordinamento fra cui: elaborare i piani per la promozione turistica del territorio, interfacciarsi ed interloquire in modo unitario con il Comune e la Regione, monitorare stagionalmente il flusso turistico, favorire l’azione di acquisti centralizzati e servizi dedicati, promuovere e favorire la partecipazione degli associati a fiere nazionali ed internazionali di settore ed assisterli nelle loro attività.

A proposito dell’importanza dell’interlocutore politico/istituzionale: noi intendiamo offrire un servizio adeguato a chi domanda ospitalità, aumentando, con il coordinamento, la visibilità e la professionalità delle strutture di Fermo e del territorio tutto. Da parte delle istituzioni ci aspettiamo sempre maggiore attenzione in modo da riuscire ad aumentare il flusso turistico. Apprezziamo gli sforzi lungimiranti messi in atto in tal senso e deprechiamo fortemente gli sperperi, quando questi si registrano. Il periodo è quello che è, non ci possiamo permettere di buttare soldi pubblici. Per andare sul pratico, si è fatto un gran parlare del Diamante di Porto Sant’Elpidio, una delle porte dell’Expo nelle Marche. Nessuno sa la ricaduta per il territorio, non se ne parla più e lì sono state spese risorse pubbliche. Attendiamo una relazione dettagliata sui costi e sui benefici in termini di presenze turistiche e movimenti economici registrati”.

Qual è la tipologia del fruitore di B&B? “Oggi rispetto a qualche anno fa sono cambiate molte cose: prima il B&B veniva richiesto quasi esclusivamente dai turisti, oggi la crisi morde è tra i clienti registriamo anche chi soggiorna per lavoro, per studio o per altro. I costi sono abbordabili, il contatto umano con chi gestisce la struttura c’è (la colazione è uno degli elementi costitutivi del B&B ndr)”.

Cosa serve per aprire un B&B? “La procedura è semplice: in soldoni basta fare una comunicazione al Comune in cui si rappresenta l’apertura del B&B come da legge regionale, si dichiara di avere quel tipo di immobile agibile. Bisogna senz’altro adeguarsi ai parametri di legge. Ad esempio non si possono disporre di più di tre camere, per un totale di sei posti letto e occorre risiedere nella stessa abitazione o in prossimità del B&B. Non parliamo di un’attività vera e propria ma di un supporto al reddito familiare, tant’è che il B&B non necessita di partita iva”.



UNA CRISI PRODUTTIVA CHE NON ACCENNA A RISOLVERSI

Parte da un recente report di Intesa San Paolo Maurizio Di Cosmo, Segretario della Cgil Fermo, per misurare la temperatura del tessuto economica del territorio. “I distretti marchigiani recuperano nell'export, tranne il sistema moda e il calzaturiero. Noi continuiamo ad essere dentro una crisi produttiva che non accenna a risolversi”.

Perché continuiamo a ritrovarci in questo vortice? “Da una parte l'export è ballerino, vedi il mercato russo di cui prima ci facevamo forza e invece oggi è sempre in balia dei cambiamenti geopolitici del pianeta. Dall'altra non c'è la domanda interna. In più non esiste uno strumento di legge che affronti questo problema, non c'è una politica industriale. Noi abbiamo provato anche unitariamente a fare una riflessione con il sistema delle imprese ma non c'è niente da fare, perché una delle grandi difficoltà è l'assenza di rappresentatività unitaria di questo territorio. Avevamo la speranza che la Provincia come ente istituzionale riuscisse a mettere in piedi un tavolo di confronto che rappresentasse le analisi e le istanze del settore produttivo, ma non solo: pensiamo al turismo, al commercio e ai servizi e all'agricoltura”.

Ma venendo meno la Provincia è finita anche questa speranza. “Stiamo insistendo da qualche anno con il Sindaco della città capoluogo, Camera di Commercio e associazioni imprenditoriali, Confindustria in testa, per istituire questo tavolo e far capire alla nostra comunità ma soprattutto all'esterno di cosa ci sia bisogno. Purtroppo non succede nulla, le imprese, e così i lavoratori, sono abbandonate a loro stesse”.

E da gennaio ci sarà anche la riforma degli ammortizzatori sociali. “Taglierà drasticamente gli interventi per cassa integrazione, mobilità ed altro, e creerà un ulteriore problema senza sapere come fare fronte a questa situazione. In più, anche nel Fermano agiscono le conseguenze delle normative del Jobs Act: c'è un'esplosione dei voucher che la stessa Inps condanna in maniera irrimediabile perché è la sistematizzazione della precarietà del lavoro. Questo significa che le politiche del Governo non puntano all'innovazione, alla qualità, allo sviluppo tecnologico dei settori economici, ma piuttosto ad innestare di nuovo un processo di competizione con abbassamento del costo del lavoro e dei diritti”.

Quindi, come Sindacato da adesso in poi cosa farete? “Stiamo insistendo con le istituzioni per mettere in piedi questo tavolo. Se non ci dovremmo riuscire, come Cgil tenteremo di attivare una mobilitazione, di far vedere che c'è un problema profondissimo che nessuno affronta. Teniamo conto che dai progetti europei sulle aree di crisi siamo fuori, ci sono sì i Comuni dell'area montana ma il Fermano è sostanzialmente fuori nonostante i dati di disoccupazione e livello dei redditi in certi casi siano peggiori di certe aree di crisi. Molto dipende dalle politiche del Governo centrale, ma molto dipende anche dalla Regione con la quale siamo in una fase di mobilitazione. Abbiamo cominciato con le politiche per le università, dove di fatto non ci sono risorse per borse di studio e ricerca. Continueremo con la sanità, dove non è stato risolto nulla. Il problema vero, lo ripeto, è che ognuno marcia per conto proprio”.


Andrea Braconi

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