La grande bellezza

Ricostruire la Bellezza

E proprio mentre scrivo queste righe sulla ricostruzione o la ristrutturazione dei luoghi simbolo del territorio danneggiati o distrutti dal terremoto, la terra ha ricominciato a tremare in provincia di Macerata, come pochi mesi or sono, con quel martellamento di scosse continuo e snervante come un mal di denti nel mezzo della notte. E il pensiero ritorna per forza, con angoscia, a quel recente passato che tanti disagi e traversie ha portato alla popolazione nostra e di buona parte del centro Italia. Ma praticare il ricordo del passato, facendo una operazione di tornare indietro sul filo della vita, non è poi una operazione tanto saggia. Il filo del tempo è sottile, e a tenderlo tante volte sullo stesso punto si rischia di romperlo, con il risultato di rimanere imprigionati in un limbo di ricordi e di non riuscire più a vivere il futuro. E il futuro che dobbiamo costruire in questo caso si chiama ritorno alla vita, secondo lo stile dell’uomo che, anche dopo la sconfitta, si rialza e ricomincia a sanare quello che gli altri uomini o la natura hanno devastato. I marchigiani, su questo, sono dei maestri, c’è da dirlo: testa bassa, obiettivi chiari, poche pretese, e via a fare. La domanda però sorge spontanea: per ottenere cosa? Ve lo spiego subito: ad esempio, per rimettere a posto quell’angolo di paradiso terrestre che è il Santuario della Madonna del Lambro, che è la dimostrazione pratica di come natura e arte si possano fondere, un posto che quando ci arrivi capisci che nella vita esistono anche cose semplici e meravigliose nello stesso tempo; per rendere praticabile e percorribile il sentiero dell’Infernaccio, altro posto che i monti Sibillini regalano all’uomo per far comprendere la forza della natura e la sua creatività; e poi per far ripartire quello che l’uomo ha costruito e che deve continuare a funzionare nonostante tutto: la Residenza Sanitaria Assistenziale di Amandola e il Palazzo dei Priori a Fermo, sede della Pinacoteca e della famosa “Sala del Mappamondo”, medicina dello spirito e motore di cultura. Questo è il futuro o almeno quello che noi vorremmo fosse il futuro: già perché, se il passato lo possiamo ricordare più o meno bene ogni volta che lo vogliamo, il futuro lo possiamo solo immaginare. E vogliamo che sia bello, o torni ad esserlo come nelle fiabe, dove la determinazione dell’uomo, aiutata magari da un pizzico di magia, faccia sì che tutto abbia un lieto fine e che si viva felici e contenti.

Daniele Maiani



Palazzo dei Priori, come stai?

Edificato alla fine del Duecento, Palazzo dei Priori è il più antico palazzo di Fermo nato dall’aggregazione di edifici già esistenti, unificati da un’imponente facciata rinascimentale solamente nel 1500. Il percorso del Polo Museale di Palazzo dei Priori di Fermo porta al Museo archeologico al primo piano, alla Pinacoteca e alla Biblioteca civiche al secondo. Da un bel po’ di tempo tale patrimonio culturale è però ‘un cantiere a cielo aperto’ e così rimarrà probabilmente sino al mese di luglio 2018. Già, perché l’obiettivo dell’amministrazione comunale è quello di restituire la Sala del Mappamondo e la Sala dei Ritratti in ottima forma ai propri cittadini e turisti dopo le conseguenze dei sismi. “Si tratta di lavori che hanno riguardato in primis la Sala del Mappamondo – ha spiegato il Sindaco di Fermo Paolo Calcinaro - dalla quale è stato provvisoriamente trasferito il patrimonio librario di 15 mila volumi proprio per consentire l’esecuzione degli interventi. I gioielli cartacei sono stati depositati nella Sala della Pinacoteca al fine di evitare il loro deposito fuori regione che avrebbe comportato un ingente dispendio di danaro. E’ stato un trasferimento senza precedenti per la città poiché dalla fine del 1600 la Sala non era mai stata svuotata”. La messa in sicurezza ed il ripristino delle condizioni precedenti hanno interessato anche la Sala dei Ritratti e sul medesimo piano anche la Sala Rossa, la Sala degli Stemmi e la Sala Consiliare. “La messa in sicurezza è stata agevole, questo grazie ai fondi dell’assicurazione e al contributo messo a disposizione da parte della Regione Marche – ha proseguito il primo cittadino -. Circa 600.000 euro l’ammontare, impiegato per il ripristino della struttura danneggiata dall’ultimo fenomeno sismico del 2017. L’obiettivo per l’anno 2019 sarà quello di recuperare lo spazio dei Vigili Urbani il quale diverrà il nuovo punto di accoglienza dell’intero sistema museale. Una volta recuperati tutti i poli culturali del centro storico di Fermo, si potrà poi procedere con il bando per la gestione dei servizi museali e la predisposizione del biglietto unico”. “L’idea è quella di una città da poter visitare liberamente a piedi – ha affermato il Vicesindaco nonché assessore alla cultura Francesco Trasatti -. Il turista arriverà a Palazzo dei Priori e da lì, con un biglietto unico, potrà procedere verso Fontevecchia (polo archeologico), Palazzo Paccarone (polo scientifico), la Chiesa di San Filippo Neri e il Terminal (polo del contemporaneo). In questo giro inseriremo anche il Museo Miti, il Museo diocesano, l’Oratorio di Santa Monica. Il tutto sarà collegato anche grazie al nostro trenino turistico”. Per il mese di luglio sarà di nuovo fruibile la Sala del Mappamondo alla quale si avrà accesso passando dalla Biblioteca, mentre a fine anno i lavori dell’intera struttura saranno completamente conclusi.

Federica Balestrini



Infernaccio e Eremo di San Leonardo, due tesori per tutte le Marche

La Gola dell’Infernaccio e l’Eremo di San Leonardo sono sicuramente due luoghi simbolo del post terremoto. Ricadenti nel territorio di Montefortino, entrambi portano ancora vive le ferite delle scosse che dall’agosto 2016 hanno devastato il centro Italia, in particolare le Marche del sud. All’inizio del dicembre scorso il sindaco Domenico Ciaffaroni aveva revocato l’ordinanza di divieto di accesso all’area, inaugurando i lavori che avevano portato al recupero del sentiero e delle passerelle. Poche settimane dopo, come avviene durante il periodo invernale, aveva emesso una nuova ordinanza di divieto in considerazione del rischio valanga, come poi puntualmente verificatosi nel mese di marzo. Oggi, salvo imprevisti meteo last minute, è pronto a riaprire ai turisti. Inaugurare i lavori è stato un segnale per tutta l’area colpita dal sisma, non soltanto per il Comune di Montefortino. “Ritengo di sì, perché al di là delle critiche di qualche benpensante, noi abbiamo voluto riaprire uno dei luoghi simbolo dal punto di vista naturalistico”. Lo è, da sempre, anche per le ricadute in termini economici. “Pensa che a Pasqua, nonostante per l’Infernaccio fosse in vigore l’ordinanza e quindi l’accesso fosse vietato, nella zona di Montefortino abbiamo registrato comunque presenze veramente eccezionali. La gente si è riversata qui, proprio per quella voglia di ambiente e di natura che il terremoto non è riuscito a cancellare. E come da noi all’Ambro, è successo anche a Comunanza al Lago di Gerosa o a Montemonaco. C’erano così tante persone che in molti non sono riusciti a trovare un pasto o un alloggio. Le premesse sono ottime, speriamo che questi segnali continuino”. L’Infernaccio significa anche Eremo di San Leonardo. Qual è lo stato dell’arte? “La neve ha ritardato i lavori, ma si è operato incessantemente all’interno. Con l’arrivo delle belle giornate si potrà lavorare sul tetto, che è la parte più consistente”. Un recupero fondamentale, anche nell’ottica di quel turismo di carattere religioso che ha sempre contraddistinto la zona. “E proprio su questo tema mi fa piacere che i frati abbiano ricominciato a dire messa, dopo essere tornati dopo una lunga assenza. Anche questo è importante per far venire da noi tante persone”. Cosa chiede oggi Montefortino alle autorità preposte? “Dobbiamo mettere in sicurezza l’Eremo per far tornare le famiglie, manca solo questo. Consideriamo che il tutto può essere fatto con interventi economici molto modesti. E siamo sicuri che i Vigili del Fuoco ci daranno una mano a trasportare il materiale”. E all’Infernaccio cosa manca? “Con il suo terzo piano l’Anas effettuerà la progettazione e poi l’intervento. Di recente, mi ha fatto piacere la lettera dei colleghi sindaci maceratesi che hanno sollecitato un cambio di passo nella ricostruzione. Sono le stesse cose che dico io sin dall’inizio, quelle relative alle piccole difformità nelle abitazioni che necessitano di una soluzione immediata, fino ad arrivare ad una ridefinizione dell’area del cratere. Solo così avremo modo di creare le condizioni per ripartire veramente e subito”.

Andrea Braconi



Il recupero di un simbolo, per una nuova speranza

Da quel 24 agosto 2016 il Santuario della Madonna dell’Ambro, incastonato nel territorio di Montefortino, è inaccessibile. L’immediata dichiarazione di inagibilità del complesso, infatti, ha privato decine di migliaia di persone della possibilità di godere della bellezza della chiesa, messa in sicurezza per evitare danni ulteriori. Ma meno di un anno dopo - siamo nel giugno 2017 - ecco la notizia tanto attesa: la Cassa di Risparmio di Fermo, che quest’anno festeggia i 160 anni dall’apertura del suo primo sportello, annuncia l’intenzione di intervenire per recuperare un vero e proprio simbolo, investendo oltre 1 milione di euro. L’attività di ricognizione, rilievo e progettazione si svolge durante il periodo estivo, compresa la campagna di sondaggi sulla struttura e sul terreno di fondazione. Il primo settembre viene firmata la convenzione con l’Arcidiocesi di Fermo, proprietaria del complesso, che individua la Cassa di Risparmio quale mandataria per l’esecuzione dell’intervento. Il 5 settembre vengono presentate le linee progettuali a Luca Ceriscioli, presidente della Regione Marche. Nell’ottobre 2017, definito l’intervento progettuale, viene scelta la Mapei Spa di Milano come partner tecnico e un mese dopo agli enti preposti viene presentato il progetto per il rilascio delle autorizzazioni necessarie. E arriviamo al 24 gennaio 2018 quando, conclusa l’attività progettuale, il progetto viene presentato al Comune di Montefortino che, in soli 10 giorni, approva l’opera in sede di conferenza dei servizi. Il 15 febbraio arriva la firma con l’impresa AR di Alessandrini Nello srl di Montefortino e quattro giorni dopo i lavori prendono ufficialmente il via con l’allestimento del cantiere. Il 13 marzo, alla presenza delle massime autorità del territorio, il presidente Grilli illustra le caratteristiche dell’intervento (che dovrebbe essere ultimato entro il dicembre di quest’anno) e i motivi che hanno spinto la Carifermo a scegliere il Santuario. “Da qui deve ripartire la speranza per tutto il territorio - rimarca -. Questo è un luogo che tutti noi amiamo e dove presto torneremo a condividere momenti di riflessione e giornate di festa”. E dall’arcivescovo monsignor Rocco Pennacchio, che ha potuto verificare di persona lo stato di avanzamento dei lavori visitando l’interno del Santuario insieme allo stesso Grilli, arriva la promessa che sarà proprio lui a celebrare la messa della notte di Natale all’interno di questo gioiello, carico di storia e spiritualità. Un messaggio chiaro, il suo, ad una comunità che lentamente ricomincia a respirare una normalità destabilizzata dal sisma e che, anche grazie alla Cassa di Risparmio di Fermo, prova a guardare ad un futuro diverso. I TECNICI - progetto e direzione lavori parte architettonica: architetto Giulia Alessandrini di Montefortino - progetto e direzione lavori strutturale: ingegner Diego Damen di Monte San Pietrangeli - consulente strutturale ingegner Luigino Dezi, professore ordinario di Tecnica delle Costruzioni dell’Università Politecnica delle Marche - coordinatore sicurezza, contabilità: geometra Paolo Tartufoli per conto di Carifermo Spa - relazione geologica sulla risposta sismica locale: Emanuele Kardos di Amandola - collaudatore statico: architetto Massimo D’Ignazio di Civitanova Marche

Andrea Braconi



Programmare un futuro diverso partendo dalla nostra fragilità

Un’operosità continua e permanente, quella messa in atto da Romina Gualtieri e dalla comunità di Monsampietro Morico. Ma che da sola non sarebbe bastata se non ci fosse stato un sostegno da parte di tutta l’Italia. “Dal grande sisma è nato una grande amore - commenta il sindaco, prima di ripercorrere le tappe salienti di questo difficile anno e mezzo - che mai avrei potuto immaginare potesse esserci donato. Di questa esperienza mi resterà anche un frase di un funzionario del Mibact: la storia è retta dai puntelli, ma non crolla. È lo spunto per dire che, oltre a non crollare, abbiamo il preciso obbligo di riconsegnare ai posteri questa storia ancora più arricchita di quando l’abbiamo ereditata”. GLI SFOLLATI “Il Tamarindo è stato il centro di primo soccorso e ha subito ospitato circa 300 persone, chi per paura chi per esigenze di inagibilità delle proprie abitazioni. Siamo rimasti così per circa 3 settimane. Dopodiché, si è provveduto alla perimetrazione delle due zone rosse con i Vigili del Fuoco. Ufficialmente, i nostri sfollati sono stati 160. Alcuni sono rimasti in strutture sulla costa, alcuni in autonoma sistemazione, mentre per gli altri mi sono immediatamente premurata per far sì che fossero tornati tramite convenzioni con b&b locali. Questo per non creare una sorta di desertificazione e spopolare il nostro borgo”. IL PRESIDIO DELLO STATO La Gualtieri ricorda in particolare il grande presidio da parte dello Stato. “I Vigili del Fuoco mi hanno parlato di oltre 800 interventi solo a Monsampietro Morico, sia per il recupero di beni sia per la messa in sicurezza. Per quello che riguarda il loro Corpo, c’erano squadre operative e di puntellatori provenienti da tutta Italia che si interscambiavano ogni settimana. Però voglio ricordare anche l’intervento da parte dell’Esercito, degli Alpini, della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, che hanno sorvegliato notte e giorno le abitazioni delle persone”. LE ZONE ROSSE “Ci sono stati dei crolli importanti e nelle zone rosse del centro storico e di Sant’Elpidio Morico alcune strutture non saranno facilmente ricostruibili nell’immediato”. LA SOLIDARIETÀ Una rete di aiuti incredibile ha supportato l’Amministrazione, sotto ogni profilo. “Dopo la prima grande ondata, c’è stata una mia attivazione per cercare soluzioni a questa emergenza. Un aiuto determinante è arrivato dal sindaco di Livorno Filippo Nogarin, un grande uomo, che ha messo a disposizione del nostro Comune per tre mesi squadre di certificatori (architetti, ingegneri, personale della Protezione Civile e del Comune di Livorno) che mi hanno permesso di essere il primo Comune a terminare tutti i sopralluoghi nelle abitazioni dei cittadini per capire se fossero più o meno agibili. Da lì è ripartita la possibilità di arretramento delle zone rosse”. LE CHIESE I luoghi di culto sono ancora tutte inagibili, ma un argine è stato comunque posto. “È mancato un importante punto di incontro della cittadinanza, anche se oggi possiamo dire di essere riusciti a far inserire nei piani delle opere pubbliche e a far finanziare tutte le nostre chiese. Vanto anche il primato della prima chiesa ripartita nel centro Italia, come mi hanno riferito, vale a dire la Chiesa di San Michele Arcangelo a Sant’Elpidio Morico che ha superato tutti gli scogli della burocrazia. Mi resta però un senso di colpa nei confronti di quegli anziani che mi chiedevano se sarei riuscita a riaprire le chiese prima della loro morte, cosa che purtroppo in alcuni casi non è successa”. UN FUTURO DIVERSO “Voglio ringraziare Regione Marche per lo studio della zonizzazione, finanziato fino al terzo livello - conclude la Gualtieri -. Con questo tutto il territorio comunale è stato oggetto di indagini geologiche per comprendere dove costruire o meno e, alla luce di ciò, fare un nuovo piano regolatore. Purtroppo Monsampietro Morico, come ci hanno spiegato i geologi, ha un terreno diverso da quello dei Comuni limitrofi ed ecco il perché è stato maggiormente colpito dalle scosse. È un aspetto molto importante: oltre a sopperire alle esigenze immediate, infatti, occorre programmare un futuro diverso perché ora siamo pienamente consapevoli della nostra fragilità”.

Andrea Braconi



Ad Amandola una RSA per la Comunità Montana dei Monti Sibillini

“La riapertura è stato un forte segnale di rinascita, non tanto solo il profilo strutturale, ma psicologico: una testimonianza che esiste qualcuno che vuole continuare a riportare i servizi sul territorio”. A parlare della RSA cittadina è Adolfo Marinangeli, sindaco di Amandola. Dallo scorso gennaio, la struttura è ospitata all’interno dei locali dell’ex scuola elementare e qui resterà fino all’apertura dell’area “dell’ospedale, in fase di progettazione”. Attualmente i posti letto disponibili sono 18 “al momento tutti occupati, c’è la lista di attesa, segno che c’è bisogno di questa struttura”. A seguito di un accordo con l’Area Vasta 5, la RSA di Amandola è diventata il riferimento per tutta l’area montana. Prima. infatti, poteva accogliere solo i pazienti dell’Area Vasta 4, facente capo a Fermo e chi, per esempio, risiedeva a Comunanza avrebbe dovuto rivolgersi ad Acquasanta Terme, se avesse cercato la soluzione più vicina. “Una volta aperta la residenza sanitaria, ci si è preoccupati di effettuare questa convenzione, per permettere ai residenti nei territori dell’Unione montana di essere ospitati ad Amandola. Nella logica delle aree vaste, ognuna fornisce i servizi ai propri assistiti: la situazione del nostro Comune è particolare: ha a destra Ascoli Piceno, a sinistra Macerata. Ci stiamo muovendo per un accordo anche con l’Area Vasta 3, correlata a Macerata per l’appunto” precisa. La residenza sanitaria assistenziale offre servizi di telemedicina grazie ai 16.000 euro donati dall’Associazione Anteas di Cinisello Balsamo. “Sono state acquistate le strumentazioni - continua il sindaco - ed è compresa la formazione degli operatori e l’assistenza per la durata di due anni. Ci hanno domandato cosa potesse essere utile per noi e li abbiamo indirizzati sulla residenza sanitaria assistita”. Per ciò che riguarda l’elettrocardiogramma, i dati vengono letti da uno specialista dell’Inrca “con cui l’Area Vasta 4 ha stipulato una convenzione”. Marinangeli sottolinea il desiderio di “estendere il servizio a tutti gli anziani, così da poter effettuare l’esame semplicemente andando dal proprio medico di famiglia. Nella RSA stiamo sperimentando questo ma anche servizi di dermatologia, sempre in connessione con l’INRCA. Al momento i nei vengono letti con scanner, ma sta avanzando l’ipotesi di una lettura ecografica. Anche in questo caso, vorremmo che tutti gli anziani del territorio potessero usufruire del servizio una volta testato”.

Silvia Ilari

Ultima modifica il Mercoledì, 11 Aprile 2018 12:40

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