Massimo Spagnoli? Un esploratore nato, nel senso che fin da bambino aveva il ghiribizzo dell'avventura, l'attrazione per le situazioni rischiose, il gusto di perlustrare i luoghi più nascosti. Ha trascorso l'infanzia con qualche Santo che gli teneva una mano in testa per salvarlo dai pericoli in cui si cacciava e Pierino, mitico custode del Duomo, alle calcagna. Perché lui al Duomo ci abitava, e quella zona scoscesa, ricca di vegetazione, di luoghi nascosti e misteriosi, era per lui e gli altri scalmanati dei suoi compagni d'avventura un'attrazione irresistibile.
Giocare ai quattro cantoni sul pianale del Girfalco come tutti gli altri bravi bambini? Troppo scontato: meglio le ripe dirupate e selvagge dove costruire capanne, meglio il selvoso territorio proibito di Villa Vinci dove entrare di nascosto, sempre per la disperazione di Pierino il custode. Poi il piccolo esploratore cresce, studia da geometra e trova lavoro. Si mette a fare casette? Forse qualcuna, all'inizio. Ma anche quel tran tran era per lui troppo noioso. Così, carica la famiglia e trasloca in Liguria, sul confine francese. A fare che? Gallerie ferroviarie, ovvero: grossi, grossissimi cunicoli! Inutile, a lui è sempre piaciuto il sottoterra. Insomma, resta vent'anni lassù, a scavare, finché, verso il '79, se ne torna al paesello a lavorare per un'impresa locale che costruiva strade. Ma il sottoterra gli mancava e nel '95 ha cominciato con la speleologia: prima a tempo perso, poi, dal '99, quando è andato in pensione, la passione è diventata quasi un altro lavoro.
E come da bambino aveva il suo gruppo di scalmanati come lui, adesso ha il suo gruppo di speleologi del CAI fermano coi quali andare a caccia di avventure e di Storia: quella dei Monti Sibillini e, soprattutto, quella di Fermo. La quale, per lui, è un libro aperto che legge sfogliandone le pagine sotterranee: è tutta lì, strato dopo strato. A far scattare la molla fu il professor Fabi, che gli disse di aver visitato un cunicolo dentro le Cisterne Romane. Fu come se tutte le leggende che aveva sentito circa il sottosuolo di Fermo e la sua ipotetica rete di cunicoli, le mitiche vie di fuga fino a S. Maria a Mare, lo chiamassero come le sirene di Ulisse. Perciò, da allora, la passione la divide tra l'esplorazione delle grotte e dei sentieri dei Sibillini e le cavità del sottosuolo fermano. Con bussole e macchine fotografiche, dovunque c'era odore di cunicolo lì c'erano (e ci sono) Massimo Spagnoli e i suoi prodi. Tanto da suscitare l'attenzione e l'interesse del Comune che li fornì di attrezzature con l'incarico di fare una mappatura dei fino ad allora ipotetici cunicoli di Fermo. Cerca e cerca, se ne scoprono ed esplorano dapprima 25, documentati con foto, mappe e storia nel libro "Pozzi e cunicoli romani e medievali di Firmum Picenum" pubblicato nel '99.
Una bella soddisfazione, ma era solo un antipasto che non fece che aumentare l'appetito: si andò avanti fino a circa il 2007 completando tutta la mappa di Fermo sotterranea con schede, documentazione fotografica e rilevamento topografico. Tutta roba consegnata al Comune di Fermo che dunque ora è provvisto di una vasta pianta di tutti i condotti sotterranei del sottosuolo fermano. Il quale Comune, si suppone, ne dovrebbe tener conto prima di mettere mano a qualsivoglia operazione costruttiva (o forse sarebbe meglio dire distruttiva...) all'interno del centro storico. Perché i famosi cunicoli avevano e dovrebbero ancora avere la funzione essenziale di drenaggio delle acque, e l'aver murato e interrotto nel corso dei secoli questi condotti ha provocato danni irreparabili. E pazienza se i danni più grossi sono stati fatti soprattutto nel Medioevo, ma allora non c'era un Massimo Spagnoli e un gruppo Cavità sotterranee a mettere in guardia circa il pericolo derivante dall'occlusione di quell'intelligente rete di drenaggio che gli accorti Romani avevano costruito per evitare dissesti idrogeologici.
Adesso dovrebbe essere diverso, ma lo è? Mica tanto: si continua a sbancare, murare, costruire e manipolare il sottosuolo della città con le conseguenze che da svariati decenni sono sotto gli occhi di tutti. Esempio: nella zona dell'instabile Mentuccia, quella paleofrana nella zona di Fughetta che, a quanto pare, continua lentamente a muoversi verso valle, probabilmente è dovuta anche all'occlusione di tutti i cunicoli di drenaggio che insistevano nella zona di Viale Ciccolungo, a causa della costruzione di tutti quei palazzoni orrendi frutto delle speculazioni Anni '60. Anche dalla parte settentrionale, quella del Tribunale, sono evidenti dei cunicoli che i frati di S. Filippo avevano costruito sotto per il drenaggio. Quelli più esterni, oltre la cerchia muraria, sono appunto tutti cunicoli di drenaggio che servivano al sostegno delle mura e di tutte che costruzioni che vi insistono. Quindi l'urbanizzazione ha modificato tanto questo assetto in senso negativo.
Tutte cose che adesso si sanno e dunque delle quali si dovrebbe tenere conto. E invece, nisba. Così si va a sbancare l'area Vallesi, in cui magari non c'erano cunicoli, ma che è andata a squilibrare una zona ripida e instabile, compromettendo la staticità dei palazzi del Corso soprastanti. O il Terminal: lì sì che c'era un cunicolo, ma nessuno ne parla. A suo tempo la cosa fu fatta presente da Spagnoli a chi di dovere, ma si procedette ugualmente, col risultato che, manco finito di costruire, il Terminal già presentava e presenta infiltrazioni tali che lo rendono inagibile... Adesso si sta facendo l'impianto di risalit, i tecnici sanno che c'è questa particolare struttura ipogea, però tutti tacciono e non si sa che fine abbia fatto questo cunicolo. Comunque, Spagnoli non si arrende e continua a fare lavoro di ricerca e documentazione. E questo diavolo d'uomo che potrebbe limitarsi a fare il bravo nonno, continua ad andare a caccia di emozioni, forse anche pericolose, ma troppo affascinanti.
Piccola scheda anagrafica dell'attuale Spagnoli: coordinatore del Gruppo Speleo Cavità Artificiali del CAI di Fermo e accompagnatore di escursionismo. Dopo il primo libro di cui sopra, seguono "Fermo nascosta e segreta", "Sentieri e luoghi dimenticati dei Monti Sibillini", varie tesi storiche nei Quaderni dell'Archivio Storico Arcivescovile di Fermo, nelle riviste Archeopiceno e Voce delle Marche. Fino all'ultimo parto legato all'altra sua grande passione: "Cronache, scenari, mitopoiesi. Nelle terre di una Sybilla appenninica". E qui, ci dà una grossa delusione: ebbene sì, signori, la mitica Sybilla appenninica non è mai esistita!
Ma come è giunto Spagnoli a questa convinzione? Raccogliendo informazioni ovunque, leggendo tutte le pubblicazioni fatte per capire se ci fosse un fondamento storico su questa figura: "Per cui il mio libro non è altro che una ricerca storica per capire se la Sybilla fosse stata una figura come quella indicata dagli storici latini, una donna, un personaggio, o più persone... Attraverso il romanzo di Andrea da Barberino, Il Guerin Meschino, sono riuscito a tirare fuori una documentazione storica e scientifica, e ho capito che tutta la leggenda in gran parte è nata da questo romanzo in cui sembra che le nostre località si adattino a quelle descritte nel Libro Quinto: è come se le popolazioni appenniniche si siano appropriate di questo romanzo e abbiano impiantato la Sybilla del romanzo sui Monti Sibillini".
Un libro che ha richiesto una ricerca durata un anno e mezzo e basata sull'esame di circa 10 mila testi antichi di cui molti in latino: diavolo d'uno Spagnoli! Però, aver ridimensionato un mito dispiace pure a lui. Per questo è contrario ai folli progetti che ogni tanto qualche simpaticone fa di riaprire a botte di dinamite l'antro della Sybilla: "Mi oppongo fermamente, perché ciò comporterebbe un dissesto catastrofico della montagna a livello idrogeologico e paesaggistico e poi aprire la grotta della Sibylla significherebbe solo lasciare un buco, dato che sono convinto che oltre la parete di roccia non esistono cunicoli o grotte ipogee, per cui si distruggerebbe anche il Mito che, tutto sommato, anche se non suffragato, ormai fa parte della nostra cultura e della cultura di quei luoghi. Io al Mito della Sybilla voglio bene, aggiunge poesia e fascino al nostro patrimonio culturale e ci saranno altri che ne scriveranno ancora". Nel frattempo, continuerà a ad esplorare sia i Monti Azzurri che le cavità ipogee di Fermo, a scendere sotto terra o ad arrampicarcisi sopra: oltre Fermo, tutte le grotte di Ripatransone, le famose grotte di Santità, oltre 2000 metri quadrati; poi i dieci cunicoli più antichi di Grottammare; poi Torre di Palme... Insomma, Massimo, finché gliela fai non molli! "Scì, ma addè me fa male tutto, la schiena..., comincio a perde li colpi!". Ma vanne 'mbo', chi te 'mmazza! Jiusto tu' moje, che onestamente se lagna perché te vede poco! "Scine, ma 'gni tanto la porto a lu supermercatu!". Incorreggibile.