L'Opificio del RIUso approda a teatro: tre laboratori per allestire uno spettacolo con la Maison de Poupée

VALDASO - Creatività e oggetti di riuso che sfociano in uno spettacolo. Questi gli indizi. Dopo l'esordio del progetto Opificio del RIUso, presentato dall'Unione Comuni Valdaso nell'ambito del Bando per le Politiche Giovanili 2014, iniziato lo scorso aprile con gli aperitivi nei Chimera Caffé che si sono conclusi lo scorso maggio, il potente battaglione del riciclo si è rimesso in marcia, mettendo in prima linea creatività e ingegno, utili per alimentare interesse e impegno di tutti coloro che non hanno saputo rinunciare alla tentazione di partecipare ai laboratori tematici.

Un'iniziativa che vede nel riuso dei materiali la nascita di nuove espressioni artistiche attraverso forme e materiali; in quest'ottica anche i rifiuti possono diventare oggetti diversamente utili. Dopo la prima fase di brainstorming attraverso gli aperitivi nei Chimera Caffé e dopo la pausa estiva, ha avuto inizio la seconda fase del progetto: da settembre gli organizzatori si sono attivati innanzitutto per cercare di coinvolgere le scuole. Alcuni istituti superiori hanno risposto con entusiasmo, concedendo agli studenti della fascia 16-20 anni che avessero deciso di aderire, crediti formativi come attività extra scolastica.

E' seguita la messa a punto dei laboratori e l'individuazione dei tutor che hanno deciso di realizzare oggetti di arredo esclusivamente con materiali di recupero e scelto i materiali chiave: plastica, carta e stoffa. Ciascun laboratorio si è poi sviluppato in 5 incontri, i primi appuntamenti sono partiti a novembre e termineranno il 20 dicembre. Il calendario prevedeva: mercoledì laboratorio della plastica, presso il Polo Museale San Francesco di Montefiore dell'Aso; giovedì laboratorio delle stoffe presso i locali BIMP a Pedaso; venerdì laboratorio della carta, presso il centro anziani di Marina di Altidona (sotto la Sala Joice Lussu).

Il laboratorio delle stoffe, tenuto dalla stilista Daniela Vita, ha coinvolto circa 15 persone; non si tratta di un corso di cucito ma molto di più. Ai partecipanti è stato infatti chiesto di portare abiti dismessi e scampoli di stoffe; su questi hanno lavorato per realizzare una coperta e i paralume di due lampade. La coperta è un patchwork di quadrati grandi e piccoli cuciti insieme, fatti con jeans, cotone, pizzo, velluto e raso. Si tratta sia di stampe che di tinte unite, fantasie diverse accostate nel migliore dei modi, in base ai consigli della tutor ed esperta di stoffe Daniela. Lo stesso metodo è stato applicato ai paralumi per le lampade. Il laboratorio della plastica, tenuto dall'ingegnere Valerio Finucci ha coinvolto circa 10 persone e si è occupato della realizzazione di due famose sedute di design italiano, mentre quello della carta, condotto dalla scenografa Agnese Basili, ha contato circa 18 partecipanti e ha realizzato appendiabiti a forma di manichini d'autore.

Oltre al riutilizzo di vecchi materiali, i laboratori avevano uno scopo in più: puntavano alla realizzazione di oggetti che avrebbero arredato la scena di una performance teatrale. Giusto per rimanere in tema, il 10 gennaio alle 17:30 presso il teatro comunale di Campofilone si terrà lo spettacolo intitolato "L'Anima dell'oggetto mi sussurra..." a cura della Maison de Poupée, che lancia una pièce prendendo spunto dai manufatti realizzati durante il ciclo di laboratori. Oggetti scenografici quanto basta per uno spettacolo teatrale che si rispetti. Non vogliamo svelarvi di più.


Serena Murri

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