Persone, diritti e valori: il lavoro riparte da qui. Intervista a Maurizio Landini

Mentre parole come lavoro, diritti e immigrazione si mescolano nella mia chiacchierata con Maurizio Landini, intorno odori e suoni iniziano a modellare quella che diventerà la Notte Rossa di Ancona. Siamo nella zona del porto, proprio davanti alla Fincantieri. E al tramonto sono centinaia le persone che - dopo aver marciato scalze (proprio così: scalze) dal centro della città all’area portuale per accendere i riflettori sulla situazione dei migranti - iniziano ad avvicinarsi al palco e agli stand della festa.

Il Segretario Generale della FIOM è con loro e non si risparmia: saluta tutti, risponde a tutti, anticipa i temi che, da lì a meno di 2 ore (prima ci sarà il diluvio targato Giorgio Montanini), affronterà insieme a Corrado Formigli, conduttore della trasmissione “Piazzapulita”.

Landini, è quantomai doverosa una prima riflessione sulle recenti morti sul lavoro: dall’operaio deceduto sull’autostrada A14 durante i lavori per la realizzazione della terza corsia, proprio alle porte di Ancona, a quelli del polo petrolchimico di Priolo, in Sicilia.

“E’ drammatico il fatto che l’unica cosa che sta crescendo a due cifre in questi primi 7 mesi sono i morti sul lavoro. Se poi si aggiunge che siamo in un periodo nel quale la crisi non è finita e non siamo in una fase di piena occupazione, vuol dire che siamo di fronte ad un processo in cui prevale ancora la logica della riduzione dei diritti e della mancanza di tutele.

Credo che questo sia un tema che deve non solo preoccupare il Sindacato, ma che indica che si rischia di andare verso una strada nella quale il modello di competizione che viene scelto è un modello che si basa sulla riduzione dei diritti e sullo sfruttamento delle persone. Io continuo a pensare che il Jobs Act favorisca questo processo e che, quindi, la battaglia per impedire che quelle leggi rimangano e che si affermi questa logica sia fondamentale. E bisogna vedere soprattutto come allargare il fronte, essere in grado di riunificare il mondo del lavoro che non è mai stato diviso e contrapposto come oggi.”

Quello che parte dal capoluogo dorico è un segnale forte, un grido verso questa unificazione. E parte dalla Fincantieri, dove c’è una drammatica vertenza aperta.

“Qui ad Ancona stiamo provando fino in fondo a praticare una linea ed un’azione sindacale che indichi la possibilità di modificare questa situazione. Non è facile, però credo bisogna muoversi in questa direzione. Credo anche che la preparazione della vertenza per il contratto nazionale debba avere questo significato. E’ importante anche quello che si deciderà a Roma (sabato scorso, ndr), una riunione tra tante associazioni e movimenti per mettere al centro la lotta alle disuguaglianze, al reddito minimo e per l’unità nel lavoro.

Inoltre, si sta preparando questo appuntamento della manifestazione del 17 ottobre a Roma, che credo debba essere un momento che renda non solo visibile il nostro impegno ma che costruisca nei territori una discussione vera. Quello deve essere l’inizio, non solo una testimonianza, l’inizio di un percorso che provi a mettere in campo tutto ciò che bisogna fare sia sul piano contrattuale che politico che dell’azione di contrasto alle leggi.”

E quali sono i cardini di questo percorso?

“Rimango convinto che sia necessario anche un grande lavoro di ricostruzione culturale di valori del lavoro: per questo bisogna anche investire sulle persone.”

Quella estiva è stata la stagione dei balletti di cifre, con un Ministro che è stato persino costretto a chiedere scusa per aver comunicato dati errati o parziali.

“Siamo dentro una campagna elettorale continua, è questa la verità. E siamo ad un uso anche spudorato dell’informazione. Bisogna provare a smascherare tutto questo, fare una battaglia dalla quale emerga la verità, senza negare se ci sono segni di ripresa o investimenti. Ma il dato di fondo è che i disoccupati continuano a rimanere tali. Se vai a vedere sono cresciuti i contratti a termine, i voucher, e in ogni caso oggi bisogna smontare questa cosa: dicono contratti a tempo indeterminato quando è noto che sono licenziabili perché c’è il contratto a tutele progressive. Quindi dobbiamo porci anche questo problema sul piano dell’informazione e della comunicazione, di come siamo in grado di fare i conti con un sistema che si sta strutturando, con la vendita continua di un Paese che non c’è, che è diverso da ciò che realmente avviene.”

Al centro della cronaca restano i continui flussi di migranti. Sembra che finalmente, con vergognoso ritardo, un po' tutti, anche il nostro Governo, si stiano rendendo conto che si è di fronte ad una situazione non emergenziale ma piuttosto strutturata.

“Siamo di fronte ad un passaggio storico, non siamo di fronte ad un’emergenza che tra 15-20 giorni smette. No: siamo di fronte a milioni di persone che continueranno muoversi e secondo me è giusto che abbiamo il diritto di farlo. Però questo va ragionato, strutturato con delle politiche specifiche. E in più bisogna rendersi conto cosa c’è dietro a questo, perché in molti casi sei di fronte anche al fatto che dietro alle guerre, dietro alla fame, ci sono conflitti che ha messo in atto l’Occidente. E c’è anche un modello di sviluppo sbagliato.

Quindi, quando dico che siamo di fronte ad un passaggio storico è perché bisogna da un lato costruire una conoscenza vera dei processi che ci sono, dall’altro mettere in pratica un’idea diversa di costruzione dell’Europa. Perché poi, al fondo, questo tema ritorna e sempre di più non è possibile ragionare con una logica locale ma bisogna legare quello che fai qui ad un’idea generale di mondo e di società alla quale intendiamo dare forma.”

Andrea Braconi

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