Aqua permanens...?
L’acqua come fonte di vita è un concetto connaturato con l’uomo: siamo fatti di acqua in una percentuale altissima del nostro corpo, abbiamo un bisogno continuo di assimilare acqua per continuare a vivere, tutto il mondo che ci circonda ha bisogno dell’acqua. E questa miscela di idrogeno e ossigeno, allo stato liquido nel nostro mondo, è la ricchezza più grande del genere umano ma, come tutte le cose belle che si pensa di possedere in abbondanza, non è stata mai considerata dall’uomo per l’importanza che ha, o meglio, gli esseri umani la percepiscono come importante solo quando manca. Non si pensa mai che la quantità di acqua che è sulla terra non è infinita, anzi, al contrario, è ben determinata, cioè è quella e basta, non si ricrea, si ricicla solamente. E questo riciclo viene fatto in continuazione dalla nostra Terra. Solo una piccola parte dell’acqua viene presa, quella che per il lavoro di riciclo viene trasformata in energia. Da questo punto di vista dobbiamo dire che noi beviamo e assimiliamo la stessa acqua che hanno bevuto Socrate, Platone, Giulio Cesare e via dicendo e che questo viaggiare dell’acqua attraverso il tempo ne fa un elemento speciale del nostro universo, in particolar modo da quando si è scoperto che possiede, in un certo senso, una sua “memoria”. In pratica, quello dell’acqua è un universo affascinante e complesso sul quale l’uomo ha fondato religioni, ha scritto poesie, ha provveduto a sviluppare tecnologie. Ha tentato anche di imbrigliarne la enorme potenza e qualche volta ci è riuscito altre volte no. Anzi, nel tentativo spesso l’uomo ha causato disastri immani, compromettendo l’equilibrio idrogeologico con conseguenze tragiche. Basti pensare alla cementificazione degli argini dei fiumi, che così aumentano la velocità del flusso provocando tragedie ad ogni esondazione. Senza parlare delle dighe, costruite spesso per creare dei bacini idrici da sfruttare per la produzione di energia elettrica. E spesso si tratta di operazioni rischiose se non si adottano i giusti metodi e se certe strutture vengono fatte in luoghi non idonei: la tragedia del Vajont docet. Se ci pensate bene, anche se il pensiero può sembrare ingenuo, il ciclo dell’acqua che dai mari risale per varie vie, soprattutto per evaporazione, e attraverso le precipitazioni va a formare sotto terra le vene e le sorgenti che poi la porteranno di nuovo verso il mare, un che di magico la cosa ce l’ha. Poi arriva l’uomo e il suo bisogno d’acqua che, spesso senza scrupoli e competenza, canalizza le sorgenti direzionando le loro acque per dissetare intere città, irrigare campi, e quindi, inserendosi nel ciclo naturale e integrandolo, si sforza di portare benessere a intere popolazioni. Tutto questo, fino a che la Natura non manifesta cambiamenti epocali, come purtroppo sta già avvenendo: ad esempio, la diminuzione della piovosità in certi territori e la loro progressiva desertificazione; oppure fenomeni abnormi di piovosità mai visti prima che causano tragedie e rovina. Colpa del clima che sta irrevocabilmente cambiando, dicono tutti: ma di chi è la colpa? E, soprattutto, dove sono gli uomini di buona volontà e di sana preveggenza che decidano di invertire certe tendenze suicide? Viva la produzione globale, viva Babbo Petrolio, viva il profitto ad ogni costo! Passi per gli eventi sismici, sui quali poco possiamo agire e che sono anche loro deleteri per l’equilibrio idrico, provocando deviazioni dei corsi sotterranei delle falde acquifere e quindi la necessità per l’uomo di trovare altre fonti di approvvigionamento. Insomma, pare che per quanto riguarda questo delicato argomento si giochi a mettere toppe su un sistema che, scusate la facile ironia, fa acqua da tutte le parti! Naturalmente tutto questo affannarsi affinché possiamo ancora continuare ad usare il rubinetto, spesso è una lotta impari e incredibilmente difficile e costosa, tanto che spesso il gioco pare non valere la candela. Mantenere in efficienza impianti a costi accettabili per gli utenti è una scommessa vera e propria e quando la Natura smette di essere benevola e si fa matrigna sono cavoli amari per tutti, a cominciare da chi si ostina a tenere il rubinetto aperto mentre si spazzola i denti! E allora bisognerebbe cospargersi la testa di cenere, piantarla di lagnarsi del destino cinico e baro e beccarsi senza recriminare razionamenti, carestie e inondazioni. La sensazione che ci danno i segnali in atto è quella di vivere al tempo delle piaghe d’Egitto: forse non arriveranno le cavallette, ma di certo le api stanno già morendo… Perciò, finché potete, continuate pure a togliervi la sete con un bel bicchiere di acqua fresca. Per tutto il resto, usate il comprendonio e la moderazione.
Daniele Maiani
Crisi idrica, l'impegno della Ciip e lo sguardo al futuro
Da un anno c’è una profonda crisi idrica, più volte rimarcata da Giacinto Alati, presidente della Ciip, società il cui servizio tocca 59 Comuni tra le province di Ascoli Piceno e Fermo. “Nel corso di questo periodo attraverso una serie di comunicazioni puntuali – afferma Alati – abbiamo invitato i cittadini e le imprese a non sprecare l’acqua. Con il sisma del 2016, infatti, sono state in qualche modo spostate verso l’Umbria le sorgenti e fino a quando non si ricaricano e non riparte il nuovo percorso bisogna avere molta pazienza e muoversi con attenzione”. Alla Ciip, ribadisce il presidente, il compito sia di garantire l’acqua, sia di non creare allarmismi. “Questo dobbiamo farlo per il semplice motivo che con l’estate alle porte le persone devono essere invogliate a venire qui, non vanno allontanate con notizie sbagliate e in qualche caso totalmente infondate. Però gestire l’informazione con la dovuta oculatezza e correttezza ci mette nella condizione di poter dare una comunicazione puntuale, vale a dire: l’acqua a noi manca, dobbiamo stare attenti, ma di sicuro l’azienda non è rimasta con le mani in mano e, anzi, ha affrontato con determinazione la situazione sin dall’inizio”. A riprova di questo, il 18 maggio verrà inaugurato un nuovo impianto di soccorso a Castel Trosino, che aiuterà a fornire anche la città di Ascoli Piceno. “L’azienda ha messo in atto già da un po’ di tempo tutti gli strumenti per non fare mancare il servizio idrico a nessuno, ma è chiaro che se non piove non è nelle nostre possibilità fare miracoli”. Alati, su questo fronte, invita a non fare strumentalizzazioni di carattere politico. “Non vorrei che con una campagna elettorale in corso qualcuno pensi di tirare in ballo la Ciip, soprattutto in prospettiva del rinnovo tra due mesi del Consiglio di Amministrazione della nostra azienda”. Un’ultimo ma cruciale punto riguarda il progetto di realizzazione del nuovo acquedotto del Pescara, “il primo antisismico a livello nazionale” come evidenzia lo stesso Alati. “Il segretario generale del bacino centrale, De Angelis, è venuto direttamente da Roma per comunicarci che c’è già un finanziamento per i primi 27 milioni per la nuova condotta, un’infrastruttura fondamentale per il presente ed il futuro dei nostri territori”.
Andrea Braconi
"Non sprecate l'acqua": il monito del Tennacola
Come sta l’acquedotto del Tennacola? Lo abbiamo chiesto al presidente Daniele Piatti, che da due anni dirige il Servizio Idrico Integrato che fornisce servizi idrici, di depurazione e inerenti alle fogne per 26 comuni di cui 12 della provincia di Macerata e 14 di quella di Fermo. Piatti, avete riscontrato problemi per la mancanza di piogge? “Sicuramente non si tratta di una situazione di segno “rosso”, ma i cambiamenti climatici si stanno facendo sentire. Ora abbiamo le portate che normalmente registriamo a giugno e a luglio. Invitiamo a risparmiare le risorse idriche e non utilizzarle per scopi non idropotabili”. Voi veicolate il concetto dell’importanza nel non sprecare l’acqua anche nelle scuole. “Sì, è così. Oltre agli eventi per “La Giornata Mondiale dell’Acqua” istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, abbiamo prodotto delle pubblicazioni a livello nazionale e finanziamo il nostro ATO, proprio per le giornate formative nelle scuole. Solitamente si tratta di progetti che fanno capo a Istituti comprensivi che raccolgono elementari e medie”. In cosa consiste il contratto di rete stipulato con Ciip e Astea? “La prima parte dell’accordo è stato stretto con l’Astea, nel febbraio 2018. Nel mese successivo, il Ciip ha mostrato interesse e ad agosto è entrato. Si tratta di un accordo aperto, di tipo tecnico operativo, che unisce le buone prassi delle diverse aziende e migliorare la qualità dei servizi per gli utenti. Quest’anno si è tenuto un convegno durante “Tipicità” proprio per tirare le somme di quanto fatto ancora. Possiamo dire che l’accordo sta funzionando sotto diversi punti di vista: per esempio, noi di Tennacola avremmo dovuto indire un nuovo bando per acquistare un nuovo software di fatturazione. Grazie a questo accordo, utilizziamo quello del Ciip. I vantaggi non sono solo dal punto di vista del risparmio economico, ma anche per il fatto che un’ampia fascia di territorio avrà la stessa bolletta per ciò che riguarda il layout di lettura. Inoltre, stiamo lavorando per una piattaforma unica degli acquisti. Questo accordo è importante anche dal punto di vista politico perché quando davanti a stakeholder internazionali, autorità di bacino, Regione ora parliamo come interlocutore unico. Questo ha facilitato i rapporti e snellito le pratiche”. Per recuperare la sorgente di Montemonaco ci vorranno anni. L’Ingegner Carlo Iommi del Ciip, per questo motivo, auspicava un’interconnessione dei bacini idroelettrici. Sarebbe possibile? “Servirebbe fare degli approfondimenti geologici e idrogeologici. In ogni caso, c’è già un accordo in essere perché il Ciip ha avuto diversi danni a causa del terremoto per ciò che riguarda le portate. A noi ha portato solo problemi dal punto di vista dell’accessibilità alle infrastrutture ma non alla portata”. La sede del Tennacola non sarà più a Sant’Elpidio a Mare? “Negli ultimi anni sono aumentate le incombenze e abbiamo assunto nuovo personale. Abbiamo utilizzato tutti gli spazi possibili, in ogni ufficio ci sono quattro persone, non abbiamo più una sala riunioni. Mancano gli spazi: non c’è ancora nulla di ufficiale, ancora non si è tenuta l’assemblea con i sindaci. Per ora una delle ipotesi è l’area Brancadoro perché fruibile e di facile raggiungimento, con parcheggi ottimali, restando nel territorio di Sant’Elpidio a Mare, comune che ha visto nascere questo consorzio nel 1903”.
Silvia Ilari
Clima e precipitazioni, dove stiamo andando?
L’uomo esercita un’influenza crescente sul clima e sulla variazione della temperatura terrestre. Gli scienziati da tempo hanno lanciato l’allarme riguardo l’alterazione degli equilibri ambientali, frutto dell’inquinamento atmosferico che sta comportando l’inevitabile surriscaldamento del globo. “Abbiamo avuto un clima con delle oscillazioni verso l’alto e verso il basso – ha spiegato Redo Fusari dell’ Osservatorio Geofisico Sperimentale di Macerata -. Negli anni 2000, in particolar modo, si è verificato un incremento delle precipitazioni, mentre un abbassamento del livello quantitativo di pioggia sulla nostra regione, caratterizzò gli anni ‘90. Questo sta a dimostrare che gli andamenti pluviometrici sono stati abbastanza variabili. Infatti, la regione Marche, si trova in una fascia climatica particolare anche perché a contatto con quella tropicale in cui c’è un andamento pluviometrico completamente diverso. Ogni tanto l’influenza di queste correnti, provenienti dall’Africa, provocano cambiamenti particolari, ma tutto sommato non abbiamo subito un crollo per ciò che concerne la quantità di pioggia. L’importanza sta nell’osservazione del rapporto tra pioggia che cade e quella che evapora”. Dunque, cosa bisognerebbe fare? “Poiché oggigiorno di acqua se ne consuma sempre di più, sarebbe bene accumulare quella in eccesso che cade nei mesi invernali in grossi bacini di raccolta e piano piano ridistribuirla in estate – ha proseguito l’esperto del settore meteorologia e climatologia -. La pioggia è una ricchezza. Basti pensare che, quando gli astronauti si dirigono sul pianeta Marte per ricercare possibili forme di vita, una delle prime cose che osservano è la presenza d’acqua. Quest’anno il fenomeno delle nevicate, anche a bassa quota, è stato pressoché nullo. La neve è preziosa poiché, quando si scioglie, viene assorbita lentamente dal terreno, riempiendo quei serbatoi naturali che ci sono sotto le montagne e colline, poi risalendo rigenera la superficie e quindi l’intera vegetazione. Ad oggi nevica poco e l’acqua, a fine anno, si manifesta per lo più sotto forma di acquazzoni e temporali. In tal modo ne perdiamo il suo reale beneficio perché scivola verso il mare. Infatti, se facciamo un bilancio della piovosità annuale dell’acqua precipitata durante l’anno nelle nostre zone, noteremo che sommariamente la quantità delle le precipitazione è pari a 700-800-900, anche più di 1000 millimetri all’anno. Il beneficio, come già accennato, sta però nel modo in cui le precipitazioni si manifestano poiché, se con acquazzoni, gran parte dell’acqua va verso il mare e nulla viene sfruttato”. Previsioni future? “Adesso pensiamo all’andamento particolare di questo periodo – ha concluso Fusari -. Ci sono alti e bassi: gennaio è stato mite, marzo è sembrato maggio, la pioggia è stata scarsa, il Po è rimasto in secca e tutto ciò a causa del cambiamento delle condizioni climatiche. L’atmosfera si è surriscaldata e così anche il Polo Nord, qui il vortice polare e l’aria fredda che gira in senso antiorario nei mesi invernali comincia a sfaldarsi dando così origine al fenomeno dello Stormwarning. Il clima, diventando così irregolare, rende l’irrorazione del suolo non uniforme. Tutto questo complica il nostro vivere, ma noi possiamo difenderci sprecando meno e conservando acqua attraverso invasi e adottando un comportamento adeguato che non ci faccia eccedere nel consumo dell’energia. Dobbiamo rispettare l’ambiente e conservare gli alberi, i quali sono il tramite con sole e terra. La natura farà il suo corso e se quest’ultimo muterà, non avremmo più tempo per tornare indietro”.
Federica Balestrini