Pesca pesca pescatore...
Uno dei mestieri più antichi del mondo, quello del pescatore, dei più sudati, e dei più soggetti all’alea. Il rischio è quello di non prendere niente da portar a casa e quindi di non avere sostentamento, nonché quello di dover affrontare un elemento (il mare) che tanto affidabile non è. Di solito il mare è moderatamente generoso, o almeno lo era finché non lo abbiamo razziato indiscriminatamente, inquinato e via col tango. Ma anche in tempi andati non sempre era così, se nel Nuovo Testamento abbiamo la narrazione dell’episodio della pesca miracolosa avvenuta al termine di una giornata infruttuosa di lavoro per intercessione del Signore, mosso a compassione dei poveri pescatori stremati di fatica a fronte del pochissimo pescato. La pesca fu abbondantissima dopo il miracolo, tanto da far pensare, oggi, che la fauna ittica del posto sarebbe stata a rischio d’estinzione: insomma, se fosse successo di questi tempi sarebbe scattato un fermo pesca tecnico! Come dire che comunque i pescatori a pescare ci devono andare, ma se non tribolano come caimani a mettere su il pranzo con la cena sia per loro che per noi, che in acqua ci bagniamo i piedi e solo d’estate, non siamo contenti. Perché, diciamoci la verità, come si fa a rinunciare a una bella cenetta di pesce ogni tanto? E quindi oggi che, nonostante la tecnologia, pescare rimane uno dei mestieri più duri e pericolosi anche in un mare relativamente tranquillo come il nostro, chi vive di pesca avrebbe bisogno di aiuto e di regole snelle e attuabili, non certo di mille laccioli burocratici che complicano di più una vita già non facile. La pesca poi come tutte le attività umane non sfugge alle regole del vivere: può essere un divertimento, se vado con la mia canna sul molo a passare il tempo; può essere un lavoro artigianale se diventa un modo per guadagnarsi da vivere con un impegno di lavoro e conoscenza del campo quasi totali; e può essere vera e propria industria se la pesca la si pratica con impiego di vere e proprie navi con attrezzature dedicate alla individuazione e al trattamento in navigazione del pescato. La pesca è un patrimonio culturale di un popolo, tantoché ogni popolazione ha il suo modo di pescare e si specializza nella ricerca di determinati tipi di pesce. E’ vero anche che pescare senza regole è una strada che porta alla rovina, ma è anche vero che attività con troppe regole alla fine soffocano il lavoro. Come è altrettanto vero che l’andare per mare a pescare, al di là della indubbia fatica, ti dà l’impressione di vivere la quintessenza della libertà; e la libertà, checché se ne dica, di regole ne vuole poche. E qui cadono quanto mai a proposito le parole della canzone di Pierangelo Bertoli: “…pesca pesca pescatore, pesca non ti fermare”!
Daniele Maiani
Il mare diviso in due non piace alla Confcommercio
All’interno della struttura di Confcommercio esiste sia il comparto dei ristoratori che quello delle pescherie e del commercio ambulante di pesce. “Il fatto che noi ricadiamo sotto il compartimento di Termoli e che la nostra chiusura è dal 28 agosto all’11 settembre è favorevole per la parte della ristorazione, ma sicuramente sfavorevole per la parte del commercio ambulante e al minuto” spiega Maria Teresa Scriboni di Confcommercio Marche Centrali. “Quello che sembra strano - prosegue - è che ci sia questa divisione dell’Adriatico in due periodi. Forse sarebbe stato più agevole che il periodo fosse stato unico, come prima. Invece fino a Civitanova si è pescato fino al 31 luglio. Questo mare diviso in due è un po’ strano, c’è molta perplessità e abbiamo recepito malessere dai nostri associati”. Come arginare queste problematiche, magari a partire dal prossimo anno? “Quest’anno la politica ha fatto questa scelta, sulla quale si può fare ben poco; la data è arrivata, le licenze di pesca riconsegnate, figuriamoci se è ipotizzabile qualsiasi azione. Ma sicuramente per il prossimo anno gli operatori chiedono di muoversi per tempo, soprattutto per la parte del commercio al minuto e ambulante che è rimasta fuori dai giochi e vorrebbe essere un po’ più incisiva.” Cosa rappresenta il comparto pesca per il territorio provinciale, troppo spesso lontano dai riflettori? “Sì, purtroppo è un comparto sempre poco tenuto in considerazione, sia nelle istituzioni che nelle sedi politiche che contano. È la nostra origine, ma non è il nostro futuro. I paesi della costa nascono con questi incipit un po’ marinaro, ma le barche vengono sempre più dismesse e i pescherecci diminuiscono. C’è poca attenzione nei confronti di questo settore, sopravvive ancora il commercio al minuto e dell’ambulantato e qui come associazione dobbiamo fare un lavoro più importante per tutelare un comparto che, di fatto, non è secondo a nessuno per la filiera ma che se non lo si aiuta rischia veramente di scomparire.”
Andrea Braconi
L'importanza del fermo pesca
Nelle Marche, per la prima volta, il fermo pesca si sdoppia. Dal 31 luglio al 10 settembre, stop da Trieste ad Ancona e dal 28 agosto all’8 ottobre da San Benedetto a Termoli, con il litorale territorialmente riconducibile alla 5^ provincia delle Marche che rientra in questa seconda ipotesi di fermo biologico. Salvo sorprese dunque, in relazione al mare Adriatico le attività di pesca riprenderanno nel mese di ottobre, ma non a pieno regime: nei 60 giorni successivi al provvedimento, infatti, il divieto di pesca potrà essere in vigore nei giorni di Venerdì, Sabato, Domenica ed in tutti i giorni festivi. Ipotesi, dicevamo, perché il tutto dovrà comunque essere ufficializzato con apposito decreto di imminente uscita, anche se forse sarebbe stato meglio se una decisione definitiva fosse stata presa per tempo. Quali le reazioni a tali provvedimenti? Abbiamo gettato lo sguardo in direzione Porto Sant’Elpidio, cittadina che vanta una lunga tradizione marinara ed è luogo privilegiato per la pesca grazie alla presenza di fondali bassi, che influiscono in maniera positiva sulla qualità dell’habitat e quindi sulla genuinità del pescato e, importantissimo, alla scarsa presenza di mercurio e piombo determinata dal ridotto numero di industrie sul territorio: “Tutto è ancora in via ufficiosa – afferma il Sig. Giuliano De Santis, presidente dell’Associazione Assoittico (Ass. Acquirenti del Mercato Ittico di Civitanova Marche) – anche se riteniamo che il fermo pesca sia indispensabile. Forse andrebbero ridiscusse le date, in considerazione del fatto che il pesce si riproduce in differenti momenti dell’anno. Inoltre, il fermo biologico va valutato anche in base ad altri fattori: proprio in questi giorni di vendita all’ingrosso, possiamo notare che alcune tipologie di pescato (ad esempio la rana pescatrice e le piccole soglioline, le cosiddette “zanchette”), sono molto piccole”. Tutelare il tesoro ittico locale quindi, appare condizione essenziale anche per scongiurare il “pericolo” di ritrovarsi nel piatto un pesce di provenienza estera: “Anche a nome dei 100 associati Assoittico del Centro Italia - ha concluso De Santis - invito a dare all’utente questo tipo di messaggio: anche durante il fermo pesca trovate pesce fresco proveniente dalla piccola pesca (retine), pesce azzurro che garantisce qualità, omega tre e quindi salute. Consigliabili anche i frutti di mare dalla provenienza tracciabile, depurati e legali”. L’importanza di un cibo a km zero e di qualità quindi, è da mettere in relazione non solamente al piacere del palato, ma anche e soprattutto al benessere fisico. Altre soluzioni per evitare il fermo della pesca nei mari italiani possono essere il modificare la metodologia di pesca (ad oggi troppo intensiva), nonché valorizzare i piccoli mercati e la piccola pesca. In attesa che, nel 2018, il nuovo sistema tenga conto sia delle esigenze di riproduzione della specie, sia di quelle economiche delle marinerie.
Uberto Frenquellucci
Sdoppiamento date fermo pesca. Anzi, (forse) no
Il fermo pesca spacca in due la regione. Lo scorso 13 luglio, la Coldiretti Impresapesca ha fatto sapere che in base alla decisione presa al Ministero delle Politiche agricole, nelle Marche il fermo pesca avrebbe comportato uno sdoppiamento di date, con lo stop il 31 luglio per Pesaro e Ancona e il 28 agosto per San Bendetto del Tronto. In questo modo però, si è venuta a creare l’anomalia per Porto San Giorgio - appartenente alla fascia del fermo da fine agosto - che però ha due delle sue imbarcazioni che partono dal porto di Civitanova - appartenente invece alle date fissate per Pesaro e Ancona - ma vendono al mercato sangiorgese. Al momento di andare in stampa il Sindaco Nicola Loira attende aggiornamenti da parte del Ministero: “Penso che associazioni di categoria e sindacati abbiano riaperto il tavolo e chiesto di riportare per lo meno il compartimento di San Benedetto insieme a quello di Ancona”. Anche secondo i pescatori le due date che dividono la regione non hanno senso, tanto valeva una data unica: “La cosa auspicabile - spiega Loira - sarebbe che tutta la regione applicasse il fermo nello stesso periodo, non hanno senso due fermi diversi perché il territorio è unico e il mare è unico e anzi sarebbe il caso che si uniformasse allo stesso fermo anche l’Abruzzo. Da noi si crea questo problema per il fatto che due motori che attraccano al porto di Civitanova e vendono nel nostro mercato - anche se sono solo due, un sangiorgese e un civitanovese - si troverebbero con un mercato chiuso nel periodo di loro pesca e al contrario con il mercato aperto quando loro fermano. Per loro sarebbe un disagio perché al mercato di Civitanova non ci potrebbero andare se non vendendo per ultimi, cioè dopo che tutti gli altri hanno già esaurito tutto il pesce, da noi se il mercato è chiuso non possono venire, quindi dovremmo decidere se aprirlo solo qualche giorno per loro”. Pare quindi che il Ministero debba decidere: “Sembrava che andasse nella direzione di unificare il fermo e farlo nel mese di settembre, quindi da Ancona a Civitanova fermerebbero dalla fine di luglio a metà settembre perché il compartimento di San Benedetto nel quale rientriamo noi e la prima parte dell’Abruzzo fermerebbe a settembre fino ai primi di ottobre”. Sembra che la prima decisione di sdoppiamento delle date fosse propedeutica ad arrivare nel 2018 all’eliminazione del fermo che secondo la stragrande maggioranza dei pescatori, tra luglio e agosto, è del tutto inutile, tra l’altro nel periodo clou del turismo: “E’ stato sempre un controsenso - ammette Loira - anche nei nostri ristoranti, frequentati da turisti, con il fermo nel mese di agosto, considerato che il pesce del medio Adriatico è uno dei migliori ed è già di per sé un grande strumento di promozione turistica, farlo mancare sulle tavole non è auspicabile”. Quali i tipi di barche sono coinvolte dal fermo pesca? “Non riguarda la piccola pesca, di piccoli pesci e piccole quantità legata anche alle condizioni del mare; il fermo riguarda i moto pescherecci e pesca a strascico i quali a meno che non sia proprio mare grosso escono lo stesso”. Quali novità sulla questione Porto adesso che è stato riconfermato sindaco e che ha assunto la delega alla pesca? “Mi sono recato in Regione - ci appelliamo all’ente perché il porto è regionale - per individuare insieme ai tecnici possibilità infrastrutturali che rallentino l’inesorabile processo d’insabbiamento che è una delle questioni fondamentali per la pesca. L’ideale sarebbe trovare una soluzione definitiva che consenta di dragare ogni 3 anni, mentre adesso draghiamo 2 volte all’anno senza avere risultati e con un cospicuo esborso economico. Si tratta di valutare la possibilità di costruire un braccio, un pennello che ostruisca l’ingresso della sabbia sul canale di accesso che vada a intercettare la sabbia che entra nel canale. Era l’iniziativa dei concessionari del porto, noi andiamo a riproporla facendola nostra per cercare di rilanciare il mercato visto e considerato che, come vongolare, siamo uno dei comparti più importanti dell’Adriatico. Ora dobbiamo vedere come la pensa la Regione”.
Serena Murri
Malcontento generale tra chi va in mare
Cosa resta di un mestiere difficile che normalmente si tramanda di generazione in generazione? Basta chiedere ai proprietari di barche che si trovano nei porti del Fermano, dal più grande al più piccolo, e viene fuori che spesso il pescatore fa lo stesso lavoro che faceva suo padre, così come suo nonno e il suo bisnonno. E nonostante vi siano diversi extracomunitari che si accostano a questa attività, ci sono ancora casi sporadici di trentenni che scelgono di seguire il mestiere dei padri, sebbene questi ultimi non li abbiano incoraggiati e la licenza di pesca sarebbero pronti a venderla al primo offerente piuttosto che continuare in quello che, come si sa, è un mestiere duro e faticoso (anche se meno logorante rispetto a cinquant’anni fa). Le difficoltà ci sono sempre state ma oggi tutto è reso più complicato dalla burocrazia e dalle regolamentazioni da rispettare. A quanto dicono, aumentano vincoli e regole, dalla sicurezza, al pescato, alle reti. Aumenta la tassazione, così come i rincari del carburante sempre più difficili da ammortizzare (per le imbarcazioni più grandi si parla di 1500 euro di gasolio al giorno che fanno 6000 euro a settimana). Un settore strategico per l’economia della regione, con un giro d’affari di 150 milioni per circa 1000 addetti, gli stessi addetti ai lavori secondo i quali il settore arranca. Il malcontento dei pescatori arriva da più parti, indipendentemente dal porto nel quale attraccano le loro barche, e dopo la recente polemica sul fermo pesca con lo sdoppiamento delle date che divide le Marche in due, molti hanno commentato che allora tanto valeva fare una data unica per tutta la regione. Ancora una volta il parere è unanime: il fermo non serve. Un concetto più volte ribadito e rimasto inascoltato. “Basterebbe razionalizzare la pesca e pescare pesci più grandi” il parere di qualche pescatore che lavora sulla costa fermana. E intanto il portafoglio langue con delle indennità relative al 2015 che non sono state ancora pagate, mentre quelle previste per il 2017 verranno erogate nel 2018. Dulcis in fundo, ci vuole attenzione anche nell’osservare scupolosamente la regolmentazione sulle reti: per la pesca a strascico servono maglie da 40 centimetri che quando le tiri si stringono e il pesce piccolo esce fuori. E le multe sono salate, basti pensare che per 5 chili di pesce piccolo sotto misura di 20 centimetri si può arrivare fino a 30/40 mila euro di sanzioni!
Serena Murri