CICLISMO - Dopo un’impresa del genere, lui parte dai ringraziamenti: “Vorrei ringraziare in particolare mia moglie, che mi segue sempre e mi assiste in tutte le trasferte. Poi tutti i componenti della squadra ASD Planet Fitness Bike, che mi hanno accolto nella squadra, incoraggiato, istruito e consigliato; ed infine il mio coach che insieme agli allenamenti settimanali ed ai sempre preziosi suggerimenti, mi trasmette la carica necessaria per affrontare questo tipo di competizioni“.
Parole e musica di Luigi Luciani, il 52enne di Porto San Giorgio che, nei giorni scorsi, ha portato a termine la “Otzaler Radmarathon”, cioè la più difficile ed estrema Gran Fondo ciclistica d’Europa, in grado di sfiancare anche i più noti professionisti del pedale. Sono state 10 ore, 51 minuti e 44 secondi di grande fatica (questo il tempo impiegato da Luciani), alla fine di questa tremenda competizione che si snoda fra le Alpi, passando fra diverse cime a cavallo dell’Austria e l’Italia, con 5.500 mt di dislivello suddivisi su 40,5 km di percorso pianeggiante, 95,7 km di durissima salita e 101,9 km di spericolate discese.
Piazzamento finale: 424° su 1000 coraggiosi partecipanti: sicuramente un risultato di grande rilievo, considerando che Luciani era alla sua prima esperienza: “E’ stata una soddisfazione enorme, indescrivibile – ha proseguito - considerando che la passione per il ciclismo mi è venuta solamente nell’ultimo lustro. Il 2015 è stato pieno di soddisfazioni e di avventure per il sottoscritto, ma non solo. Infatti, in tutte le occasioni le ho condivise con i compagni della nostro team: dalle Gran Fondo Marchigiane, passando per la Gran Fondo del Sale di Cervia, alla Nove Colli di Cesenatico, alla Sportful di Feltre, al Brevetto del Monte Nerone, alla scalata dello Zoncolan. Per me il ciclismo, scoperto ripeto in età non più giovanissima, è stato e continuerà ad essere vissuto come una sorta di sfida con me stesso. Migliorarsi solo di qualche minuto a distanza di 1 anno, magari nella stessa gara, per me equivale ad una grande vittoria”. Ed allora: ad majora, Luciani!
Uberto Frenquellucci