Rimini a giugno

Di Sergio Soldani Era stato un maggio incerto, forse eccessivamente nuvoloso, arrivò però il primo di giugno,Giulio Casale gestiva un chiosco con servizio bar specializzato in vendita di pezzi di cocco fresco e bevande alcoliche e non,tutte a base del gustoso e bianco frutto.

Era in società,per i quattro mesi più caldi, con il titolare dello chalet ristorante

“cavalluccio marino” Franco Nascimbeni di vent’anni più anziano di lui che per l’intero anno disponeva di quel locale organizzando nelle invernate, banchetti per matrimoni,prime comunioni e feste di laurea.

Giulio nella stagione al chiuso faceva l’ artigiano del legno,l’intagliatore.

Produceva deliziose miniature dei simboli italiani delle più note città :Duomo di Milano,Basilica di San Pietro,gondole varie. Oggettini per i quali i turisti stranieri,specialmente quelli tedeschi,andavano letteralmente pazzi . Distribuiti per le varie attività commerciali della città simbolo del turismo romagnolo,gli rendevano abbastanza bene .

Egli non si era mai sposato e con i guadagni in più di esperto barman del cocco

aveva, a quarantasette anni messo da parte una certa cifretta con la quale pensava a far vivere agiati, Sonia e Andrea i figli di sua sorella Marisa,nipoti affezionati di quello zio così generoso.

Capitò un giorno che una bella coppia di giovani albanesi trentenni,si avvicinò al banco del chiosco chiedendogli, con fare magari un po’ prudente, della cocaina, per trascorrere una eccitante giornata e susseguente nottata.

Dapprima, il geniale intagliatore cercò di convincerli che ci fosse un equivoco,non senza destare un’ evidente scontentezza dei due che andavano a colpo sicuro e gli dissero di non fare il furbo,perché avevano avute delle precise indicazioni,nientemeno che da Tirana.

Allora Giulio tagliò corto e disse loro:”Guardate, in quella via parallela del lungomare, arrivate al numero diciotto,suonate al campanello del citofono per quel cognome...Da qui è un quarto d’ora a piedi.”

I due arrivarono prestissimo a destinazione. Come giunsero alla porta

dell’abitazione al terzo piano,venne ad aprire un gigante di due metri barbuto,che puntò alla fronte del ragazzo una pistola con silenziatore, e sparò un solo colpo che uccise il malcapitato...La ragazza fuggì terrorizzata e fuori dall’edificio,cominciò a correre fino a trovarsi al centro del lungomare gridando forte:”Help me”,convulsamente.

La soccorse l’agente stagionale della polizia municipale Giuseppina Cionfrini,dandole temporaneo rifugio nell’automobile di servizio.

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