Evaristo Spada

Di Sergio Soldani Curioso e bizzarro ex infermiere del reparto psichiatrico dell’ospedale di Isernia, si era innamorato perdutamente della badante del nonno Alvise di novantatre anni. La giovane donna aveva gambe lunghe e forti, occhi cerulei, e proveniva dall’Ucraina, si chiamava Svetlana. Il medico del nonno l’aveva invitata a cena almeno tre volte; egli, ricco vedovo proprietario di oltre duecento ettari la voleva con se per sempre ma Svetlana era molto romantica e aveva l’ambizione di non diventare una domestica fra le domestiche.

Però Evaristo sognava la ragazza dell’est durante le notti, le parlava poco perché fin da bambino era balbuziente e sapeva quanto fosse sentimentalmente compromettente quello stato di impedimento conversativo, infatti l’unica fidanzata della sua vita, Elisabetta, figlia del fattore Corbelli scomparso recentemente, lo lasciò per il capitano della polizia municipale. Da tre anni lui tentava di dirle questa frase interrogativa: “Oggi assistiamo il nonno insieme?”. Si impuntava sempre sulla doppia esse del verbo assistiamo. Non ci riusciva e si chiudeva in se sempre più fino a saltare il pasto, e troppi ne aveva saltati…

Quell’aprile freddo avrebbe voluto andare in gita nelle belle campagne del basso Lazio con il suo milleotto turbodiesel ma da solo non gli andava e Svetlana in uno dei rari giorni di libertà non avrebbe distinto nemmeno il suo invito, la sua appassionatissima richiesta…

Disperato, la sera del Venerdì Santo tentò il suicidio con una massiccia dose di barbiturici; lo salvò il suo amico Gabriele Basetta che aveva la chiave del monolocale dove lui viveva. Aprendo preoccupato la porta d’ingresso lo trovò supino sul letto a braccia incrociate che boccheggiava, tra l’altro costui era anche un componente della croce azzurra locale… Lo portarono in un battibaleno a Campobasso in rianimazione, dopo una battaglia di una settimana era fuori pericolo.

Uscito da dieci giorni, durante la cena di riconciliazione con l’esistenza, gli amici più fedeli lo festeggiarono, c’era anche la cugina Rachele e, sorprendentemente, Svetlana che al momento del Parrozzo, dolce tipico, gli sfiorò prima e gli strinse poi la mano destra. Evaristo per la gioia credette di ricadere in coma!

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