Entrino, Signori, entrino...!

Uno dei luoghi comuni più conosciuti quando si parla di risorse da destinare a questo o quel progetto o evento e i soldi sono pochi, è quello della coperta stretta. Il riferimento, in pratica, è quello di due persone che devono dormire in un letto grande, ma la coperta che li deve proteggere dal freddo della notte è più stretta del letto e quindi non basta per tutti e due. Di più: se uno comincia a tirarla, per averla tutta per sé, perché nel sonno ha freddo, la lite che ne scaturirà è certa.

Tutto questo preambolo per parlare di una situazione che da un punto di vista concettuale è simile, anche se il contesto e chi l’agisce non sono solo due persone, ma le molte che abitano un territorio: il nostro. Andiamo per ordine. Tutte le Marche contano poco più di un milione e mezzo di abitanti, all'incirca la metà di quelli che vivono a Roma città. Ora, fatte le dovute proporzioni, gli abitanti delle Marche vivono comodi nel senso che lo stare stretti, stipati, non sanno nemmeno cosa significhi. Le nostre città sono piccole, la vita scorre secondo ritmi meno serrati, tutto é veramente a misura d'uomo o almeno non è frenetico. Ma... Ma quello che funziona in una metropoli di quasi tre milioni di abitanti, da noi è solo fantascienza: ad esempio, è quasi impossibile, sempre con le dovute eccezioni che confermano la regola, poter organizzare da noi eventi culturali, musicali o legati a particolari periodi dell'anno, che portino nei territori di chi organizza masse di gente desiderosa di sapere, di divertirsi e di spendere (cosa, questa, che in una economia asfittica come questa che la nostra società ha prodotto assume un’importanza molto elevata). Si può sempre provarci, ma la lotta è impari, si tratta di una fatica il più delle volte sprecata, sempre titanica e scarsamente pagante. Il perché è nei numeri, nelle distanze e … nella coperta corta. Infatti, per far sì che un evento funzioni anche nel business dell'intrattenimento bisogna, come nella fisica atomica, raggiungere la massa critica. Bisogna, in soldoni, fare in modo che un numero congruo di persone si lasci attrarre da un qualsivoglia avvenimento in modo che altra gente s’incuriosisca e si senta attratta a sua volta a partecipare, in base al principio: vanno tutti lì, evidentemente è bello, divertente e piacevole e allora ci vado anche io.

Questo meccanismo lo conoscono anche i bambini, anche Collodi nelle avventure di Pinocchio mandava a prendere i bambini per portarli al Paese dei Balocchi con Bus navetta ante litteram! Ma da noi hai voglia a imbonire ed ammaliare la gente con varie e variegate proposte: la coperta è corta..., e non consente certo di operare troppe scelte, quando non ti obbliga a farne una sola e, spesso, manco quella. Parliamo ovviamente di “coperta” come metafora della pecunia che serve per potersi permettere certe opportunità che ti piacerebbe cogliere. Insomma, gira e rigira, si riduce tutto a una questione di soldi: se quelli scarseggiano, o ci fai la spesa o ti vai a divertire, ma a stomaco vuoto! E lo spettacolo che un osservatore amaramente scanzonato si trova davanti è quello di una folla di persone smarrite che vagano tra richiami di ogni genere di “sirene” che da ogni campanile delle nostre città invitano a partecipare a ogni genere di appuntamenti che promettono cultura, cibo, musica, divertimento. E il peggio sta nel fatto che spesso tutti questi richiami sono fatti per suscitare aspettative fallaci e menzognere, non rispondenti alle promesse, se non addirittura artatamente aggiogati a scopi meramente commerciali. In pratica : “Entrino, signori, entrino al Circo, che più persone entrano più bestie si vedono!”.

Ora mi domando, e non sono il solo a chiedermelo: non sarebbe il caso di piantarsela di ragionare secondo il principio del campanile, e cominciare a progettare in sinergia gli eventi che coinvolgono un così vasto territorio così poco popolato? Molto probabilmente esiste un problema di fondo che impedisce questo, ed è un problema culturale: la cooperazione non è una cosa che viene spontanea, la sua pratica e i benefici che porta devono essere studiati e programmati di comune accordo tra le varie realtà amministrative del territorio, quindi assimilati, fatti propri e poi applicati. Si eviterebbero così infiniti doppioni di eventi, piccoli e grandi, si migliorerebbe l’offerta e si risparmierebbe denaro. Fidarsi reciprocamente è una questione solo apparentemente di “pelle”: è educazione, cultura del rispetto, del costruire insieme. Come diceva il fondatore del judo, il Conte giapponese Jigoro Kano: “Il progresso attraverso la mutua prosperità”, che poi è uno dei canoni fondamentali della disciplina; assieme all'altro: “Il miglior impiego dell'energia attraverso il massimo risultato con il minimo sforzo”.


E allora, come in altri campi, la sinergia ha già dimostrato di poter funzionare, vedasi ad esempio la realizzazione del museo diffuso nel territorio: ottimo esempio di come le cose, ancorché non ancora perfettamente a sistema, danno risultati utili a tutti, semplicemente cooperando in un progetto comune. E’ ora di applicare questa strategia operativa mettendo a sistema eventi, manifestazioni, sagre e tutto ciò che investe il territorio in modo da creare un calendario di appuntamenti che permetta alle persone di poter fruire di un intrattenimento privo di accavallamenti e duplicazioni che, alla fine della “fiera” (tanto per restare in tema!), non giovano proprio a nessuno.

Daniele Maiani

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