Associamoci. Perché l’associazionismo è fondamentale per la nostra società? E quali rischi corriamo rinunciandoci o sostituendolo con i canali virtuali?

CI VEDIAMO IN PIAZZA... SUL WEB. COME CAMBIA NEL TEMPO LA VOGLIA DI STARE INSIEME E COSA STIAMO PERDENDO

Tra la mia generazione e quella di oggi c’è un abisso che somiglia alla “fossa delle Marianne”. Io e i miei coetanei apparteniamo alla razza di quelli che bisognava incontrarsi faccia a faccia per parlare, discutere, fare le cose insieme, e da qui il passo successivo era magari quello di formalizzare un gruppo, un’associazione con una connotazione precisa: culturale, teatrale, sportiva, sociale, politica… I giovani di oggi sono quelli che, più che essere in contatto, si contattano: può sembrare lo stesso, ma non lo è, perché il “contatto” include il concetto della fisicità, mentre il “contattarsi” è un fatto esclusivamente virtuale da espletarsi virtualmente, appunto, attraverso “La Rete” che, spesso, è insidiosa come quella di un ragno velenoso.

Oggi sempre più ci si parla, ma non ci si vede o, se ci si vede, lo si fa attraverso una web cam: la quale, come si sa, è asettica e esclude vari organi di senso, come il tatto, l’odorato, tutto ciò che la Natura ci ha dato per trasmetterci informazioni realistiche degli interlocutori. Insomma, non ci si “fiuta” più, il conoscersi, il frequentarsi è mediato da un vetro che è quello di uno schermo, che si frappone fra due interlocutori. E quel benedetto vetro dello schermo ha cambiato il modo di ragionare, relazionarsi, di agire. In verità, le prime avvisaglie c’erano già state negli Anni Sessanta, con l’avvento della televisione per tutti e dell’automobile. Anche lì c’è di mezzo il vetro, che fa da filtro e da scudo, ad esempio, all’aggressività degli automobilisti che, allora come ora, com’è noto, sono spesso gli uni contro gli altri armati: al sicuro tra i vetri della propria vettura, e dunque al sicuro da ogni pericolo di contatto fisico, si sgomma mollando sia i freni meccanici che quelli inibitori dando sfogo alla rabbia che, di persona, faccia a faccia, mai si avrebbe il coraggio di esprimere.

Per quanto riguarda l’avvento della televisione, invece, il vetro dello schermo permetteva e permette di poter guardare anche quello che accade di più brutto nel mondo senza coinvolgimento fisico, spesso con una morbosità da buco della serratura e dandoci, oltretutto, una pericolosa sensazione di essere al sicuro dalle brutture del mondo. Insomma, siamo una civiltà che si nasconde dietro i vetri degli schermi per non agire di persona, per evitare contatti che richiedono di palesarsi per quello che si è, di rischiare anche solo il giudizio degli altri. Si sa, dietro il vetro di uno schermo ci si può inventare qualunque identità. E generazione dopo generazione siamo arrivati al web, dove l’andazzo di cui sopra si è enfatizzato e i giovani d’oggi, attraverso quelli che vengono definiti “social network”, vivono una vita associativa paradossalmente solo virtuale.

Morte lenta dell’associazionismo reale, con le associazioni relegate sempre più a meri soggetti archeologici di un mondo in disuso, non si usano più e quindi una dopo l’altra chiudono. È il trionfo di un unico organo di senso, la vista che, assieme alla scrittura spesso mendace, ora comanda su tutti gli altri sensi di cui la natura ci ha dotato per permetterci un’esatta percezione dell’altro. A me dà l’idea del trionfo della solitudine dell’individuo, è come se veniamo tutti messi in un contenitore sterile che evita ogni tipo di coinvolgimento reale e ci mette al riparo da ogni rischio. E il rischio, invece c’è: la regola è quella del divide et impera, una umanità di gente sola e incapace di contatti reali si manipola facilmente, per ogni scopo; mentre una massa di uomini (magari rissosi, che discutono, litigano, ma che si stimano reciprocamente e si accordano stringendosi la mano) è una forza inarrestabile.

Mi ricordo che nella mia città, verso le sette di sera, mio padre, mio nonno, i miei zii andavano a passeggiare in piazza, incontravano amici, conoscenti e si scambiavano idee, facevano progetti in una sorta di associazionismo spontaneo di stampo romano o greco. Ecco, quelli erano i figli di una civiltà sana e vera, difendevano strenuamente i valori in cui credevano anche se contrastanti fra loro, e lo facevano anche annusandosi, toccandosi, mettendoci su anche il corpo oltre che l’anima. Ma quelli erano i figli di un’altra storia, erano i figli di due guerre... fatte, non viste alla televisione, e la paura di esporsi non sapevano nemmeno cosa fosse. E allora almeno proviamoci, salviamo il patrimonio dell’associazionismo in ogni campo, cambiamolo, adeguiamolo ai tempi, ma non permettiamo che venga disperso, fagocitato da mostri multimediali che pretendono di essere il filtro tra noi e il mondo. Un mondo Matrix, francamente, mi fa paura e non mi piace per niente. (Daniele Maiani)




LA LEGALITA' COME UNICA VIA PERCORRIBILE. IL TAVOLO DELLA LEGALITA' DELLA PROVINCIA DI FERMO E L'IMPORTANZA DELLA RETE

I dieci anni, a ben guardare i “dati anagrafici” del Tavolo della Legalità della Provincia di Fermo, verranno compiuti il prossimo anno. Ma l'unica rete territoriale regionale tra scuole e istituzioni, coordinata da Alessandra Mancini, merita un approfondimento sulle molteplici attività sviluppate e un'attenzione particolare per la capacità di coinvolgimento delle nuove generazioni.

Dalla vostra nascita ad oggi, passando per il protocollo siglato nel 2011 nella sede della Provincia di Fermo: cosa è stato e cosa è oggi il Tavolo della Legalità? “L'esigenza di creare una forte rete territoriale che promuovesse e diffondesse i valori della Legalità, della libertà e dei principi democratici fondanti ogni forma di civile convivenza è scaturita da una mia partecipazione ad un convegno organizzato dalle Politiche Giovanili a Ps, su come educare i giovani alla Legalità. Da quel primo step formativo e sopratutto dai rapporti che ne sono scaturiti con l'Associazione nazionale Libera sono stati avviati per tre anni consecutivi corsi di formazione per docenti con successiva ricaduta nei POF degli studenti. Gli obiettivi specifici dei programmi di educazione alla legalità sono stati la promozione di conoscenze, abilità, atteggiamenti e valori relativi ai concetti di: legge, uguaglianza, potere, libertà, giustizia”.

Chi siede e gioca un ruolo da protagonista in questa rete? “Era un'esigenza già fortemente sentita nelle scuole ed i dirigenti, sia degli istituti superiori che delle scuole medie, aprirono subito le porte a questa proposta. Da lì a breve sedevano intorno a quello che avremmo chiamato Tavolo della Legalità tutti i dirigenti e due referenti per ogni istituto: i Licei Classico e Scientifico, Iti e Ipsia, Istituto d'Arte e Liceo Artistico, l'Isc Porto Sant'Elpidio, le Medie di Fermo, Porto San Giorgio e Sant'Elpidio a Mare, Petritoli e Pedaso, Monterubbiano e l'Itcgt che sarebbe diventata scuola capofila del progetto e che ha ospitato tutti i corsi e le riunioni prima del 2011, quando la Provincia chiese di sedere anch'essa al Tavolo e ci vennero offerti gli spazi all'interno della Provincia. Consideriamo il 2011 l'anno dell'istituzionalizzazione del Tavolo”.

Da sempre un elemento caratterizzante è il coinvolgimento di alunni e docenti. “Educare alla Legalità ha significato per il tavolo diffondere i valori civili della dignità della persona e il rispetto dell'altro, la libertà individuale, la solidarietà, la giustizia, l'uguaglianza e il senso di responsabilità attraverso l'educazione alla democrazia. Abbiamo creduto fin dall'inizio alla forza della rete e all'importanza di condividere i nostri intenti formativi e divulgativi con le istituzioni e le associazioni che lavoravano già sui temi della giustizia, pace legalità, coinvolgendo anche forze dell'ordine, magistratura, Prefettura e mezzi di comunicazione, muovendoci così in sinergia anche con gli altri attori che si occupano di Legalità, rispetto dei Diritti, contrasto alle Mafie. Gli studenti hanno mostrato apprezzamento per l'offerta formativa proposta dal Tavolo e per la scelta di affrontare i temi dei Diritti/Doveri/Giustizia e Legalità a più voci. Abbiamo, infatti, ospitato di anno in anno costituzionalisti, magistrati, giornalisti e procuratori. La Giustizia non può funzionare se il rapporto tra i cittadini e le regole è malato, sofferto, contrassegnato dall'incomunicabilità. La giustizia non funziona sei i cittadini, siano essi giovani o adulti, non comprendono il perché delle regole”.

Da qui il vostro impegno per e sulla Costituzione. “Volevamo che non fosse una proposta occasionale, bensì un argomento affrontato organicamente scegliendo di anno in anno un tema, uno o più articoli e dando così vita alla Settimana della Costituzione. Abbiamo avuto subito al nostro fianco l'Università di Macerata e, grazie alla disponibilità di giuristi e costituzionalisti, abbiamo potuto affrontare, a partire dal 2008, la storia della nostra carta costituzionale. Con il tema della Settimana della Costituzione di quest'anno, cogente e di estrema attualità e anche drammaticità - 'I Diritti fondamentali in tempi di crisi' - abbiamo inteso dare ai nostri giovani e alla comunità intera, negli spazi aperti alla cittadinanza, un messaggio forte e costruttivo, quello che dalla crisi è possibile uscire, proprio a partire dalla carta costituzionale, dal rispetto dei diritti e dei doveri, senza scorciatoie e senza cercare strade perverse perché l'unica via percorribile e sostenibile nella vita è quella della Legalità”.

Oltre ad una nuova "Settimana della Costituzione", quali iniziative avete in cantiere per il 2015? “Siamo in contatto con l'avvocato Lucia Annibali e stiamo aspettando una data per la presentazione del suo libro. Inoltre, sta per iniziare un corso di formazione alla Pace, a cura dell'Università della Pace del Consiglio regionale Marche, con la quale siamo in stretto contatto e insieme alla quale abbiamo invitato Laura Boldrini e la Sindaca di Lampedusa”.

Al Tavolo della Legalità hanno aderito: Rappresentanti del comitato degli studenti, Provincia di Fermo, Comuni di Fermo, Porto Sant'Elpidio, Porto San Giorgio, Pedaso, Monsampietro Morico, Sant'Elpidio a Mare, Ambito Territoriale Sociale XIX, Società Operaia di Fermo, Società Operaia di Porto San Giorgio, LIPU, ANMIL, ANPI, ISML, CVM, ALOE, Associazione Falcone e Borsellino, Agende Rosse, Agesci, Antimafia 2000, Cinevisioni. Hanno chiesto di aderire: Associazione Tandem Intercultura, Comune e scuole di Montegranaro, Liceo Musicale. (Andrea Braconi)




UNA STORIA DI SOLIDARIETA'. I 150 ANNI DELLA SOCIETA' OPERAIA DI FERMO TRA FOTO D'ARCHIVIO, MULTIMEDIALITA' E VIAGGI CULTURALI

Lo scorso 8 giugno la Società Operaia Mutuo Soccorso di Fermo ha festeggiato i suoi 150 anni di attività. Quella della più antica associazione fermana è una storia che parte il 14 marzo 1864, giorno della prima assemblea costitutiva, e arriva sino ai giorni nostri. Un sodalizio che gettava le proprie basi a metà '800 stabilendo ben precise norme: istruzione popolare, assistenza ai soci in caso di infermità, malattia, inabilità ed educazione morale e civile delle classi popolari.

La sede della società, oggi sita all'ultimo piano del nobiliare Palazzo Perpenti, permette di fare un viaggio in questo lungo periodo storico. Alle pareti ne sono testimoni una serie di ritratti di tutti i presidenti dell'associazione, dal Marchese Giuseppe Ignazio Trevisani sino a Mila Basili, che ha lasciato la carica proprio lo scorso ottobre dopo diciotto anni di servizio. Ed inoltre, manifesti e diplomi, fotografie storiche, medaglioni con Mazzini, Garibaldi e Leopardi, una colma biblioteca e la camicia rossa del garibaldino Pietro Basili. 150 anni sono un punto di arrivo importante, ma anche un punto di partenza per una nuova vita della SOMS di Fermo.

Al riguardo il presidente entrante Fabrizio Concetti conferma che “il 2015 possiamo considerarlo l'anno 1, nel senso che le vicissitudini storiche passate sono state importanti, ma l'obiettivo futuro è rendere la società più solida da un punto di vista patrimoniale e numerico, nonostante che al momento contiamo circa mille soci. Ma nulla ci vieta di riuscire ad accogliere e coinvolgere molta più gente. Non dimentichiamo che la SOMS è una associazione no-profit; un avvenimento importante è accaduto proprio quest'anno, quando abbiamo voluto modificare lo statuto rimarcando il fatto che la nostra società non ha nessun carattere commerciale, ma svolge esclusivamente attività culturali, ricreative e di beneficenza”.

All'atto pratico, cosa vuol dire SOMS oggigiorno e a chi si rivolge? “Così come ben mette in evidenza il logo della società (due mani che si stringono a simboleggiare la solidarietà tra il capitale e il lavoro, ndr) cerchiamo di coinvolgere tutti, indipendentemente da estrazione sociale e fascia d'età, basta un modesto contributo di 11 euro per l'iscrizione annuale. Oggi, per ovvi motivi, l'attività della SOMS è principalmente orientata verso l'aggregazione ricreativo-culturale. Spaziamo dai corsi di cucito a quelli di yoga, tai-chi, astronomia, cinema, alla presentazione di libri. C'è il concorso biennale di poesia e teatro dialettale e poi i viaggi: lo scorso anno siamo stati in Cina e per il prossimo anno sono in programma l'Iran e la Birmania. Viaggi aperti a tutti e che si alternano alle gite di uno-due giorni per mostre d'arte o scambi interculturali con le società consorelle in giro per l'Italia. A tutto ciò si aggiungono le iniziative di beneficenza, con l'unico intento di raccogliere fondi da destinare all'acquisto di attrezzature per disabili, ai ragazzi del Don Ricci o a chi vive situazioni di emergenza, così come è stato per l'alluvione che ha colpito la Sardegna nel 2013”.

In che direzione pensate di muovervi nel divenire? “Dal un lato continueremo a valorizzare le nostre attività mettendo in risalto il valore aggiunto che viene dato da ogni singolo socio. Mentre dall'altro procederemo con una importante riorganizzazione del patrimonio sociale. L'intento è quello di creare un database dell'intero patrimonio della società, dalla catalogazione dei libri alla digitalizzazione dei documenti, foto e altri reperti storici”. (Paolo Galletti)




LA CULTURA DELLA BELLA IMMAGINE. IL GRANDE LAVORO
DELL'ASSOCIAZIONE ALTIDONA BELVEDERE

Lavoro ed entusiasmo sono le componenti che Pacifico D'Ercoli, presidente dell'associazione Altidona Belvedere, tiene a rimarcare di questi anni vissuti insieme a tanti amici, prima che soci. Dieci - di anni - dalla costituzione ufficiale, sancita nel novembre 2004. Quindici, invece, dalle prime iniziative come collettivo spontaneo. Instancabile collante di un direttivo che conta, tra gli altri, Andrea Del Zozzo nel ruolo di vice presidente, Simonetta Bonanni come segretaria e Fabrizia Pompei come tesoriere, D'Ercoli non si sottrae mai al confronto. Spalancando le porte di un gruppo di fotografi e appassionati che, al nostro territorio, ha dato e continua a dare tantissimo. Dai primi incontri, dalle firme su uno statuto alla gestione della Fototeca provinciale (voluta dalla Provincia di Fermo), passando per decine di iniziative.

Cosa c'è dentro questa prima decade dell'associazione? “C'è tanto lavoro e tanto entusiasmo. C'è tutto quello che possa diffondere la cultura della bella immagine in ogni sua forma espressiva. Fin dal 1999 abbiamo iniziato la lunga serie di mostre con cinque iniziative realizzate grazie alla collaborazione con Joachim Blueher, attuale direttore dell'Accademia Villa Massimo di Roma. Cinque fotografi tedeschi che hanno soggiornato in Altidona per due settimane, hanno realizzato un reportage e nel periodo estivo portato una loro mostra. La prima, nel 1999, fu di Ulrich Weichert, fotografo del governo tedesco che fu inviato, appena caduto il muro, nella Germania est per un reportage. Oltre a questo abbiamo realizzato circa 200 iniziative e collaborazioni che non hanno riguardato solo la fotografia”.

L'iniziativa che ricordi con maggior soddisfazione? “Tutte danno un'emozione particolare perché la ritieni sempre la più importante. Vorrei citare una grande mostra realizzata nel 2005, frutto del lavoro svolto in tutte le scuole dell'Unione Comuni Valdaso a cui hanno partecipato centinaia di ragazzi, che hanno scattato quasi 2.000 fotografie sul loro rapporto con i nonni. Nell'allestimento esponemmo tutte le strisce dei provini (più di cento). Fu emozionante vedere i ragazzi cercare i propri scatti e mostrarli orgogliosi ai familiari. Certo, anche la mostra del 2000 di Mario Dondero ci diede una grandissima soddisfazione. Per la prima volta presentammo Mario a colori. Per non citare quella di Ugo Mulas...”.

Parliamo del rapporto con il territorio e le istituzioni. “Per quanto possibile offriamo la nostra disponibilità ai comuni e alle associazioni del territorio. Oltre a mostre e proiezioni, organizziamo corsi e concorsi, partecipiamo a esposizioni e soprattutto, per quanto ci è possibile, siamo presenti a documentare fotograficamente gli eventi e le iniziative. Alcune collaborazioni sono ormai consolidate negli anni (Indivenire, Cantofestival di Amandola, Accademia Malibran). Inoltre, collaboriamo a molte iniziative rivolte ai giovani come alla realizzazione del concorso 'Riflessi di scrittura' che è giunto alla quinta edizione. A tale concorso, rivolto a tutti gli studenti degli istituti superiori delle province di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, dall'anno scorso abbiamo affiancato un concorso fotografico intitolato 'Riflessi di fotografia'”.

Oggi chi pensa a voi pensa principalmente all'imponente lavoro che state facendo come Fototeca provinciale sull'archivio di Mario Dondero. “Esattamente un anno fa abbiamo sottoscritto con Mario un accordo di comodato d'uso che ci ha permesso di iniziare un lavoro straordinario per valenza culturale e per la mole del suo archivio. Abbiamo iniziato dal colore, sezione ricca di scoperte composta da qualche centinaia di migliaia di diapositive! In un anno, con il suo aiuto, abbiamo selezionato 12.500 dia e scansionate in alta risoluzione quasi 2.000. Un centinaio saranno quelle presenti alla grande mostra che si inaugurerà a Roma, alle Terme di Diocleziano, il 18 dicembre alle ore 17. Una bella soddisfazione...”.

L'associazione in numero (e non solo): 15 grandi mostre estive (le 5 dedicate ai fotografi tedeschi e, dal 2005, quelle di Uliano Lucas, Letizia Battaglia, Tano D'amico, Francesco Cito, Romano Cagnoni, Mario Dondero, Ugo Mulas, Monica Bulaj, Fausto Giaccone e Danilo De Marco) - 5 mostre realizzate nell'ambito del Premio Volponi - le mostre realizzate con i materiali della Fototeca provinciale (I De Vecchis e la Valle dell'Aso, La mostra di Gusso, la mostra a Pedaso sulle Lastre del fondo Clementi Romani) - le mostre riguardanti le attività nelle scuole, mostre di pittura e di arte varia - le collaborazioni con comuni, scuole, Pro loco ed associazioni - la realizzazione di video ("Dicitte" su un progetto della Regione, un video per i 40 anni della Sagra delle Cozze di Pedaso e vari cortometraggi) - film tematici e proiezioni di documentari - 1 workshop con Francesco Zizola - 1 fondo di foto storiche e l'archivio di Vittorio Gioventù (circa 30.000 immagini), oltre a circa 50.000 immagini di storia sociale e culturale recente.

La Fototeca Provinciale, oltre l'archivio Crocenzi, del quale la Provincia di Fermo ha acquisito più di 2.000 file relativi alle Marche, attualmente ha in fase di catalogazione e digitalizzazione circa 15 fondi per un numero considerevole di immagini. Il patrimonio digitale ad oggi conta circa 10.000 file in alta risoluzione. Attualmente si sta lavorando su una prossima mostra a Fermo di Vittorio Gioventù, con l'edizione di un catalogo. (Andrea Braconi)




INSIEME SI PUO' FARE. I GIOVANI DI GAM_LAB PORTANO A SANT'ELPIDIO A MARE UNA PROPOSTA CULTURALE ALTERNATIVA

Insieme si può. Non credo esista slogan migliore per descrivere il potenziale e la creatività di un giovane gruppo di ragazzi la cui unione è diventata la loro forza. Di chi sto parlando? Dell'Associazione culturale GAM_LAB - Giovani Arte & Musica Sant'Elpidio a Mare, ad oggi punto di riferimento per molti ragazzi della Provincia di Fermo e non solo.

Quando è nata l'associazione? “Nel 2010 dall'idea di un gruppo di giovani amici elpidiensi con la voglia di portare nel proprio paese una proposta culturale spesso sottovalutata, come la musica e l’arte indipendente”, rispondono in coro i giovani GamLabbi. “Dopo diversi incontri e scambi di idee è nato il nome: GAM_LAB, che significa 'Laboratorio di Giovani Arte e Musica' e simboleggia l’intreccio cardine da cui prendono vita le nostre iniziative”.

Da chi è composta l'associazione? "Attualmente è costituita da 15 amici, dai 24 ai 35 anni, ma speriamo di poterci 'espandere' ancor di più. Del resto, il tesseramento è sempre aperto e tutti coloro che hanno desiderio di conoscerci, portare nuove idee e nuova linfa sono sempre i benvenuti".

Quali sono i vostri obiettivi? "L’obiettivo principale è quello di valorizzare e animare il centro storico di Sant’Elpidio a Mare, un borgo medioevale caratterizzato da suggestivi vicoli e sdruccioli. Siamo cresciuti 'tra le mura' e ci piace l’idea di poter proporre in quei luoghi le nostre iniziative. L’obiettivo parallelo è quello di dare spazio alla scena artistica e musicale indipendente; di promuovere la cultura underground, quella che ci caratterizza maggiormente. Intendiamo esplorare il territorio e capire come si stia muovendo la scena artistica marchigiana 'non ufficiale', valorizzarla e portarla alla ribalta anche grazie all’aiuto di artisti ospiti di caratura internazionale".

Di quali attività vi occupate? "L’attività a noi più cara è quella legata all’organizzazione del festival MayDay che si svolge ogni anno nel centro di Sant’Elpidio a Mare. La manifestazione si è affermata nel corso degli anni come uno dei maggiori festival marchigiani di musica e arte indipendente e attira migliaia di visitatori da tutta Italia. MayDay significa letteralmente 'Giorno di Maggio', ma l’espressione, in tutto il mondo, indica una richiesta d’aiuto e una necessità immediata e vitale. Quest’anno, giunti alla quinta edizione, abbiamo puntato i fari sulla scena locale e il successo registrato è andato oltre ogni immaginazione. La nostra forza è il pubblico: ogni MayDay ci ha dato la forza di andare avanti perché vediamo sempre più gente divertirsi, riflettere e ringraziarci per il lavoro che facciamo. Noi crediamo che la creatività, se supportata e valorizzata, possa essere trasformata in lavoro e diventare fonte di sostentamento. Lo scopo di questa edizione del MayDay, che abbiamo voluto chiamare MayDayViva, è stato quello di urlare forte 'ci siamo, siamo vivi e in questi due giorni ve lo dimostriamo!'".

Quali sono le difficoltà che incontrate? “Inutile dire che di questi tempi le difficoltà che troviamo sono quelle legate ai costi e alla mancanza di fondi per sostenere le iniziative. Il MayDay gode di un piccolo contributo comunale. Per il resto ci affidiamo a qualche sponsor e all’autofinanziamento. Infatti, durante l'anno, siamo sempre attivi nell’organizzazione di concerti e feste a tema, al fine di reperire fondi per finanziare la manifestazione”.

Quali sono i progetti che finora avete realizzato? "Abbiamo portato a termine cinque edizioni del MayDay e abbiamo collaborato con Nufabric Ingegneria Creativa, Gru, Amat, Sant’Elpidio Jazz, Giorgio Montanini e molte altre organizzazioni e artisti che hanno partecipato con la loro musica e la loro arte alle varie edizioni del festival. Li potete trovare tutti citati nella nostra pagina Facebook e nel nostro sito www.gamlab.it. Gli eventi finora realizzati sono: Back to 90’s, Pop Party 60’s, 80 Voglia di Zentrum, Concerto Zen Circus, Body Movie Film Party, Shake Rattle and Rock’n Roll 50’s, Never Mind 70’s, Ex-Otago in concerto". (Federica Balestrini)




A PEDASO IL KAYAK E' GIA' REALTA'. ALL'ORIZZONTE LA COSTITUZIONE DELL'ASSOCIAZIONE KAYAK PICENUM

Un'associazione? Non solo. Passione per il mare? Sicuramente, ma anche qualcosa di più. Qualcosa che va al di là della semplice pratica di uno sport, diventando espressione di orgoglio e valorizzazione del proprio territorio. Sì, perché quando possiedi qualcosa di bello, vorresti che tutti lo ammirassero. Così, già da qualche anno la canoa si è fatta veicolo di promozione turistica e ha accompagnato diversi turisti (per lo più stranieri) alla scoperta del nostro mare e della nostra costa, per molti versi ancora inesplorata.

All'orizzonte tanti e nuovi progetti, alla base dei quali ci sono idee, energie e soprattutto la volontà di Fabio Ficiarà e Raffaele Azan che fanno da cardine e punto di riferimento per il gruppo di canoisti. A loro disposizione anche gli istruttori Emiliano Pasquini e Mirco Fazzini (che si occupa del settore giovanile), senza dimenticare tutti gli altri membri provenienti dalla provincia fermana e non solo, sempre pronti per le uscite e gli appuntamenti a ritmo di pagaia. Già da qualche anno, complice la costa e il fondale basso ideale per questo tipo di sport, Pedaso è diventata luogo di ritrovo per persone di tutte le età che amano praticare questo sport.

Un gruppo cresciuto nel tempo, anche grazie al Punto Kayak, un piccolo spazio concesso dal Comune, sul Lungomare dei Cantautori, nei pressi del molo. Il gruppo non condivide solo la passione per mare e canoa ma ha fatto dell'accoglienza il suo fiore all'occhiello: basti pensare a quando la scorsa primavera ha offerto alloggio ai due kayakers francesi di Marenostrum Project (partiti da Gibilterra con lo scopo di fiancheggiare la costa nord del Mediterraneo e diretti ad Istanbul, dove sono arrivati lo scorso ottobre dopo 435 giorni e 8.345 chilometri. n.d.r.) dando loro supporto e ospitalità.

Oltre all'annuale Festa dell'aquilone diventata ormai appuntamento fisso per far provare le canoe ai bambini, diverse sono state le iniziative fatte durante l'estate: dalla Maraton passeggiata assieme al Club di kayakers elpidiensi (che prevedeva partenza da Porto Sant'Elpidio e arrivo a Pedaso), alla Staffetta dei comuni (che ha coinvolto Pedaso, Altidona e Campofilone), alla prova kayak bimbi "esportata" sul litorale sangiorgese, che ha destato parecchia curiosità e interesse da parte sia dei genitori che dei bambini, fornendo agli organizzatori un motivo in più per continuare a proporre manifestazioni di questo tipo. Tutto questo sta per concretizzarsi in un'associazione che da Kayak-Canoa CLUB Pedaso diventerà Kayak Picenum.

Perché avete deciso di diventare associazione e darvi un nuovo nome? "Per dare a questo gruppo una propria identità e un suo statuto”, spiega Raffaele Azan. “Il nome Kayak Picenum identifica un'area territoriale abbastanza vasta che servirà anche in vista di eventuali gare agonistiche regionali con i più piccoli. Il nostro obbiettivo sono le nuove generazioni".

L'Associazione pensa infatti al futuro e rivolge lo sguardo ai giovani. Li state già testando? "Gli allenamenti continuano, anche adesso presso i Laghi Santarelli, che diventano una palestra all'aperto quando d'inverno il mare è impraticabile". Già da qualche anno, grazie all'istruttore Fazzini, è stato possibile trasmettere la passione per la pagaia anche ai più piccoli (provenienti anche dalle zone più interne della provincia n.d.r.) e scoprire talenti da coltivare con l'attitudine alla competizione. Un'associazione dedicata alla canoa lungo la costa di Pedaso e non solo, che prima non c'era. Adesso c'è e sta già diventando una realtà consolidata, fatta di passione per lo sport, momenti di aggregazione e molto altro ancora. (Serena Murri)




IL BELLO DELLO STARE INSIEME, NONOSTANTE TUTTO. L'ASSOCIAZIONISMO AI TEMPI DI INTERNET

Leviamoci dalla testa l'idea che internet e i social network abbiamo tolto ai più giovani la voglia di riunirsi, di partecipare, di fare. Anzi, sono proprio queste tecnologie a fornire gli strumenti che le nuove generazioni utilizzano per accordarsi su come, dove e quando “essere sociali”. A dirlo è Barbara Pojaghi, docente di Psicologia Sociale all'Università di Macerata.

“Tra i corsi che tengo – spiega – c'è quello di Psicologia Politica, e posso dire che la componente di giovani che partecipa ad attività di tipo politico è piuttosto consistente, a differenza di quanto si potrebbe pensare. Faccio un esempio esempio: non dobbiamo scambiare l'astensionismo che sta caratterizzando questa periodo storico con disinteresse per la politica. Il fatto che stia diminuendo in modo sensibile il numero di giovani, e di persone in generale, che esprimono il proprio voto in una qualche elezione non significa che non ci sia interesse per la politica. E' piuttosto una conseguenza del non vedere attuate in risultati concreti le scelte fatte. Far parte di un'associazione invece permette di 'materializzare' il proprio operato, consente insomma di dire 'ho speso alcune ore del mio tempo a fare questo – che sia un'attività culturale, sociale, sportiva... – e ho ottenuto questi risultati, che sia una visita guidata in un museo, l'assistenza ad un malato o una gara di atletica...”.

In una società che ci spinge sempre più all'individualismo, all'autosufficienza in ogni campo e settore, quale spazio e quale ruolo hanno oggi le associazioni? “Per loro natura, gli essere umani sono portati a stare insieme, e quindi ad associarsi. Risultati e prestazioni, di qualsiasi genere siano, infatti, si ottengono meglio se si opera in gruppo. L'associazionismo, quindi, non rischia di scomparire, anzi. Ne sono prova le moltissime e variegate realtà associative che continuano a nascere in ogni contesto, spesso frutto della frammentazione di associazioni preesistenti. Certo, soprattutto quando si perseguono finalità simili, per non dire uguali, questo dividersi comporta una dispersione di energia, ma è un fenomeno abbastanza normale visto che le associazioni sono formate da persone, e la convivenza tra persone non sempre è facile: possono nascere dissapori e allora ci si separa, perché a volte non si hanno gli strumenti necessari per ricomporre le divergenze”. (Francesca Pasquali)

Ultima modifica il Mercoledì, 08 Aprile 2015 18:55

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