Guido e i suoi salumi

Mentre scorreva comunque la durissima giornata di Guido, caporeparto al taglio dei salumi e alla scelta dei formaggi al grande supermercato “Joker” del quartiere romano di Torpignattara, mentre affettava con abilità un salame marchigiano tipo Fabriano, di fronte agli occhi estasiati del giovane e affamato carpentiere albanese Mark, sentì mancargli leggermente le forze, ma sul momento non diede importanza a tal fatto, poi però gli si cominciò ad annebbiare la vista, le luci dell’ampio locale divenirono un vortice verde e cadde di schiena con il suo quintale e più di peso sulla pedana di legno; erano le diciannove della sera.

“E’ morto, è morto, guardate gli esce sangue anche dalla nuca, che tragedia!”. Così gridò Stefania, la cassiera numero tre, dai grandi seni dritti e gonfiati, i capelli biondo-ossigenati, che apprezzava lusingata i libidinosi complimenti del capo pizzicagnolo, ora inerte e steso come un grosso sacco di patate. Allora come una furia irruppe il responsabile della sede: “Sono io il direttore dell’Ipermercato, sono il ragionier Anacleto Ceccobelli e decreto venga immediatamente chiamata un’ambulanza!” (Credeva forse di essere in Parlamento).

Poi continuò: “Tu Corinna, mia vice, telefona a tutte le croci azzurre, verdi e rosse e guai a chi sta con le mani in mano, lo licenzio in tronco. Intanto ordino alla sicurezza di far uscire tutti dall’edificio e tu Roberta, esperta del settore profumeria, porta qui la cassetta sanitaria, tante volte riuscisse a rinvenire…”. “Stefania, tu così procace e sapiente nell’attirare attenzione, vai in mezzo alla strada a gridare che c’è bisogno d’aiuto, tante volte passasse un medico. Sappiate, o miei subordinati, che io sia un fesso di fronte ai momenti precari? Io mi sono fatto da solo! Non sto qui per caso! Chiaro???”

Miracolosamente dopo appena cinque minuti apparve una distinta signora, accompagnata dalla cassiera maggiorata, la quale signora era veramente un medico e si apprestò a soccorrere l’infortunato; gli fermò il sangue, verificò la pressione e il battito cardiaco, fece un cenno al direttore il quale immediatamente chiamò un taxi che trasportò Guido “vivo”, alla Clinica Madonna delle Grazie. Egli si risvegliò alle diciannove del giorno dopo. Era stato in coma da stress per ventiquattro ore.

Il Professor Martinotti, luminare della medicina sperimentale, gentilmente in due parole gli disse: “Lei è stato vittima di un tipo di coma solitamente breve ma pericoloso, purtroppo sempre più frequente, bisogna andarci cauti con l’eccesso di lavoro e per un intero mese riposo assoluto”. La moglie di Guido, Valentina, lo abbracciò con le lacrime agli occhi!

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