FERMO - Chimiary ed Emmanuel avrebbero dovuto sposarsi in Nigeria. Le persecuzioni, gli scontri e gli attacchi dei terroristi di Boko Haram, però, li convincono che quel Paese, in cui sono nati e cresciuti, non è il posto giusto dove mettere al mondo il figlio che Chimiary porta in grembo.
Due settimane prima delle nozze partono, come migliaia di loro connazionali, alla ricerca di un futuro migliore. Inizia così il loro viaggio verso l'Italia, che, tra insidie e difficoltà, li porterà a Fermo. Ma il prezzo da pagare è alto: Chimiary perde il suo bambino in seguito alle percosse subite. Quando le navi della Guardia Costiera li intercettano in mare aperto sono allo stremo delle forze. Raggiungono la Sicilia e da qui sono trasferiti nella struttura di accoglienza gestita dalla Fondazione Caritas in Veritate.
Una storia a lieto fine che, in questo inizio di anno, ha visto Chimiary ed Emmanuel promettersi eterno amore. Ieri a festeggiarli nella chiesa di San Parco alle Paludi c'erano tutti gli amici conosciuti in Italia. Una cerimonia particolare quella officiata da don Vinicio Albanesi, con liturgia cristiana ma priva di effetti civili, dato che Chimiary ed Emmanuel non hanno i documenti necessari per sposarsi. Ma una cerimonia dal forte valore simbolico che ha consacrato un legame capace di resistere alle atrocità della guerra e di sfuggire più volte a un destino avverso.