Carne e insaccati, Coldiretti difende i prodotti nostrani. L'associazione di categoria contro lo studio dell'Oms: "A rischio 13 mila posti di lavoro"

MARCHE - I falsi allarmi lanciati sulla carne mettono a rischio la sopravvivenza di 6.500 stalle attive nelle Marche e con esse il lavoro di circa 13 mila persone, tra capi azienda e manodopera familiare e non, per un valore della produzione di circa 300 milioni di euro, un quarto del totale agricolo. A lanciare l’allarme è la Coldiretti regionale sottolineando che lo studio dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) sul consumo di carne rossa sta creando una campagna allarmistica immotivata, soprattutto se si considera la qualità della carne nostrana, dalla stalla allo scaffale, e che i cibi sotto accusa, come hot dog e bacon, non fanno parte della nostra tradizione alimentare.

Nella Marche - dice Coldiretti - i modelli di consumo della carne si collocano perfettamente all’interno della Dieta Mediterranea che, fondata su una alimentazione basata su prodotti locali, stagionali e freschi, è il segreto alla base dei primati di longevità dei marchigiani, con gli uomini che conquistano il primo posto nella classifica delle regioni, con una media di 80,8 anni, contro una media nazionale di 79,8, e le donne in seconda posizione con 85,5 anni.

“Le nostre carni, come ad esempio quelle di razza bovina marchigiana - sottolinea il presidente di Coldiretti Marche Tommaso Di Sante - sono più sane, perché magre, non trattate con ormoni, a differenza di quelle americane, e ottenute nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione, che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali. E per gli stessi salumi che nel nostro territorio vedono tante eccellenze, dal salame di Fabriano al ciauscolo, si segue una prassi di lavorazione di tipo ‘naturale’. Da qui la necessità di accelerare nel percorso dell’obbligo di etichettatura d’origine per tutti gli alimenti, proprio a partire dagli insaccati”.

Nelle 6.500 stalle marchigiane si allevano 57 mila bovini, 200 mila suini, 8,5 milioni di polli e 192 mila ovini. A dover rassicurare i consumatori italiani - rivela Coldiretti - è tra l’altro una frase riportata sullo stesso studio dell’Oms dove si afferma chiaramente che “E' necessario capire quali sono i reali margini di rischio ed entro che dosi e limiti vale la pena di preoccuparsi davvero”.

Altrettanto importante è capire esattamente di quali tipi di carne e di quali sistemi di lavorazione si sta realmente parlando quando si punta il dito contro la carne. Basti pensare agli Usa, dove il consumo di prodotti a base di carne è del 60% superiore all’Italia e dove l’utilizzo di ormoni e di altre sostanze atte a favorire la crescita degli animali è considerato del tutto lecito.

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