Pesticidi e pubertà anticipata: "Non c'è nessun caso Valdaso"

FERMANO - Dall’incontro svoltosi presso l’Ordine dei Medici di Fermo è passato circa un mese, ma da allora gli argomenti trattati sono ancora sulla bocca di tutti nel Fermano e non solo, soprattutto quelli toccati dalla dottoressa Enrica Fabbrizi, dirigente medico responsabile del Servizio di Endocrinologia Pediatrica del “Murri”.

Dottoressa, c’è davvero una correlazione tra i pesticidi e l’anticipo puberale nelle bambine nel nostro territorio? “È presto per trarre conclusioni: con dei colleghi stiamo portando avanti uno studio da fine 2018, iniziato con il reclutamento delle bimbe. I pediatri di famiglia avevano notato che avevano richiesto un maggior numero di visite endrocrinologiche per anticipi puberali per le loro pazienti rispetto al passato. Ho controllato ed era effettivamente così. Di questa nostra raccolta dati, ne abbiamo parlato con l’Istituto Superiore di Sanità ed è nato un progetto di ricerca, finanziato dal Ministero della Salute. Lo studio si chiama ‘Approccio integrato per la valutazione dell'esposizione dei pesticidi nei bambini’”.

Quando avete notato i primi aumenti nelle richieste delle visite? “Intorno al 2012 sono state fatte le prime osservazioni. In Europa se ne parla da circa 15 anni. In Italia non abbiamo ancora una reale incidenza. La nostra è stata un po’ una valutazione del territorio, ma si tratta di un anticipo segnalato da tanti anni in tutto il mondo. La letteratura scientifica riporta che si tende a entrare in pubertà prima rispetto agli anni precedenti. Le motivazioni sono state sempre considerate molte: ci sono più bambini in sovrappeso rispetto al passato e tendono a ‘sviluppare’ prima, inoltre, contano i fattori genetici. Questo però non è sufficiente per escludere altri fattori. Sappiamo, infatti, che ci sono alcuni pesticidi, biocidi , fungicidi usati in agricoltura che possono risultare degli interferenti endocrini e pertanto provocare effetti avversi al nostro apparato riproduttore”.

Parliamo del campione scelto: si tratta di bambine. Di quale età stiamo parlando? Di quali aree? “Andremo a valutare i dati inerenti alle bambine con anticipo puberale e quelli delle bimbe senza. Analizzeremo dove abitano, che cosa c’è vicino alla loro case (campi, orti per esempio), il tutto in maniera anonima. Ci sono codici alfanumerici che identificano i soggetti, non sapremo il nome ma qual è la loro zona abitativa sì. Osserveremo le loro abitudini alimentari per almeno 7 gruppi di alimenti e controlleremo la presenza di pesticidi nelle urine. Ne sono stati scelti 45, le analisi verranno studiate dall’Università degli Studi di Teramo, incaricata dall’Istituto Superiore di Sanità. Le aree prese in esame saranno quelle della provincia di Fermo e di quella di Macerata con un’attività agricola più intensa. Le bambine hanno tutte dai 2 ai 7 anni”.

Per esempio, una bambina di due anni con un anticipo puberale, cosa potrebbe presentare? “II bottoncino mammario è un indizio per fare analisi più accurate, come delle valutazioni ormonali”. Perché non sono stati presi in considerazione i bambini maschi nello studio? “Al momento nei bambini è un fenomeno meno evidente, come si evince anche dalla letteratura scientifica, forse perché molte delle sostanze che portano a una pubertà precoce hanno un’azione più simile agli estrogeni, piuttosto che agli androgeni”. Perché si parla di agroalimentare in relazione allo studio? “Le aree di questo tipo sono adatte a questo tipo di studi legati ai pesticidi. Inoltre, avevamo riscontrato una maggiore richiesta tra le aree dove ci sono coltivazioni, rispetto agli anni precedenti”.

Quindi non c’è alcun “allarme Valdaso”? “Arrivare a conclusione affrettate è sempre pericoloso. Si è parlato di zone a maggiore vocazione agroalimentare, nell’immaginario collettivo si pensa alla Valdaso, ma non c’è solo quell’area nel Fermano. Si tratta di un discorso più ampio, non riconducibile a singoli Comuni, in questo momento. Le problematiche potrebbero essere ricondotte anche a chi ha un semplice orto di famiglia, per esempio. Non trovo giusto allarmare la popolazione, prima di tirare conclusioni, dobbiamo avere i risultati. Il passo successivo - a studio terminato - sarà proprio quello di incontrare i cittadini e illustrare i risultati”.

Se trovaste qualcosa, cosa accadrebbe? “È presto per dirlo. Dovremo vedere quanti pesticidi verranno trovati e in quali zone delle due province in esame, per capire come agire. Sicuramente se ci saranno evidenze significative, dovremo allargare il nostro campione e aumentare la soglia di attenzione nei confronti di alcuni territori”.

Silvia Ilari

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