Di Sergio Soldani Caterina Banci, quel pomeriggio rovente di sole di inizio estate, era talmente felice dell’esito del suo esame di maturità classica, che si piazzò alle 15,30 su una panchina di Piazza della Sala di Pistoia, dove si svolge il mercato al mattino, e armata di un cappellino di paglia rosso e di un ombrellino ripara-sole, comperato parecchi anni prima dalla nonna materna Silvia a Montecarlo, di color celeste, decise di chiamare il suo fidanzato e compagno di classe, Enrico Cappellini, il quale appena ricevuto l’ordine scattò, anche se un po’ goffamente, dal divanetto della camera della sua abitazione e corse, sudando, da lei che lo accolse con un elegante bacio sulle labbra!
Enrico le disse, appena sedutosi sulla infuocata panchina, che forse era meglio fare un piccolo spostamento di cinquecento metri per arrivare alla piazzetta dove abitava sua nonna Miranda, che lì ci sarebbero state delle salvifiche zone d’ombra. Arrivarono davanti al portone della nonna, davanti al campanello “Miranda Russo vedova Marroni”, e lei esordì: “Perché non andiamo a trovarla? Io non la conosco…”. “Ma fa caldo e poi...”, rispose l’imbronciato ragazzo. Poi decisero di andare, stava al terzo piano, si infilarono in un pericolante ascensore, la porta di casa era socchiusa per far scorrere quel poco di vento.
Enrico si annunciò con tatto e basso tono vocale ma la nonna lo riconobbe immediatamente e lo invitò a sedere di fronte a lei insieme a Caterina alla quale fece molti complimenti per il cappellino e le disse che quel che rimane del vestiario delle nonne di solito è sempre molto elegante, più delle nuove generazioni. L’anziana, per il caldo, teneva i piedi dentro a un catino di acqua fresca di plastica verde. Chiese anche loro se fossero contenti di essere fidanzati, allorché il nipote le disse che proprio fidanzati non erano ma amici... particolari. E qui Miranda lo esortò a non dire stronzate, perché si vedeva chiaramente che si mangiavano con gli occhi a vicenda e che un giorno poteva anche finire e intanto, però, pensassero a prendere quel che veniva adesso, senza starci troppo a pensare. Caterina rise fragorosamente e obbedendo al suo impulso, le si avvicinò cominciando ad accarezzarle con delicatezza la testa, la fronte e la guancia sinistra, procurandole lunghi sorrisi e lacrime di commozione. A un certo punto con determinazione, guardando negli occhi il giovane Enrico affermò: “Guarda, in tanti anni che ho vissuto io non ho mai incontrato una signorinetta con così tanta dolcezza nel cuore! Parola di pistoiese di origine siciliana.”