IN QUELLA PIAZZA DI FOGGIA - Gianni era il suo nome all’anagrafe messo da suo padre, Bartolo Pipoli, muratore capomastro e non era un diminutivo di Giovanni, cosa che all’impiegato comunale non piacque subito. Poi dopo le insitenze energiche del genitore si tramutò nella sua identità per sempre.
Gianni non si era mai sposato e viveva con sua madre, Beatrice, trovandosi molto bene e in pace. Bartolo se ne era andato da questo pianeta consumato dalla fatica e dalla stanchezza venti anni prima. Il defunto aveva sottoscritto una intelligente assicurazione sulla vita e i due rimesti senza di lui, poterono usufruire di una ottima somma contante amministrata professionalmente dal figlio che faceva l’assicuratore. Sì, Bartolo stava in pace in quell’appartamentino al centro del capoluogo pugliese, però aveva un’insonnia per la quale soffriva e non poco. Per questa prendeva un farmaco dal nome Biodezepan, che assumeva con parsimonia per non diventarne dipendente. Amava il calcio, anche se negli ultimi tempi gli era andata a noia anche la squadra locale di cui era tifoso,con le ultime proibizioni legate al triste fenomeno del covid. Teneva sopra al suo comodino una foto della sua ex fidanzata, Caterina, fuggita improvvisamente con un milanese, un certo Ambrogio, che dirigeva una fabbrica in Brianza.
Fu così che un giorno, uscito un po’ nervosamente a passeggiare, arrivò in piazza della Libertà recandosi nel solito bar per un caffè, ricordando che in quella piazza baciò per la prima volta Caterina. Accadde, nella sua vita monotona un fatto bizzarro o forse magico, vide poco distante Caterina, la donna camminava con il suo portamento altero del quale non si era minimamente dimenticato, la chiamò d’istinto e lei sbarrò un po’ gli occhi e poi si diresse verso di lui. Si abbracciarono con forza e passione. Caterina gli disse che era divorziata ormai ed era tornata a Foggia da circa un anno col suo unico figlio, Albertino di sedici anni, che era stupita di vederlo e felice anche di vivere con i suoi genitori, ancora in discreta salute. L’uomo sospese tutti gli appuntamenti della sera e la invitò a cena.
Fu, per ambedue una esperienza memorabile, lei rise come non faceva da anni. Da lì a due mesi circa si sposarono, Gianni comprò un appartamento più spazioso, dove potessero vivere anche sua madre e Albertino.
Al mometno, crediamo, siano fra le persone più nitidamente felici di Foggia.
Di Sergio Soldani