Di Sergio Soldani Si erano incontrati nella piazza davanti al porto di Pescara per indurre i loro cani ai loro bisogni defecativi. Il cane di lei si chiamava Leopoldo, un delizioso barboncino nero, quello del giovane uomo, tal Gilberto Amati, era un bastardino minuscolo e ipercinetico con il quale sua moglie Antonella lo costringeva a dormire intere notti dentro al letto matrimoniale, dato che non erano ancora riusciti ad avere figli, l’animaletto l’avevano chiamato Helmut. La donna era una professoressa di lettere originaria di Macerata di dieci anni più grande del ragazzo... Raffinatissima, risiedeva in un monolocale sulla riviera centrale.
Pur non risultando troppo poetico, parlare della merda dei cani fu il primo argomento sul quale si confrontarono animosamente. Si piacquero subito ma, garantiamo, Gilberto che era timido…ma anche un po’ coglione, ci mise circa un anno a stabilire un appuntamento con lei fuori dal canonico orario per la defecazione canina, nella sala da tè più elegante del capoluogo abruzzese. Nel frattempo i cani continuarono a godere di ottima salute.
Quel venerdì alle 18 furono entrambi puntualissimi. L’elegante cameriere era uno degli amici d’infanzia del bancario (sì perché il giovane era un bancario) e come arrivò al tavolo esordì: “Gilberto,come sei fortunato stasera ad avere una così splendida compagnia”. Di conseguenza lei replicò:”Ah… un cameriere poeta”.
Ordinarono e un’ora passò quasi in un secondo .Vennero coinvolti, trascinati da una serie di argomenti vari... E si sentivano in paradiso. Improvvisamente irruppe dall’entrata la voce di Antonella:”Dov’è, dov’è???”. La moglie di lui arrivò al tavolo e gridò: “Il cane ha la diarrea, ti ho cercato per due ore. Tu sai che è il mio unico e infinito amore, quello è nostro figlio, alzati e andiamo a cercare un veterinariooooo!”.
Antonella le sue urla le pronunciò posseduta dall’ira, e come se l’avvenente professoressa di lettere non fosse stata presente ed esistente.
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