Il nostro verde: parchi, pinete, aree fluviali: facciamo il punto tra regolamenti e opportunità non sfruttate

VERDE SPERANZA. LA VITTORIA (NONOSTANTE TUTTO) DELLA NATURA SUL VIL DENARO

Da rilevazioni statistiche, sembra che quanto a “verde” pro-capite stiamo messi piuttosto bene. Tranquilli, che non si sta parlando del “verde” delle nostre tasche: lì, ce n’è in abbondanza, anche se chi governa tenta di convincerci del contrario, contro ogni evidenza. Parliamo del “verde verde”, quello delle piante, il colore più diffuso in questo mondo dopo l’azzurro del cielo e del mare. Insomma, da questa statistica risulta che ognuno di noi, in questo territorio, ha potenzialmente a disposizione una buonissima quantità di verde, ovvero di terre vergini da urbanizzazioni selvagge e spesso orribili e inutili (o utili solo a chi ci guadagna). Un po’ di più ne hanno quelli che vivono fuori dalle città, come è ovvio, e meno quelli che vivono in città: che, spesso, hanno come unica risorsa quella di tinteggiare le stanze di questo colore.

Comunque, teoricamente, come già detto ognuno, secondo le statistiche, ha la sua percentuale di verde. E se anche Fermo centro soffre di questa penuria di verde, bisogna a sua discolpa dire che la morfologia del suo terreno non aiuta; comunque la natura è benigna e ha fatto crescere nei secoli magnifici tratti di macchia mediterranea sui dirupi che lo caratterizzano, che sono un vero balsamo per gli occhi e per il cuore. Certo poi l’uomo, o meglio l’amministratore (che appartiene, sì, anche lui alla razza umana, ma vive e percepisce una vita del tutto diversa dagli altri) negli anni ha fatto di tutto per erodere quel verde: costruendo, potando selvaggiamente con la scusa di abbellire o sradicando quelle piante che “disturbavano” certe smanie costruttorie. Certo, i manufatti di cemento rendono di più.

Ora, da un punto di vista filosofico sostituire vita (le piante) con qualche cosa di inanimato (il cemento) a mio parere è come affermare la supremazia della morte sulla vita. È vero che tutti dobbiamo morire, ma è altrettanto vero che la vita la dobbiamo vivere bene, pensando anche a lasciare un mondo bello ai nostri figli. Mi diceva un amico a me molto caro, Alessandro, che secondo lui la strada della vita non doveva essere necessariamente lunghissima, ma che era veramente auspicabile che fosse larga. Uomo di grande saggezza Alessandro, che mi onora della sua amicizia, e vive immerso nella campagna vicino a Monterubbiano. Quando lo vado a trovare, ad accoglierti prima del padrone di casa, sono le sue piante: ospiti severe perché belle, ma incuranti di esserlo: è l’ineffabile semplicità della Natura.

Bene: questa statistica, che fa percentualmente mia, anche se piccola, una quota dei pini e dei cipressi di Alessandro, vale una serie di ore felici al solo pensiero. In fondo anche agli uomini maturi basta veramente poco per godere la vita. Anche se sono al verde.


Daniele Maiani




A FERMO TRA PARCHI DI SERIE A E DI SERIE B

Fermo è il capoluogo marchigiano con il più alto rapporto tra verde urbano e numero di abitanti (39 metri quadrati a testa). A dirlo è un rapporto dell’Istat, divulgato da Coldiretti Marche. Analizzando da vicino i parchi pubblici della città emergono però luci ed ombre, con aree curate e ben tenute – Girfalco e Villa Vitali gli esempi più evidenti – ed aree in stato di abbandonato e degrado – parco della Mentuccia e Ruzzodromo i casi più eclatanti – dove passeggiare sta diventando ormai un’esperienza “into the wild”.

Perché questa disparità di trattamento? L’abbiamo chiesto all’assessore all’Ambiente del Comune, Alessandro Ciarrochi. “Villa Vitali, Girfalco e Cimitero sono situazioni particolari che, vista la loro collocazione e funzione, esigono un costante monitoraggio. Per questo sono gestite da tecnici e giardinieri comunali. Del decoro urbano delle altre aree verdi, dallo scorso anno, si occupa la Fermo Asite (società partecipata del Comune, ndr). Questo affidamento ci permetterà di beneficiare di eventuali introiti, di non disperdere le somme investite e di programmare gli interventi prima che diventino emergenze. Le difficoltà che abbiamo incontrato in questi mesi sono dovute al fatto che per l’Asite è il primo anno di affidamento di questo servizio e alle particolari condizioni climatiche che si sono avute”.

A fronte di parchi ben gestiti e frequentati, ce ne sono altri che vivono situazioni di degrado. Uno fra tutti quello della Mentuccia. “A Fermo ci sono aree enormi destinate al verde. La Mentuccia è una di queste. Fino a poco tempo fa, della cura del verde di questo parco si occupava l’Asd Campiglione Calcio che aveva una convenzione con il Comune. L’idea di demandare ad associazioni e centri sociali la cura del verde pubblico, fornendo loro i mezzi per farlo, è vincente. L’unico problema è la difficoltà per il Comune di controllare l’esecuzione dei lavori, come invece avverrebbe se fossero realizzati da dipendenti comunali o dell’Asite. Per il parco della Mentuccia comunque abbiamo un progetto insieme all’Assessorato allo Sport: la realizzazione di un percorso per mountain bike che dovrebbe realizzarsi entro un paio d’anni. Questo ci permetterà di mettere mano all’intera area per un intervento complessivo di riqualificazione”.

Anche il Ruzzodromo non se la passa bene. “Anche in questo caso abbiamo un progetto che, se si concretizzerà, sarà enorme. Si tratta della realizzazione di un parco fluviale che collegherà l’area del Ciip (la società che gestisce il servizio idrico fermano, ndr) al Ruzzodromo. Per ora possiamo realizzare interventi palliativi per consentire una migliore fruizione del parco da parte dei cittadini che comunque già lo frequentano molto, ma l’obiettivo è un altro: abbiamo risorse importanti dal settore Lavori Pubblici da investire in questi quattro anni e le useremo anche per questo.

Anche per il Ruzzodromo stiamo pensando di affidare la gestione del verde a un privato, che sia un’associazione, un centro sociale o un comitato costituito ad hoc”. In attesa dell’adozione, da parte del Comune, del regolamento regionale del verde urbano, è in programma una mappatura degli alberi della città. “Il regolamento regionale sarà approvato, con alcune modifiche, entro luglio. Per quanto riguarda la mappatura sarà un lavoro che riguarderà l’intero patrimonio arboreo comunale che verrà monitorato per capirne lo stato di salute e gli eventuali interventi da effettuare”.


Francesca Pasquali




CARA PINETA, COME STAI? PORTO SANT'ELPIDIO, IL PUNTO A DUE ANNI DALLA RIQUALIFICAZIONE

Polmone della provincia di Fermo e patrimonio arboreo con più di sessant’anni di età, la pineta di Porto Sant'Elpidio, nel settembre del 2014, è stata protagonista del progetto di riqualificazione e implemento grazie alla messa a dimora di 250 piante. I lavori sono stati seguiti dal dott. Marco Cardinali, agronomo che ha redatto il progetto di manutenzione e piantumazione.

In quale stato si trova attualmente la pineta? “Quella di Porto Sant'Elpidio è una pineta anziana”, spiega Annalinda Pasquali, assessore all'Urbanistica e all'Ambiente del Comune. “I pini sono stati piantati tutti nello stesso anno, oltre sessant'anni fa e, come gli individui, c'è chi è più longevo e chi lo è meno. Tra l'autunno 2014 e l'inverno 2015 abbiamo effettuato una massiccia potatura con l'abbattimento dei pini secchi, sostituiti con un'importante piantumazione di oltre 250 nuovi alberi. Il ciclo vitale delle piante è in evoluzione e quindi richiede l'attenzione dell'Amministrazione. La pineta demaniale di Porto Sant'Elpidio è un luogo curato e per questo devo un pubblico ringraziamento a un gruppo di amanti della pineta e della città che si prende cura ogni giorno della pulizia dei viali ed è sentinella vigile della qualità del luogo”.

Sarà necessaria un'altra opera di implemento? “Grazie all'opera trascorsa, le prime due file arboree esterne verso il mare sono state rinfoltite (prevalentemente con tamerici e lecci), così come la sottopiantagione nelle radure interne con conifere autoctone. La potatura del secco, la rimozione delle branche di circa 70 piante e la rimozione di circa 350 ceppi di piante morte ha concesso la messa a dimora delle nuove. Ad oggi, come tutti gli spazi alberati, la pineta ha bisogno che vengano sostituiti i pini che hanno concluso il loro ciclo vitale con giovani piante. Lo stato generale, dopo l'importante intervento fatto, è più che buono ed evidente”.

Quali i progetti e le attività futuri da attuare? “Abbiamo un importante obiettivo da raggiungere: ottenere dal demanio marittimo la concessione di tutta la pineta. Questo ci consentirebbe iter più veloci per la sua cura e ci permetterebbe di investire i soldi che spettano al demanio nella cura della pineta stessa. Nell'immediato non è prevista un'implementazione dell'illuminazione esistente”.

La pineta è fruibile a tutti e sicura per i bambini? “La pineta è fruibile a tutti e ha spazi dedicati ai bambini e spazi che sono molto amati dagli anziani che vi giocano a bocce e che, durante il giorno e durante tutte le stagioni, sono sentinelle di quel. La pineta è anche lo spazio più intergenerazionale della città: bambini sui passeggini, studenti e anziani si incontrano quotidianamente all'ombra degli alberi”.


Federica Balestrini




VICINI, EPPURE ANCORA LONTANI. DESTINI DIVERSI PER I PARCHI FLUVIALI DI MONTE URANO E SANT'ELPIDIO A MARE

Destini diversi per i parchi fluviali di Monte Urano e di Sant’Elpidio a Mare Vicini, eppure ancora lontani Due realtà simili ma allo stesso tempo diverse, soprattutto, al momento, con due destini diversi. Se il Parco fluviale “Alex Langer” di Monte Urano – nato con risorse economiche del Comune e regionali – è stato inaugurato il 28 aprile del 1998, il Parco fluviale sul Tenna di Sant'Elpidio a Mare sembra non riuscire a vedere la luce.

“A livello di classificazione, si tratta di un'opera idrologica, per via della presenza della vasca di laminazione”, spiega Roberto Clementi, assessore a Bilancio e Finanze di Sant'Elpidio a Mare, che per anni ha lavorato nel tentativo di valorizzare l'area. “Dallo scorso anno – continua – siamo a un punto di stallo. Il nostro principale interlocutore è stata sempre la Provincia, anche quando c'è un confronto con la stessa su altre tematiche, in realtà se ne parla. Con il depotenziamento delle Province, però, ora passa tutto in mano alla Regione. Ancora non sappiamo quale sarà l'ufficio preposto a occuparsene. Noi comunque continuiamo a spingere per capire come poterci muovere. Abbiamo a cuore la questione, però ormai mi sento come uno che dice troppe parole su questo tema ma non riesce a fare i fatti. Dopo tanti anni dobbiamo parlare concretamente e non buttare fumo negli occhi ai cittadini di Luce (Cretarola n.d.r.) e agli elpidiensi”.

In passato era stata fatta una consultazione con le associazioni di Luce Cretarola che avevano chiesto di quell'area: “La disponibilità delle associazioni per delle convenzioni c'è stata, ma in quel caso vennero fuori problemi legata alla responsabilità, mentre si stava parlando di vigilanza”, afferma Clementi. Anni fa un pescatore morì vicino alla vasca di laminazione e gli attori in campo si sono mostrati più timorosi in merito a quest'aspetto. “Ad oggi sviluppi concreti non ce ne sono stati, si era parlato di un progetto più ampio con Monte Urano e Porto Sant'Elpidio, con la creazione di strutture sportive e piste ciclabili. Ovviamente tutto questo è soggetto a finanziamenti soprattutto europei”, conclude l’assessore.

“In passato – dice Federico Giacomozzi, assessore a Lavori Pubblici, Sport e Politiche Comunitarie del Comune di Monte Urano – anche l'ex assessore Renzo Offidani si era interessato per dare una veste provinciale a un'eventuale area vasta. C'era stato un incontro pubblico a Sant'Elpidio a Mare. Le due zone hanno specificità diverse, la parte di Monte Urano è meno esposta al fiume, mentre a Sant'Elpidio a Mare c'è la vasca di laminazione. Inoltre, c’era l'idea era di creare una striscia che comprendesse anche il comune di Porto Sant'Elpidio. Il progetto non andò in porto, ma è un sogno che ci piacerebbe realizzare”. “Voglio sottolineare – continua – che la mia visione sul 'parco di rete' è positiva, possibilistica, con un approccio teso alla costruttività. Il tutto chiaramente va commisurato con le risorse a disposizione per la realizzazione, non solo positive ma anche umane”.

Al parco “Alex Langer” di Monte Urano le maggiori visite si hanno da marzo a ottobre, periodo in cui si concentrano manifestazioni e attività. “Per questo parco – spiega Giacomozzi – si è spesa molto l'associazione 'L'Alveare' che è stata la prima a interessarsi e a parlarne con l'Amministrazione comunale dell'epoca. Ancora oggi Comune e associazione organizzano insieme la manifestazione del 25 aprile. Inoltre, molto si fa con le scuole. Per esempio, quest'anno gli alunni di scuola media sono stati varie volte al parco. Guidati dalla professoressa Giacopetti, hanno scoperto flora e fauna del posto che a loro volta l’hanno fatto conoscere ai loro genitori l'ultimo giorno di scuola. Hanno poi disegnato piante e animali del parco, riportati su delle piastrelle dai ragazzi del Liceo Artistico ‘Preziotti’ di Fermo. Alla fine, queste hanno contribuito alla decorazione di un tavolo, messo a disposizione dal Comune, che è l’ente che effettua la manutenzione del parco”.


Silvia Ilari




IL PARCO DELLA PACE DI SERVIGLIANO TRA PASSATO E PRESENTE

A vederlo così, una distesa di verde punteggiata di panchine e lampioni, non verrebbe da pensare che, fino a sessant’anni fa, è stato uno dei luoghi più tristi e cupi del Fermano. Ma il Campo di prigionia di Servigliano – oggi Parco della Pace – ha una lunga storia alle spalle. Una storia che, negli anni, le amministrazioni che si sono succedute hanno cercato di accantonare senza però perderne la memoria.

Oggi il Parco della pace è un luogo di aggregazione, ben tenuto, frequentato da giovani e meno giovani. Negli ultimi anni sono stati realizzati importanti lavori, come la sistemazione della parte alta della cinta muraria, la realizzazione di un’area polivalente, di campi da tennis e basket, di una palestra e, ultimo in ordine di tempo, di un campo da calcetto in erba sintetica e della relativa illuminazione. Dallo scorso anno, poi, il parco ospita anche concerti importanti. Dopo il “pienone” di Caparezza, il 15 luglio arriveranno i Deep Purple. Il parco di sviluppa su più di dieci ettari di terreno. Ad occuparsi della sua manutenzione è un dipendente del Comune.

“Turismo scolastico, sport, eventi e cultura sono le principali destinazione del Parco della Pace”, spiega il sindaco Marco Rotoni. “Le visite delle scolaresche alla Casa della Memoria (l’aula didattica inaugurata nel 2013 all’interno dell’ex stazione ferroviaria, ndr) si concludono sempre con un giro nel parco, che è a tutti gli effetti un sito storico, per permettere agli studenti di prendere coscienza di quello che è stato. Altre funzioni del parco sono quella sportiva e quella, nuova, degli eventi culturali e musicali. Sono usi diversi ma sovrapponibili”.


Francesca Pasquali




VERDE PUBBLICO, IL REGOLAMENTO CHE NE UNIFORMA LA GESTIONE

Anche se è passato un anno dall’approvazione, da parte della Regione, dello Schema di regolamento del verde urbano e rurale, sono ancora pochi i Comuni marchigiani che hanno fatto propria la normativa. “Il prossimo 7 agosto – spiega Marco Menghini, presidente dell’Ordine regionale dei Dottori Agronomi e Forestali – è la data fissata dalla Regione entro la quale i Comuni si dovranno adeguare. Ad oggi siamo parecchio indietro e molti Comuni, soprattutto i più piccoli, sanno poco o nulla a riguardo. C’è stato un problema di comunicazione da entrambe le parti, che ha portato a un netto ritardo nel recepimento del regolamento”.

Cosa accadrà ai Comuni che non si adegueranno in tempo? “Ancora non è chiaro. Non credo siano previste sanzioni, ma la Regione assicura che, entro due mesi dalla scadenza, solleciterà i Comuni che non si sono ancora adeguati a farlo”. Il regolamento è arrivato dopo dieci anni di attesa, come lo giudica? “Positivo è il fatto che sia stato approvato subito dopo l’insediamento della nuova Amministrazione regionale. In realtà il documento era pronto da diversi anni, ma per motivi credo di ordine politico si è arenato.

Nel complesso, il regolamento non è da buttare, però su alcuni punti è già superato, essendo stato recepito sulla base di uno schema vecchio. Penso ad esempio alla parte che riguarda la difesa delle piante e la lotta ai parassiti, dove ci sono riferimenti a normative che erano valide quando lo schema è stato elaborato ma non più adesso. Il problema è che, se i comuni adottano lo schema così com’è, adottano un regolamento in alcuni punti già vecchio. La Regione dovrebbe aggiornarlo, anche sotto la spinta degli addetti ai lavori”.

Molti Comuni hanno chiesto di intervenire sul regolamento, per renderlo più adattabile alle singole situazioni. “Gli aspetti essenziali non possono essere modificati, per altri è possibile apportare modifiche, purché restrittive rispetto al regolamento. E’ qui che entra in gioco la figura del dottore agronomo e forestale che può fungere da supporto ai Comuni, consigliando caso per caso i punti da modificare e supportando la progettazione e la gestione del verde”.

Guardandosi intorno, ci si accorge di come sia diverso il modo di trattare il verde da Comune a Comune o da zona a zona di uno stesso Comune. “Non esiste un obbligo per i Comuni di avere cura del verde, ma esiste un obbligo di sicurezza pubblica che impone di mantenere le aree pubbliche in buono stato. Il decoro dipende dalle singole Amministrazioni e dai fondi che hanno a disposizione. Di solito Comuni più grandi non hanno particolari problemi perché possono disporre di somme sufficienti. Stesso discorso per quelli più piccoli che devono occuparsi di aree limitate.

Il problema riguarda soprattutto quelli medio-grandi. In generale, i parchi e i giardini marchigiani sono messi bene. Certo, si può fare di meglio e questo dipenderà dall’adozione dello schema di regolamento e dalle somme che i Comuni decideranno di destinare al verde”.


Francesca Pasquali




QUELLO CHE GLI AGRICOLTORI POSSONO FARE

Lo scorso maggio la Coldiretti Marche aveva presentato un'analisi su un rapporto Istat inerente i dati ambientali nelle città. Per Fermo era emersa una valutazione positiva, con il capoluogo in testa a livello regionale per la percentuale di verde per abitante, attestatasi a 39 mq (con una media nazionale di 31), anche se spiccava l'umiliazione dell'ultima posizione come presenza di aree naturali e quell'1% distante anni luce dal 19% della media italiana.

In quella nota informativa, però, c'era un ulteriore passaggio di estrema importanza: la Coldiretti, infatti, nel sottolineare come i dati regionali fossero ovviamente migliorabili, invitata ad un “coinvolgimento delle imprese agricole nella manutenzione, secondo quanto previsto dalla legge di orientamento del 2001 che invita le pubbliche amministrazioni a stipulare convenzioni con gli agricoltori, e con il recupero di essenze autoctone marchigiane, prodotte nei vivai del territorio”.

A distanza di qualche settimana, ne abbiamo discusso con Paolo Mazzoni, Presidente della Coldiretti Ascoli Fermo. “In agricoltura quello che guida questo aspetto è la legge sulla multifunzionalità, che ha permesso alle aziende agricole di fare tante altre cose, tra cui gli agriturismi e gli agrinido. E tra queste possibilità c'è anche quella di partecipare agli appalti pubblici per la gestione del verde, oltre che per spalare la neve”.

E' una grande opportunità, che andrebbe colta con maggiore incisività. “Certamente, lo è per le aziende che, oltre ad una professionalità, possiedono mezzi e possono sfruttarli anche in periodi duranti i quali li tengono inutilizzati perchè non impegnati con il lavoro sui terreni. C'è da dire che il discorso degli appalti è complesso e per la singola azienda agricola non è semplice partecipare”.

In questo voi potete essere, anzi, siete già a tutti gli effetti un punto di riferimento. “Sì, lo siamo e cerchiamo di organizzare la parte burocratica relativa alle domande, dando supporto alle aziende. Inoltre, non perdiamo mai di ricordarlo durante gli incontri che organizziamo perché c'è anche chi non conosce ancora questi aspetti. Soprattutto vanno stimolate le aree montane, dove ci sono mezzi utili per dare un ulteriore reddito all'azienda agricola. Insomma, è un'attività consigliabile sulla quale puntiamo molto”.


Andrea Braconi

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