Che succede in centro?

Le effimere luci del Natale

Viviamo nella terra con la sindrome del presepio: tutti i nostri paesi, piccoli e grandi, circondati da mura, arroccati su qualche altura, colline e cocuzzoli, illuminati in modo che si vedano da lontano, formano uno scenario per cui, a Natale, non ti meraviglieresti poi tanto se si vedessero passare, per aria, stelle comete e angeli svolazzanti; e, in terra, torme di pastori che cantano accompagnati da zampogne e dai belati delle greggi. Tutto questo semplicemente per una questione di morfologia dell’ambiente, la nostra terra è naturalmente fatta in questa maniera: cioè tale e quale a come nell’immaginario collettivo è pensato un presepio, ovvero lo sfondo, il contorno di uno sconfinato presepe. E, potenza della convinzione e dei messaggi subliminali che da secoli ci bombardano, sotto Natale i nostri paesi presepio si illuminano ancora di più, e vengono abbelliti con ogni genere di fantasmagoriche luminarie o attrezzati con impianti atti al divertimento e al godimento degli occhi e del cuore: dalle piste per il pattinaggio (visto che di neve non se ne parla per via del riscaldamento globale) a maestosi abeti illuminati, da smontare a feste finite come in ogni Natale che si rispetti. E se nelle città del presepio c’erano le botteghe degli artigiani con i pupi animati che svolgevano in maniera monotona e ritmata il loro lavoro (un classico: “il fabbro che batteva col martello sull’incudine”), nelle città presepio vere le botteghe degli artigiani vengono tirate a lucido e valorizzate come merce di pregio rara e, quelle dei negozianti, sono oggetto di mille attenzioni per permettere loro di reggere la concorrenza, per quanto possibile, con i centri commerciali. La versione moderna, insomma, della guerra tra produzione artigianale e produzione di massa. In un quadro economico come quello che stiamo vivendo, di recessione pesante in tanti settori dell’economia, nessuno si illude sulla efficacia della ricetta natalizia, di luci e lustrini vari, come panacea delle attività commerciali che languono nei centri storici dei nostri paesini dell’interno. In realtà, gli sforzi per riportare le cose a una bella e sana normalità non è che non si facciano, ci si prova e come; anzi, è stato coniato un termine ad hoc per questo genere di operazioni: si chiama “riqualificazione”. Anche se, in difetto di una progettualità univoca e coordinata, è difficile che i risultati arrivino e, qualora arrivassero, gli effetti non si vedrebbero, di certo, in periodi brevi. E quando si rimettono nello scatolone le palle dell’albero, i pupi del presepio, la grotta, il bue e l’asino, ci finiscono dentro anche il fabbro animato e la macellaia che spenna l’oca che, ahimè, nella nostra moderna realtà non esistono più. Ma almeno nei videorama delle nostre città presepio, per un tempo sia pur effimero, ci hanno regalato un sogno che, inconsciamente, durerà nei nostri cuori per un anno intero: fino al prossimo Natale, quando tutto rispunterà fuori dallo “scatolone”. Perché nel “presepio reale”, quello dove viviamo tutto l’anno, sarebbe chiedere un miracolo il pensare che resistano in piedi per altri 12 mesi date le ristrette contingenze in cui viviamo. Ma accontentiamoci: a Natale i miracoli sono la normalità, tutti vogliamo crederci, e ci sentiamo consolati. Niente non è. E allora, auguri a tutti.

Daniele Maiani



Centri storici, perché sì

Contenere lo spopolamento del centro storico e la chiusura delle attività commerciali attraverso interventi strutturali e progettualità diffuse: queste, in sintesi, le chiavi di lettura delle situazioni di due Comuni importanti (non solo come numero di abitanti) della nostra provincia.

MONTE URANO “Nonostante i recenti danni causati dal terremoto, con la chiusura del Cine Teatro Arlecchino e delle scuole, abbiamo cercato di potenziare le attività culturali e le manifestazioni nel centro storico, in maniera piuttosto massiccia e renderlo allettante e vivibile da un punto di vista residenziale - afferma il sindaco Moira Canigola -. Tutte le attività fatte nella precedente Amministrazione, con una serie di opere pubbliche tipo marciapiedi e sistemazione dei parcheggi, ha chiaramente migliorato la qualità della vita e la fruibilità del nostro centro cittadino. È stato attrattivo sicuramente per le imprese commerciali, tanto è vero che nel giro di un anno hanno aperto tre attività tra piazza e giardini, quindi il nostro è stato un intervento positivo. Poi svolgere le attività culturali al centro ha permesso ai negozi di reggere alla crisi, grazie ad un flusso continuo di persone. Abbiamo lavorato, quindi, per creare un centro commerciale naturale, che spinga le persone a consumare e a vivere qui. Quindi, perché no il centro storico?”

MONTEGRANARO “Noi vogliamo proseguire sulla strada delle case ad 1 euro - commenta Giacomo Beverati, assessore al Commercio del Comune di Montegranaro - cercando di sbloccare quelle soggette ad ipoteca, un problema piuttosto diffuso nei vari Comuni. Naturalmente dovremo ragionare con le banche, ma anche lavorare su un progetto intelligente, come stiamo facendo con il gruppo dell’Agenzia Nuova Res, per individuare alcuni edifici e farci iniziative di cohousing, anche per ottenere finanziamenti da progetti terzi. Ovvio che non può funzionare su numeri enormi, vedremo strada facendo”. Altro aspetto è il rilancio delle attività economiche. “Oltre ad interventi come quelli fatti su Viale Gramsci e Largo Conti, serve ricreare un tessuto commerciale. Sicuramente il nostro è un centro storico particolare e svantaggiato, con una complessità di accesso, dislivelli e altimetrie molto ripide e duna situazione compromessa da 40 anni di spopolamento costante”. Ma l’attenzione, conclude, non scende, anzi, viene rilanciata. “Oltre a mercatini e tanto altro ancora, il prossimo anno riporteremo anche il Veregra Street in questa parte della città”.

Andrea Braconi

Rilancio del centro storico, ora si può

Un centro storico vivo, attivo e dinamico. Questo l’obiettivo dell’amministrazione comunale fermana targata Calcinaro che sta mettendo in campo varie iniziative per il rilancio economico del cuore pulsante della città. La crisi prima e il sisma poi hanno avuto effetti deleteri per questa area estremamente delicata, che comunque fino all’agosto 2016 aveva dato importanti segni di ripresa, grazie all’impegno profuso dal Comune nell’organizzare varie iniziative e nel promuovere e razionalizzare le tante ricchezze culturali. “Con il terremoto – spiega il sindaco Paolo Calinaro – abbiamo purtroppo assistito ad un’inevitabile inversione di tendenza, con un calo turistico evidente e con il trasloco di attività, studi professionali, residenti colpiti dalle ordinanze di inagibilità di tante abitazioni e strutture”. Ora il progetto di rilancio, dunque, ossia il Fermo Shopping Experience che vede insieme Comune di Fermo e Camera di Commercio con il coinvolgimento delle associazioni di categoria. Triplice la finalità: sostenere direttamente e concretamente i commercianti del centro storico; creare una sinergia tra i commercianti e le imprese di eccellenza del territorio (made in Italy, artigianato tipico); formare giovani da specializzare nella promozione del commercio. L’idea centrale del progetto è quella di aprire “vetrine sul territorio” ospitando brand e tipicità in una sorta di itinerario delle eccellenze produttive nonché in corner, attraverso l’apertura di un “Multi-brand store” con l’intento di presentare i migliori brand del territorio aumentando la visibilità dei prodotti locali di eccellenza, per intercettare soprattutto la domanda di prodotti di qualità derivante dai turisti in visita a Fermo. Fondamentale anche l’attivazione di “Experience corners” al fine di ospitare una selezione di prodotti suggeriti da aziende del territorio rappresentative dei migliori brand locali. “Il tutto – sottolinea Calcinaro - con una forte azione di promozione e comunicazione per esprimere le nostre potenzialità e invitare quanta più gente possibile a visitare il nostro centro storico che sarà un vero e proprio portale dei prodotti di eccellenza del Fermano”. Il progetto, come detto, si propone anche di avere un impatto formativo - occupazionale a favore di giovani loclai, attraverso l’attivazione di work experience per la collaborazione con gli esercizi commerciali e con gli altri stakeholders del territorio nell’implementazione della nuova strategia commerciale. Il progetto prevede una parte gestionale affidata a dei “local friends” ossia figure di promotori delle nostre eccellenze capaci di “narrare” i prodotti, i produttori, il contesto, una sorta di storytellers. Per realizzare tutto ciò sul tavolo ci sono 200.000 mila euro, a tanto ammonta la compartecipazione tra Comune e Camera di Commercio. Tra gennaio e febbraio il bando verrà elaborato e si stabiliranno i negozi coinvolti e i tempi di realizzazione delle iniziative messe in campo. “Molte sono le aspettative legate al Fermo Shopping Experience - dichiara l’assessore al commercio Mauro Torresi - che dovrà costituire per i prossimi anni un vero e proprio volano in vista dell’uscita dalla crisi”.

Alessandro Sabbatini

Fermo shopping experience: rilancio o ristagno?

Rilanciare l’economia locale del centro storico dopo gli effetti dei sismi del 2016, è questo l’obiettivo del progetto Fermo Shopping Experience nato dalla collaborazione fra Comune di Fermo e Camera di Commercio. “L’obiettivo di rivitalizzare il centro storico – spiega l’economista di Nomisma, Marco Marcatili – è al centro di tutte le agende urbane italiane. Non vi è amministrazione, ormai, che non riveda nel suo salottino centrale un distretto commerciale, un luogo di comunità misto a un crocevia di turisti. Conviene però fare i conti con alcune tendenze strutturali: nei centri storici italiani mediamente è raddoppiato il numero di edifici inutilizzati, a scopo sia commerciale sia residenziale.” L’idea centrale del progetto è quella di aprire ‘vetrine sul territorio’ ospitando brand e tipicità in una sorta di itinerario delle eccellenze produttive nonché in corner, attraverso l’apertura di un ‘Multi-brand store’ con l’intento di aumentare la visibilità dei prodotti di eccellenza del territorio. “L’iniziativa è senz’altro lodevole – prosegue Marcatili – ma per valutarne gli effetti reali dovrebbero essere approfonditi alcuni aspetti. Una prima domanda da porsi, infatti, è se il progetto sia stato pensato per un target locale o intenda intercettare nuovi flussi potenziali. L’iniziativa dello shopping experience può arricchire l’offerta della città, può favorire l’incremento dei passaggi, ma non potrà costituire l’innesco di una rinnovata attrattività del centro storico. Il corner è un efficace strumento di marketing territoriale e reputazione sociale, ma le regole del commercio richiedono altri requisiti legati alla mobilità, all’accessibilità, alla fruibilità, alla pluralità di servizi.” L’intento è anche quello di intercettare la domanda di prodotti di qualità derivante dai turisti in visita a Fermo grazie al coinvolgimento delle Associazioni di Categoria e l’attivazione di ‘Experience corners’ al fine di ospitare una selezione di prodotti suggeriti da aziende del territorio rappresentative dei migliori brand locali e si pensa possa avere un impatto formativo e occupazionale a favore di giovani del territorio, attraverso l’attivazione di work experience per la collaborazione con gli esercizi commerciali e con gli altri stakeholders del territorio nell’implementazione della nuova strategia commerciale. “Questa iniziativa – conclude l’economista fermano – è un punto di partenza e dovrebbe essere inserita in una visione di città-territorio matura e innovativa. Sono controproducenti gli strumenti di competizione tra “paesotti” della Provincia perché dal giro degli autoctoni non si creerà più ricchezza. Servirebbe più coraggio nel collaborare a un progetto ambizioso che, sul piano infrastrutturale, esperienziale e motivazionale, miri a collocare stabilmente le Marche-Sud all’interno di un itinerario-Paese, dentro cui ciascun territorio può giocare le proprie specificità. La competizione non è tra Fermo Porto San Giorgio e Porto Sant’Elpidio, e neppure più tra Fermo, Macerata e Ascoli. La mia impressione è che siamo spesso fermi: lanciamo dadi, ma il gioco è a somma zero.”

Federica Balestrini

I comuni a caccia di fondi

Il nostro viaggio parte da un filone comune: un bando del Gal Fermano, dedicato al “Riuso e alla riqualificazione dei centri storici”, con particolare attenzione ai luoghi aperti. Tra i Comuni partecipanti c’è Servigliano con un progetto dedicato al recupero dello spazio una volta adibito a giardino dell’ex ospedale. “Abbiamo scelto questo punto - afferma il sindaco Marco Rotoni - perché si trova sulla strada provinciale e per un turista il primo impatto è importante”. L’Amministrazione serviglianese ha infatti presentato un progetto per un punto di prima accoglienza turistica. “Paradossalmente dopo il sisma la filiera dell’impresa legata al turismo e all’artigianato ha usufruito di tanta energia. Questo grazie alle associazioni: la stagione estiva ha contato diverse presenze. Inoltre molto è stato fatto grazie al valore aggiunto di altri 15 Comuni del cratere fermano con i quali abbiamo organizzato in collaborazione varie iniziative, svoltesi nei diversi territori” spiega. La bilancia del numero degli abitanti sembra non essere in equilibrio: “Il nostro punto di forza è la socialità: lavoriamo sui servizi scolastici ma anche sul tempo libero, con attività sportive e culturali. Inoltre, da un anno siamo attivi presso l’Hotel “San Marco” con un corso per operatori della ristorazione con l’associazione Wega di Amandola”. A livello turistico Rotoni punta molto su una promozione condivisa, non solo comunale, ma del territorio che ha “necessità di essere spronato all’unisono”. Visione condivisa da Stefano Pompozzi, presidente di “Marca Fermana”: “Si parla di paesi strettamente collegati, alta è la qualità dell’offerta per i turisti, intesa in termini di alimentazione (pensiamo alla ‘dieta mediterranea’), bellezze paesaggistiche e siti di cultura”. Ad Amandola il centro storico è ancora in “convalescenza” “con il 40% degli edifici inagibili. Le persone sono tornate da fuori, ma non abitano in quell’area del centro storico. Deve partire la ricostruzione” afferma il sindaco Adolfo Marinangeli. Intanto Amandola si appresta a festeggiare le feste natalizie, il 10 e 17 dicembre con i tradizionali zampognari, vin brulè, castagne e il laser mapping che proietterà immagini a suon di musica sulla facciata della Chiesa del Beato Antonio. Nel bando del Gal Fermano Amandola ha chiesto di recuperare la piazzetta antistante l’ex Collegiata che oggi ospita l’archivio storico, il Museo del Paesaggio e il deposito di opere d’arte autorizzato dal Mibact. Un’altra piazza al centro dei pensieri degli amministratori locali è Piazza Leopardi di Belmonte Piceno per cui si pensa al rifacimento della pavimentazione e alla sistemazione del parcheggio e del verde. Dopo il terremoto, anche a Montegiorgio (foto) la quotidianità è cambiata: «Ci sono state moltissime ordinanze di inagibilità, in particolare nel centro storico, con conseguente spostamento di tante persone. In generale, in questa fase, credo che lo spopolamento sia difficilmente contrastabile e ad essere più colpiti sono quei paesi che non hanno vie principali di collegamento. Questi Comuni sono per la maggior parte piccoli, hanno risorse molto limitate e una quantità davvero importante di problematiche. Abbiamo provato qualche anno fa a convocare i proprietari dei negozi sfitti per proporre un prezzo molto agevolato per 3/5 anni ai potenziali richiedenti. Ci hanno risposto con un due di picche, soprattutto perché i negozi sono in stato di abbandono e per essere affittati devono essere rimessi a norma, i proprietari non vogliono farlo in quanto ritengono troppo onerosa la cosa” afferma Michele Ortenzi, assessore alla Cultura. Per il centro storico si pensa ora a un’altra via, mentre per il bando appena chiuso si è puntato sulla frazione di Monteverde: “Bisognerà al più presto ripensare completamente l’idea di come lo abbiamo inteso fino ad oggi. Serve una visione nuova, per questo abbiamo finanziato un concorso di idee per proporre un progetto per la valorizzazione e il rilancio del centro storico. A breve uscirà l’avviso». Nel frattempo, ci si prepara a festeggiare il Natale con tante iniziative dal 7 dicembre al 6 gennaio, tra cui il tradizionale “Focarò” per ricordare la venuta della Madonna la sera del 9 dicembre, le bande giovanili in concerto il 27 dicembre alle 21,15 al Teatro Alaleona ed i Re Magi che saranno in Piazza Matteotti alle 14,30 del 5 gennaio.

Silvia Ilari

Piccoli borghi alla riscossa, tra coraggio e realtà

Piccoli e consapevoli di esserlo. Tre borghi della Valdaso a confronto fra potenzialità e limiti. Come Monterubbiano, poco conosciuto rispetto alle sue grandi potenzialità, unica Bandiera Arancione di tutta la provincia. “Monterubbiano non è un piccolo borgo - precisa il Sindaco Maria Teresa Mircoli - ma un grande paese con mezzo chilometro di corso. E’ conosciuto, ma se vieni non puoi visitare niente. La stiamo rilanciando ma bisogna fare i conti con le strutture del territorio: se mancano dobbiamo lavorare con una mentalità che va rieducata a pensare in grande, in una logica di interesse pubblico. La politica del piccolo borgo deve fare i conti con la rendicontazione, ma quando vengono i turisti a vedere una chiesa che è chiusa perché ci piove dentro che si fa? Ottanta turisti non li ho potuti far entrare nella Collegiata, non per il terremoto ma perché il tetto fa acqua da tutte le parti” lamenta il Sindaco della cittadina frequentata anche dalle comitive di turisti del Touring Club. Monterubbiano accoglie un tipo di turismo culturale, che va da maggio a agosto, e visto che non ci sono alberghi nel centro storico (tre quelli chiusi), coinvolge maggiormente i B&B. “Investire in promozione sarebbe prioritario - ammette la Mircoli - esattamente quanto la sicurezza delle scuole, ma come si fa a rilanciare se non ci sono giovani che investono sul territorio?”. A Moresco, dal 2002 membro fondatore dei Borghi più belli d’Italia, il Sindaco Massimiliano Splendiani è concreto e disincantato: “Stiamo lavorando su più fronti, sfruttando i canali digitali dei social per portare turismo di qualità. Bisogna lavorare con i privati e di pari passo fare promozione e aumentare la ricettività. La promozione dell’agroalimentare devono farla le aziende, vendere prodotti agroalimentari non è compito dei Comuni o delle associazioni. Anche le sagre dovrebbero creare indotto, dietro all’evento sagristico deve nascere qualcosa, questo significa fare promozione turistica che è poi lo scopo principale delle Pro loco”. Nei giorni 25 e 26 novembre, Moresco era presente con una delegazione del Comune ai mercatini natalizi di Trento per promuovere i prodotti locali, Splendiani anticipa inoltre che sta prendendo contatti per portare i prodotti locali ad un evento fieristico che si terrà a Praga a maggio e che coinvolgerà i privati, perché l’obiettivo di amministrazioni e pro loco deve essere quello di creare indotto economicocommerciale che coinvolga gli attori principali, i privati che devono vendere i prodotti. “Devi offrire buon cibo e qualcosa da vedere a chi arriva, il nostro territorio è ricco ma non è ancora pronto, basta pensare al problema dei collegamenti con mezzi pubblici” sottolinea Splendiani che fa notare un nodo organizzativo che riguarda tutta la Valdaso. Moresco è un paesino con meno di 600 anime, come vive lo spopolamento? “Siamo l’unico paese a non registrare compravendite di case, non abbiamo mai creduto in un piano di espansione. Speriamo nel turismo per un territorio già vocato”. Luca Pezzani, Sindacodi Petritoli, cittadina nota per essere diventata mèta dei matrimoni per stranieri, non ha dubbi sui punti cardine del rilancio del paese, sfruttando un fenomeno divenuto promotore turistico, ora da potenziare, senza mai prescindere da un’offerta culturale fatta di musica e teatro. “Abbiamo dato un’impronta precisa alla nostra azione di governo - spiega Pezzani - puntando su un turismo da potenziare, garantendo sempre un’adeguata offerta culturale. A Petritoli arrivano ogni anno centinaia di turisti, dall’estero e dall’Italia, le parole d’ordine devono essere turismo e ricettività”. Fondamentale in tal senso l’ufficio turistico che ha bisogno di personale e risorse per un servizio che nel 2017 è stato migliorato con aperture infrasettimanali e che attende Guide turistiche professioniste. Strutture ricettive ce ne sono, Palazzo Mannocchi e Ristorante Albergo Roma offrono la ricettività maggiore, il resto sono B&B e affittacamere per un’offerta superiore alla media per un paese di 2300 abitanti. Attraverso quali canali promuoverla? “Con i social e via web - risponde Pezzani - confidiamo poi nella collaborazione da parte della Regione dalla quale ci aspettiamo uno stimolo a pubblicizzare le nostre peculiarità. Inoltre è stata promulgata la Legge sui Piccoli Borghi al di sotto dei cinquemila abitanti, l’idea è buona ma le risorse sono limitate”. Quanto alla riqualificazione “stiamo cercando di ottenere un finanziamento dal GAL per intervenire sul viale d’ingresso alla frazione di Moregnano. Per il centro storico stiamo valutando gli interventi per il 2018”.

Serena Murri

Ultima modifica il Venerdì, 15 Dicembre 2017 10:30

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