Il manifatturiero italiano in missione a Bruxelless in nome del made in

FERMANO - La centralità della manifattura nelle politiche industriali in Europa, di cui il made in Italy si sente parte integrante quale eccellenza e vanto assoluto, e la necessità di una norma a livello comunitario che introduca l’indicazione di origine obbligatoria, il cosiddetto Made in. Sono questi i dossier ancora aperti e portati nuovamente all’attenzione delle istituzioni italiane ed europee da Assocalzaturifici a Bruxelles nei giorni scorsi.

“Da oltre dieci anni ci battiamo in tutte le sedi istituzionali” afferma la Presidente Annarita Pilotti - per portare all’attenzione dell’UE la necessità di una norma che tuteli l’eccellenza della manifattura e il diritto dei consumatori europei alla conoscenza di ciò che acquistano attraverso l’introduzione dell’etichettatura di origine obbligatoria. Una battaglia che passa anche attraverso l’apertura di un desk – già attivo da tre anni – all’interno della delegazione di Confindustria a Bruxelles per un più efficace pressing sui tavoli europei”.

“Dobbiamo fare presto, se non vogliamo che chiudano non solo le aziende calzaturiere ma anche interi territori, con il conseguente disastro occupazionale e sociale che tutti possiamo immaginare” ha commentato Enrico Ciccola delegato della Presidente Pilotti per il Made in e Presidente dei calzaturieri di Confindustria Centro Adriatico. “Proprio per questo ho ribadito a tutte le forze politiche italiane, aldilà di chi vincerà le prossime elezioni europee, di sostenere all’unisono la necessità di una norma a livello comunitario che possa tutelare i nostri prodotti manifatturieri. Il Made in – aggiunge - deve essere una priorità per l’Italia in Europa. Da oltre dieci anni, infatti, ci battiamo insieme a Confindustria per una norma che possa informare il consumatore finale circa la provenienza geografica del prodotto. È una battaglia di civiltà sulla quale non arretriamo di un centimetro”.

Una missione che ha visto, insieme ai rappresentanti di Assocalzaturifici, anche i delegati di Confindustria Ceramica e FederlegnoArredo, “ancora una volta uniti – conclude Ciccola – in nome del manifatturiero italiano che vale oltre 140miliardi di euro e occupa 900mila addetti”.

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