FERMANO - A Servigliano, dove si riuniva il Consorzio dei Comuni interessati alla realizzazione della Ferrovia a binario singolo e scartamento ridotto Porto S. Giorgio-Fermo-Amandola, il 2 luglio 1905 venne posta la prima pietra dell’opera. I lavori si conclusero in poco più di tre anni, il 14 dicembre 1908 il primo treno a vapore percorreva la valle del Tenna. Una solenne cerimonia, con la partecipazione di autorità locali e provinciali, e soprattutto del giovane ingegnere milanese Ernesto Besenzanica, che nell’occasione fu insignito della cittadinanza onoraria. Il tecnico assunse l’incarico di realizzare l’infrastruttura, fondando appositamente nel 1906 la Società per le Ferrovie Adriatico-Appennino (F.A.A.) con sede legale a Milano. Sono trascorsi ben 120 anni da quel giorno: quella sì che è una data storica che ha portato progresso, ricchezza, socialità, cultura.
Un sogno rincorso per trenta anni dalle popolazioni, la prima delibera del consiglio comunale di Fermo risale infatti al 1877. Quando tutto sembrava andare per il verso giusto, con i primi progetti degli ingegneri Pompeo Marini per il tratto Porto S. Giorgio-Fermo, Pio Fenili per il tronco Fermo-Amandola e Carlo Pascucci per il tratto Amandola-Visso, sorsero intoppi con la società incaricata dalla Provincia di Ascoli Piceno nel 1881 per la realizzazione dell’opera, la Gaetano e Francesco Anaclerio di Napoli.
Tra alterne vicende, entusiasmo e delusione, si dovette arrivare all’inizio del nuovo secolo, con l’arrivo nel Fermano dell’ingegner Besenzanica che fu condotto ad Amandola nel maggio 1903. Condotto da chi? Dall’ingegner Giuseppe Cruciani, suo stretto collaboratore nella costruzione di ferrovie in Bulgaria e in Ungheria, tutte di notevole lunghezza e percorsi impegnativi.
“A Sofia Cruciani aveva iniziato a sussurrare all’orecchio del Besenzanica la Ferrovia Adriatico-Appennino, accompagnandolo in questa ridente vallata, nel godimento di tutta la fervida ed operosa bellezza di cui è rivestita”. Durante la cerimonia della posa della prima pietra Besenzanica confessava che “condotto lungo la vallata del Tenna, sin dalla prima vista, aveva sentito nell’animo suo il fascino della poesia e del lavoro”. Probabilmente Besenzanica è rimasto incantato dalla rigogliosità della Valle del Tenna, come oggi rimangono affascinati i turisti che visitano per la prima volta il nostro territorio, dal mare alla montagna attraverso verdi colline.
Mi ha pure incuriosito, nella ricerca e nello studio di questa vicenda che conduco da quasi trenta anni, il ruolo del Procuratore generale di Besenzanica, un certo Eugenio Girola, che teneva i rapporti con la Provincia di Ascoli Piceno, con il Ministero dei Lavori Pubblici e con i comuni interessati. Questi due personaggi, in particolare, senza nulla togliere alle numerose personalità politiche, amministrative e tecniche, e alla popolazione, secondo me hanno consentito che la ferrovia Fermana, opera di grande valore ingegneristico e architettonico, venisse realizzata e a tempo di record, su un tracciato che ancora oggi è di notevole valore storico-paesaggistico.
Ampia visione è attestata dalla ripartizione delle quote tra comuni interessati alla realizzazione dell’infrastruttura, inizialmente ben 45, comprendenti (oltre quelli affacciati sulla vallata del Tenna) Force, Comunanza, Montemonaco, Montalto Marche, Rotella, Montedinove e Carassai, ma anche Altidona, Lapedona, Monterubbiano, Monte Vidon Combatte, Petritoli, Monte Rinaldo, Ortezzano, Monsampietro Morico, Montottone, Montelparo, Monteleone di Fermo, Torre S. Patrizio, Massa Fermana, Montappone, Monte Vidon Corrado, Monte S. Pietrangeli, Francavilla d’Ete, Montegranaro, S. Elpidio a Mare (vedi prospetto allegato).
Anche l’elettrificazione è stata attuata in tempi record: un anno circa, inaugurazione 10 giugno 1928. Per il festeggiamento al Teatro dell’Aquila venne rappresentata la Tosca, presente Beniamino Gigli nei panni di Cavaradossi. L’energia elettrica veniva prelevata dalla centrale UNES di Ponte Maglio (oggi abbandonata, da recuperare e riutilizzare), località della Valdaso di Montefalcone Appennino, dove una apposita Cabina di trasformazione (oggi utilizzata come casa di civile abitazione) provvedeva a creare l’alta tensione che raggiungeva la sottostazione di Servigliano con una linea di ben 13 km. Il 27 agosto 1956 “Lu Trinittu”, macchinista Gino Pennacchietti, effettuava la sua ultima corsa.
Elvezio Serena
Bibliografia: Cultura e Civiltà del Tenna, Fabrizio Fabi - A. Livi editore (2002); La Ferrovia Porto S. Giorgio-Fermo-Amandola, Pino Bartolomei - A. Livi editore (2007); Il Treno della Valle del Tenna, Dario Rossi (2005), volume da cui sono tratte le immagini