"Pecorino marchigiano addio". Con l'introduzione del latte in polvere a rischio produzioni ed export. La preoccupazione di Coldiretti

MARCHE - La scomparsa del pecorino marchigiano e degli altri formaggi tradizionali censiti e un freno alle esportazioni dei prodotti lattiero caseari regionali, cresciute, nel primo trimestre del 2015, dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Secondo la Coldiretti Marche sono queste le principali conseguenze dell'introduzione, in Italia, di formaggi e yogurt prodotti con polvere di latte.

Ieri a Roma la manifestazione nazionale, che ha visto l'associaizone di categoria partecipare con quasi un centinaio di allevatori a difesa del Made in Italy contro un provvedimento che "danneggia e inganna i consumatori e mette a rischio un patrimonio gastronomico custodito da generazioni, con effetti sul piano economico, occupazionale e ambientale".

Con un chilo di polvere di latte che costa sul mercato internazionale 2 euro - spiega Coldiretti - è possibile produrre 10 litri di latte, 15 mozzarelle o 64 vasetti confezioni di yogurt da 125 grammi e tutto con lo stesso identico sapore perché viene a mancare quella distintività che viene solo dal latte fresco dei diversi territori.

Il pressing esercitato dalla Commissione Europea sull’Italia - continua Coldiretti - ha già stimolato gli interessi degli speculatori con le importazioni di latte e crema in polvere che sono aumentate a livello nazionale del 16% nel primo trimestre 2015 rispetto allo scorso anno. E non è certo casuale che i 2/3 delle importazioni provengano da Francia e Germania, l’asse che detta la linea politiche dell’Unione Europea.

“E’ in corso - sottolinea Tommaso Di Sante, presidente della Coldiretti Marche - un pericoloso braccio di ferro che potrebbe portare alla chiusura delle stalle, alla perdita di posti di lavoro, all’omologazione e all’appiattimento qualitativo della produzione nazionale dopo la lettera di diffida inviata all’Italia dalla Commissione Europea, che è stata purtroppo sollecitata dall’associazione italiana delle Industrie lattiero casearie (Assolatte)”.

L'obiettivo - secondo Coldiretti - è porre fine al divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari, previsto dalla legge nazionale n. 138 dell’11 aprile del 1974, che ha garantito per oltre 40 anni l’alta qualità della produzione casearia nazionale. Il superamento di questa norma provocherebbe l’abbassamento della qualità, l’omologazione dei sapori, un maggior rischio di frodi e la perdita di quella distintività che solo il latte fresco con le sue proprietà organolettiche e nutrizionali assicura ai formaggi, yogurt e latticini Made in Italy.

La polvere di latte - conclude l'associazione - è un prodotto “morto”, privo di proprietà organolettiche, che può arrivare da qualsiasi parte del mondo dove i maggiori produttori sono Nuova Zelanda e Stati Uniti, mentre in Europa i leader sono Francia e Germania. La disidratazione consente di concentrare i costituenti del latte rendendoli conservabili a temperatura ambiente per oltre un anno e la tecnologia di produzione prevede che il latte, dopo essere stato corretto del suo contenuto di grassi, venga trattato termicamente con una perdita di valore biologico delle proteine del latte che può essere anche rilevante.

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