Legambiente: le coste marchigiane attaccate da consumo di suolo, erosione costiera, rifiuti e mala depurazione

MARCHE - La trasformazione del paesaggio costiero marchigiano ha conosciuto negli ultimi decenni un’ascesa costante ed inesorabile: dei suoi 180 km di lunghezza, già fortemente provati dagli effetti dei cambiamenti climatici, le Marche contano ben 119,8 km urbanizzati e spariti per sempre sotto il cemento, principalmente a di complessi turistici, case singole, porti ed infrastrutture. Il 21,5 per cento della costa, cioè 38,8 chilometri, è interessato da fenomeni erosivi attualmente in espansione. L’habitat marino è costantemente messo alla prova dall’inquinamento e da scarichi non depurati, mentre la plastica continua a colonizzare spiagge e fondali marini. Nonostante ciò le politiche regionali continuano ad annaspare e si rende sempre più necessario un piano integrato per salvare la costa marchigiana, ribadendo inoltre la richiesta alla Regione di tutelare questo enorme patrimonio, rivedendo il Piano Paesaggistico e fissando un vincolo d’inedificabilità assoluta entro un chilometro dalla costa.

È questa la foto delle Marche offerta dal Rapporto Ambiente Italia 2016, a cura di Legambiente e edito da Edizioni Ambiente, che è stato presentato oggi a Civitanova Marche in occasione del passaggio della Goletta Verde, la storica imbarcazione di Legambiente, che anche quest’estate è partita per difendere i mari e le coste italiane. All’incontro, svoltosi all’Oasi Floristica Tre Case hanno preso parte la portavoce di Goletta Verde Katiuscia Eroe, la presidente di Legambiente Marche Francesca Pulcini, l'assessore all'ambiente della Regione Marche Angelo Sciapichetti, il presidente di Federparchi Marche Lanfranco Giacchetti; i professori dell'Università di Camerino Gino Cantalamessa e Carlo Bisci; i rappresentanti delle amministrazioni comunali di Civitanova Marche e Potenza Picena.

Per quello che riguarda il consumo di suolo, Legambiente ha condotto uno studio dettagliato sullo stato di salute delle coste italiane che nelle Marche ha evidenziato libere dal cemento quasi solamente le aree preservate dal lavoro svolto dalle aree protette formate dal Parco Regionale del Monte Conero e dal Parco Regionale del Monte San Bartolo, che anche grazia alla morfologia montuosa hanno fatto da freno al cemento. I 28 chilometri di aree agricole e i 14 di aree ancora naturali si rischia che finiscano cancellati dalla continua saldatura tra i centri se non si interviene con una chiara normativa di tutela. Non va meglio sul fronte della depurazione dove sulle Marche pesano sentenze di condanna da parte della Commissione Europea per il mancato rispetto della direttiva 91/271 sulla depurazione degli scarichi civili. Inoltre, Legambiente ha realizzato un’attività di monitoraggio della beach litter, con Goletta Verde che viene raccontata nel volume, e che dimostra come serva una strategia per ridurre i rifiuti portati dai fiumi e quelli prodotti dalle attività presenti nel Mediterraneo.

“Le nostre coste hanno bisogno di una politica integrata che tenga conto di tutte le difficoltà e fragilità che interessano il litorale marchigiano – commenta Francesca Pulcini, presidente di Legambiente Marche -. Per il futuro della costa e di tutte le Marche dobbiamo seguire la strada intrapresa dai modelli di gestione delle aree protette costiere, che hanno permesso di preservare il nostro paesaggio, la nostra biodiversità e di lavorare sul turismo di qualità e attento all’ambiente. Inoltre, nelle Marche abbiamo due straordinarie opportunità di valorizzazione ambientale e turistica che aspettano purtroppo da troppo tempo, le due aree marine protette del Conero e del Piceno, che torniamo a sollecitare alla Regione e agli enti locali. Inoltre, per preservare la nostra costa, crediamo che sia fondamentale porre un vincolo di inedificabilità assoluta per almeno un chilometro dal mare. Questi dati non lasciano dubbi è necessario accelerare il passo e prendere provvedimenti seri e urgenti per la tutela della nostra costa e del mare”. Nel dettaglio opere infrastrutturali e industrie occupano 13 km della costa mentre sono 51 i km di paesaggio urbano molto denso, 33 km di litorale sono occupati da insediamenti abitati con bassa densità che si susseguono quasi ininterrottamente lungo la linea di costa. Restano 33 km costieri che possono considerarsi ancora paesaggi agricoli e 39 km di paesaggi naturali.

“Le coste sono uno straordinario patrimonio del nostro Paese – aggiunge Katiuscia Eroe, portavoce di Goletta Verde – che dobbiamo liberare dalla pressione di cemento e inquinamento. Il Rapporto Ambiente Italia presenta una fotografia di questi impatti con dati davvero inquietanti e studi che dimostrano come sia possibile invertire questa situazione attraverso un cambio delle politiche. Proprio la sfida che i cambiamenti climatici pongono alle aree costiere del Mediterraneo, con impatti significativi sugli ecosistemi, sulla linea di costa e sulle aree urbane, deve portare a una nuova e più incisiva visione degli interventi. Occorre rafforzare la resilienza dei territori ai cambiamenti climatici e spingere verso la riqualificazione e valorizzazione diffusa del patrimonio costiero”.

Il volume Rapporto Ambiente Italia 2016 Presente e futuro delle aree costiere in Italia (a cura di Edoardo Zanchini, Giorgio Zampetti, Sebastiano Venneri) attraverso contributi diversi, mette in evidenza i diversi processi che incidono sullo stato di salute delle coste italiane e la stretta relazione tra i fenomeni. La stessa erosione costiera, un fenomeno in espansione legato a molteplici cause, che riguardano sia le trasformazioni provocate da porti e interventi sul litorale che la riduzione degli apporti dei sedimenti dalle aree interne attraverso i fiumi per vie di dighe, sbarramenti e cave. Situazioni che sarà sempre più importante monitorare per capire come intervenire in una prospettiva di cambiamenti climatici. Le ragioni della fragilità delle aree costiere italiane – è noto - sono dovute a problemi idrogeologici e alle conseguenze di urbanizzazioni, sia legali che abusive, in posti scellerati spesso a rischio dissesto.

Segui il viaggio di Goletta Verde sul sito www.legambiente.it/golettaverde

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