Marco Scorpecci vola in Nazionale

PALLAVOLO - Ci sono notizie che fanno “rumore”, che ci aiutano a capire che proprio dove pensiamo esserci silenzio esiste in realtà un mondo meraviglioso, fatto di suoni e immagini perfetti, costruiti giorno dopo giorno con nobile sacrificio e volontà: è il mondo di chi ha scelto di credere nella propria forza per raggiungere obiettivi importanti. Oggi vogliamo raccontarvi la storia di un atleta, un ragazzo che possiamo con assoluta certezza definire il nostro campione di sport, ma soprattutto di vita. La Federazione Sport Sordi d’Italia (FSSI) convoca Marco Scorpecci per volare agli Mondiali. Per il palleggiatore marchigiano il sogno azzurro diventa dunque realtà, con Montegiorgio Volley e tutta la società M&G Scuola Pallavolo che non possono che esserne orgogliosi.

Marco nasce a Corridonia il 17 Maggio 1985 da mamma Marta e papà Luciano. "Sono nato udente al 100%, ma a soli 5 anni un'influenza cambia il corso della mia vita lasciandomi una sordità importante. Da subito ho messo le protesi e fortunatamente sono riuscito ad acquisire un buon linguaggio”. Si racconta con grande disponibilità Marco, un diploma come perito elettrotecnico ed oggi dipendente in una ditta manifatturiera dell'entroterra marchigiano. Una lunga carriera sportiva la sua, iniziata a soli 7 anni nella pallavolo Corridonia, dove cresce sino al under 14. Dai 13 ai 20 anni ha quindi l'opportunità di crescere nella Lube Volley dove conquista le prime importanti vittorie nei vari campionati giovanili. Seguono poi campionati di serie D, serie C e serie B, una continua escalation fin quando nel 2012 un infortunio alla spalla interrompe anzitempo la sua stagione di serie B con la neo promossa Civitanova.

“Un infortunio dal quale ho impiegato tempo a recuperare. Ho fatto subito un primo intervento, ma nel 2013 sono tornato di nuovo sotto i ferri per una lussazione, sempre alla stessa spalla operata in precedenza. Ho ricominciato ad allenarmi e riprendere fiducia dopo mesi, accettando la proposta dell’allora allenatore del Montegiorgio Volley, nonché amico, Paolo Viola.” Ma questo è solamente l'inizio ed il primo ostacolo che si frappone fra Marco ed il volley, perché ad interrompere nuovamente e bruscamente la sua vita pallavolistica ci si mette di mezzo, il 12 ottobre 2015, un malore. Ricoverato d’urgenza all'ospedale di Macerata, “Scorp” viene trasferito il giorno successivo ad Ancona per un intervento al cuore. "Quando è accaduto ‘il fattaccio’ ho seriamente pensato che non avrei più toccato un pallone! Dopo una settimana dall'intervento, durato ben 10 ore, sono uscito consapevole che quello che mi attendeva sarebbe stato un lungo periodo di convalescenza; la voglia di ritornare in campo però, come sempre, era tanta e forte. Cinque mesi dopo ho rimesso le scarpe da pallavolo e sono rientrato in palestra, sempre a Montegiorgio.

Ho ricominciato a muovere i primi passi sostenuto dai miei compagni, con l’allenatore che si accertava costantemente che non facessi più sforzi del dovuto. Sono rimasto per due stagioni sportive, chi avrebbe mai immaginato che l’anno successivo ad attendermi ci sarebbe stata la vittoria nel campionato di serie C con il Porto Potenza Volley?!” Proprio così, chi l’avrebbe mai detto? E invece quella vittoria, dopo tante soste forzate, non era la più importante. A 34 anni infatti la pallavolo gli regala un'inaspettata convocazione per il più alto gradino cui un atleta possa aspirare: la Nazionale. Per Marco un grande e meritato traguardo sportivo, ma anche un grande traguardo personale di determinazione, costanza, sacrificio e di voglia di partecipare. Già, perché aldilà del deficit uditivo, ciò che ha consentito a “Scorp” di arrivare in azzurro sono un talento importante e due mani fatate, di quelle che raramente si vedono nelle palestre di paese, e solo tanta (troppa) sfortuna ne ha probabilmente limitato una carriera più prestigiosa.

Come è iniziata questa avventura in azzurro? "Sono stato contattato dall'allenatore Matteo Zamponi, che mi ha sorpreso proponendomi la partecipazione al primo raduno della nazionale maschile di pallavolo sordi. La Federazione cercava un atleta nelle Marche, la chiamata mi ha spiazzato ma allo stesso tempo onorato. Si tratta di una realtà di cui, sinceramente, non ero nemmeno a conoscenza, e me ne dispiace perché magari se fossi entrato in contatto in precedenza con la Federazione il nostro cammino poteva incrociarsi anche prima. Il mio primo pensiero mi ha portato a riflettere sulla chiamata, per capire se poteva essere compatibile con gli impegni di lavoro, ma non si può rinunciare ad un’esperienza simile… Dal 31 gennaio al 2 febbraio ho partecipato incredulo al mio primo raduno svoltosi in Toscana, tra Pieve a Nievole e Montecatini Terme. Un'esperienza meravigliosa in cui ho avuto modo di conoscere atleti fortissimi con i miei stessi problemi, anche più gravi, ma capaci di affrontare la vita in modo spettacolare. Sportivi capaci e appassionati, disponibili e pazienti anche nell'aiutarmi con la lingua dei segni, che non conoscevo e che sto imparando.”

Curioso ed emozionante il momento in cui Marco ci racconta che sta provando ad apprendere l’Inno nazionale (con applauso seguente) in linguaggio dei segni. “Sto cercando di riprendere la forma migliore, allenarsi ai ritmi di una nazionale è molto più impegnativo del solito, ma ci tengo tantissimo a ben figurare anche perché sono il primo, e per ora unico, pallavolista marchigiano della nazionale sordi. Il gruppo si sta già preparando in vista dei Mondiali della prossima estate, ed io voglio esserci.”

Parlando di pallavolo e non solo, a chi senti di dire un particolare “Grazie”? “Alla famiglia e alla mia ragazza Anna. Con mio padre Luciano ho costruito la mia carriera sportiva , sempre presente e pronto ad accompagnarmi ovunque; oggi è anche dirigente nella società Montegiorgio Volley in cui gioco. Con loro ho affrontato tutto, mi hanno sempre incoraggiato e sostenuto. La vicinanza e l'amore che mi hanno dato sono stati fondamentali per superare ogni difficoltà, arrivare fin qui ed essere ciò che sono.” Marco, aiutaci a capire cosa significa realmente per un ragazzo accettare una disabilità, e quali sono le più grandi difficoltà che si incontrano e che ostacolano il vivere bene con se stessi e con gli altri “Mi sono sempre sentito ‘normale’, ma ho impiegato del tempo per accettare questa disabilità che inevitabilmente crea delle difficoltà relazionali, soprattutto da piccoli. A scuola ricordo diversi momenti in cui mi sono sentito isolato, non è stato semplice essere sempre integrato nel gruppo. Nello sport, al contrario, non ho mai avuto bisogno di spiegare e giustificare. In qualsiasi squadra io abbia giocato mi sono sempre sentito un ragazzo come tutti, palleggiatore in un gruppo di atleti e amici.”

Quale consiglio daresti a chi si trova in una condizione simile? “Di accettarsi ed accettare la propria situazione il prima possibile. Non è semplice, Io ci ho messo tempo, ma poi ho finalmente capito che proprio l’accettazione di se stessi ti rende più sereno anche agli occhi degli altri.”

Un traguardo straordinario che ci auguriamo possa essere solo l’ennesimo “nuovo inizio” nella vita di Marco; sicuramente però, la sua più grande vittoria è stata tornare protagonista nello sport e padrone della sua vita. Ora massima concentrazione perché questo successo guarda dritto al Mondiale. In bocca al lupo Campione!

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