FERMO - “Il volontariato è bellissimo, va sperimentato perché tutti abbiamo bisogno di tutti, in particolare quando si è deboli, quando non si hanno i mezzi. Ed è in quel momento che entra in gioco non tanto la solidarietà, ma quello che mi piace definire il vivere civile”. Le parole di Silvano Gallucci, da un decennio alla guida dell'associazione Il Ponte, denotano una passione che in questa delicata fase storica diventa un vero e proprio perno di riferimento, in quell'enorme ingranaggio che corrisponde alla nostra comunità.
Purtroppo, nonostante un gruppo che viaggia tra i 20 ed i 25 volontari attivi (“Tanti sono pensionati, ma abbiamo anche qualche giovane”), si fa fatica a trovare nuove persone. “Non so se è una questione di motivazioni o di poca promozione per chi come noi è restio a stare sulle prime pagine tutti i giorni. Facciamo tutto questo perché è necessario farlo, non per metterci in mostra, anche se in questo mondo spesso si guarda alle apparenze ed ai proclami. Ma da questo approccio il volontariato non trae alcun beneficio”.
Nel frattempo, la pandemia prima ed il caro vita poi hanno acuito disagi già manifesti ed alimentato nuovi fragilità. “Partiamo dal presupposto che anche per noi le bollette sono triplicate: prima pagavamo 500 euro al mese, adesso siamo arrivati a 1.640. Comincia ad essere difficile proseguire, anche se in tanti continuano a sostenerci, chi con alimenti chi con mezzi, fondamentali per dare continuità alla nostra opera”.
Il Ponte, che proprio nel 2022 ha compiuto i suoi primi 35 anni, dopo un incremento tra l'inverno e la primavera scorsi a causa dell'arrivo di numerosi ucraini, fa registrare giornalmente tra i 50 ed i 60 pasti da asporto (“Considerando la componente eterogenea, vogliamo essere prudenti per evitare contagi” precisa il presidente), oltre a 110/120 borse alimentari. “Possiamo affermare che 600/700 persone traggono beneficio dal nostro impegno quotidiano. Prevediamo, però, un aumento a causa di un impoverimento più generale di persone e singoli per ragioni che conosciamo bene. In tanti ci dicono: se pago la bolletta non ho da mangiare. Per questo siamo consapevoli che ci sarà da fare per chi come noi è sul campo. E noi vogliamo dare risposte alle necessità crescenti”.
Ma cosa rappresenta quel noi? “Rappresenta le istituzioni che si prendono cura degli altri, chi a cuore le sorti di questa società. Stiamo facendo rete su questo con i Comuni, in particolare Fermo e Porto San Giorgio, così come con l'Ambito Sociale e con la Caritas. È un grande mondo quello che noi serviamo, perché questo siamo: un'associazione di servizio che vuole essere vicina per necessità di primaria importanza”.
All'interno della struttura sono presenti anche docce ed un vasto guardaroba. “È un riciclo continuo, perché il non buttare è già una buona opera. Ma, insisto, per portare avanti tutto questo serve un grande impegno da parte di volontarie e volontari. E chi vuole e chi può è bene che si avvicini alla nostra realtà, in modo da sostenere quella famosa rete. È importante venire a conoscerci per rendersi conto di ciò che si fa, come si fa e soprattutto perché si fa. Tutto questo va praticato, soprattutto quando ci si relaziona con persone diverse”.
Andrea Braconi
+39 0734.223110
