Tagli sanità: regione Marche e sindacati in disaccordo

FERMO - Il sindacato dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil Pensionati, venerdi 29 gennaio 2016 alle ore 9,15, presso la Sala Riunioni “Ambrosoli” della Provincia di Fermo, invitano i sindaci, gli amministratori locali e tutti i cittadini del territorio provinciale fermano per decidere iniziative di mobilitazione contro la riorganizzazione sulla sanità e i servizi sociali decisa dalla regione Marche alla vigilia dello scorso Natale senza alcun confronto con le organizzazioni sindacali, i cittadini interessati e altre associazioni rappresentative sulle problematiche della salute. Dal governo nazionale cade la scure dei tagli ai finanziamenti alle regioni per la gestione dei servizi socio sanitari. La regione Marche è costretta a tagliare di conseguenza, ma la fa con criteri da noi ritenuti iniqui.

Il sindacato concorda con meno ospedali, ma nel contempo i risparmi devono essere investiti nella diminuzione delle liste di attesa con l’avvio delle case delle salute è il potenziamento nel territorio delle cure intermedie e primarie. Il fondo per la non autosufficienza va adeguato alle esigenze vitali delle persone bisognose e soprattutto per gli anziani, per i quali mancano risposte concrete - per le cure domiciliari, sui servizi residenziali e semiresidenziali, per ridurre le liste di attesa senza dover ricorrere alla sanità privata a pagamento- e la conseguenza, (ce lo dice la statistica) è l'allarmante aumento della percentuale dei decessi degli anziani.

Poi a livello regionale il fermano ha già riconvertito gli ospedali di Montegiorgio, Sant'Elpidio a Mare, Montegranaro, Porto San Giorgio e oggi sono rimasti solo gli ospedali di Fermo e di Amandola con servizi ridotti rispetto al passato, mentre la vicina Macerata, che gode di un collegamento agevole mare-monti, ha ancora cinque ospedali funzionanti a poca distanza chilometrica – Camerino, Tolentino, San Severino Marche, Macerata e Civitanova Marche. Quindi diciamo al Presidente della Regione Marche che la riorganizzazione adottata deve essere modificata, perché oltre a ridurre i servizi socio-sanitari produce due pesi e due misure con squilibri tra i territori provinciali.

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