Sanità nel Fermano e la futura ripresa delle normali attività al "Murri": le proposte della CISL

FERMANO - L’emergenza COVID esplosa nella metà di febbraio, ha imposto decisioni riorganizzative in tutta la Regione Marche per fronteggiare il grande numero di malati colpiti da coronavirus. Molto prima della DGR 320 con la quale la Giunta ha ridisegnato la natura dei vari Presidi Ospedalieri, Il Murri ha subito interventi interni per reperire posti letto per malati COVID e per attivare ulteriori posti di Rianimazione. Questo ha procurato spostamenti di interi Reparti, accorpamenti di Unità Operative, chiusure di alcune di esse ma soprattutto la sospensione di ogni attività programmata o ordinaria di visite specialistiche, ambulatoriali e di Sala Operatoria.

"Fermo ed il Fermano, - scrive Giuseppe Donati, segretario regionale della CISL FP Marche - differentemente da ogni altra Provincia delle Marche, si è trovato senza un Presidio Ospedaliero di riferimento “pulito”. Vale la pena ricordare che la natura “ibrida” del Murri è una delle cause dell’alto numero di Operatori Sanitaria risultati positivi al Covid. Una percentuale, che in rapporto con il totale dei positivi, è risultata la più alta delle Marche. Su questo varrà la pena, appena finita l’emergenza, fare un serio approfondimento su cosa non abbia funzionato in primis sull’intollerabile ritardo della messa a disposizione a tutti i dipendenti dei DPI appropriati.

Ora però i numeri dei contagi e soprattutto dei malati ospedalizzati, è in calo continuo e dovrebbe essere il momento per pianificare la strategia per liberare il Murri . - continua Donati - Preoccupa molto la portata del fenomeno che interesserà la Sanità appena terminata la fase acuta dell’epidemia. E’ facilmente prevedibile che tutti i pazienti che sono stati costretti dal virus a rinviare prestazioni sanitarie di natura diagnostica o di cura oppure hanno avuto timore di accedere a strutture sanitarie per paura del virus, pretenderanno di recuperare quanto non eseguito. Troveranno invece lunghe liste d’attesa, già un problema prima, e personale estremamente provato dallo straordinario lavoro svolto. Per questo non si può posticipare ulteriormente la ripartenza della normale attività del Murri.

Da una ricognizione CISL FP del tutto empirica, basata sui numeri ufficiali riportati nella relazione al bilancio d’esercizio ASUR, in un mese di blocco della normale attività ospedaliera dell’AV4 si presume siano stati persi circa 1100 ricoveri e più di 100.000 prestazioni diagnostiche, specialistiche, ambulatoriali. Senza avere la presunzione della precisione, questi numeri, relativi ad un solo mese, danno però l’idea di quanto sia stata compressa la domanda e l’offerta sanitaria consueta in AV4. Per questo andrebbe pianificata al più presto, l’uscita dalla condizione di Ospedale misto del Murri ed il ripristino della normale attività di ricovero e chirurgica.

La CISL FP più volte ha posto il problema della garanzia della salute dei 170.000 cittadini del fermano che va al di la del COVID. L’errore macroscopico di aver connotato il Murri come misto e non aver utilizzato alternative possibili come quelle delle strutture periferiche, imporrebbe di mettersi all’opera per il dopo che dovrebbe arrivare quanto prima.

Altra riflessione che vorremmo sottoporre alla Direzione ASUR e alla Direzione dell’AV4 è quella relativa all’adeguamento del Murri rispetto alle nuove condizioni di sicurezza che inevitabilmente verranno imposte, fino a quando non si troverà vaccino o cura al virus. Andrebbe valutata la congruità degli spazi di ricovero e di convivenza del personale a disposizione dall’Ospedale. Attualmente l’AV4 ha 416 posti letto complessivi per acuti. Difficile pensare che “dopo” questo numero potrà rimanere tale perché il distanziamento imposto dalla prevenzione, ridurrà la possibilità di ricoverare più malati nelle stessa stanza. Medesima considerazione andrà fatta per tutta l’area territoriale e residenziale che se non adeguatamente presidiata, potrebbe essere il punto debole nella possibile ripresa dell’infezione.

La politica locale e regionale ma soprattutto i tecnici ASUR dovrebbero iniziare a pensare a tutto questo per evitare due conseguenze: trovarsi nuovamente impreparati di fronte ad un diverso tipo d’emergenza quale sarà l’ondata di richiesta di prestazioni, ricoveri ed interventi rimandati o rinviati per il Covid; avere spazi di ricovero ed ambulatoriali non idonei rispetto alle nuove condizioni di sicurezza. A questo punto, rivalutare l’utilizzo delle strutture periferiche a supporto del Murri potrebbe diventare una vera e propria risorsa", conclude Giuseppe Donati.

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