Cesetti: “Dato che le Usca non sono più operative, quando sarà riattivata l’assistenza domiciliare?"

MARCHE – “Ancora una volta la giunta regionale si fa sorprendere dagli eventi e rischia di creare un nuovo disastro sanitario. Che l’esperienza delle Usca si sarebbe conclusa il 30 giugno era noto da tempo, quindi oltre a chiedere al governo la loro proroga fino al 31 dicembre, richiesta peraltro patrocinata in Parlamento dal Partito Democratico con un apposito emendamento alla legge 24/2022 a prima firma dell’onorevole Paolo Siani, la giunta regionale avrebbe dovuto prevedere un immediato potenziamento dell’assistenza domiciliare, soprattutto alla luce della preoccupante crescita dei contagi da Covid-19 che si registra ormai da diverse settimane. Invece, come al solito, sono riusciti a partorire un provvedimento sbagliato e inefficace”.

A dirlo è il consigliere regionale del Partito Democratico Fabrizio Cesetti, che il 30 giugno ha depositato insieme al gruppo dem un’interrogazione urgente al presidente Acquaroli per conoscere quanti incarichi a tempo determinato a medici e a specializzandi verranno attivati a partire da luglio per non creare un vuoto nell’assistenza domiciliare ai malati e, in particolare, ai positivi sintomatici al Covid-19. L’interrogazione sarà discussa nella seduta consiliare in programma martedì prossimo.

“Anziché assumere nuovi medici – afferma Cesetti - si è optato per le cosiddette Uca, ma così facendo si propongono ai medici contratti a tempo determinato e con compensi poco ragionevoli, poco più della metà di quelli previsti dalle Usca (23,90 euro l’ora lordi contro i precedenti 40). Il probabile risultato sarà quello di disincentivare la loro disponibilità e quindi indebolire sensibilmente l’assistenza domiciliare. Le conseguenze non sono difficili da immaginare: va da sé, infatti, che con il vuoto lasciato dalle Usca, molti malati correranno il rischio di aggravarsi. Inoltre, con il depotenziamento dell’assistenza domiciliare, potrebbe riaffacciarsi lo spettro del sovraffollamento delle strutture ospedaliere e del collasso dei Pronto soccorso, già oggi al limite, oltre che la diffusione di nuovi focolai tra il personale sanitario. Uno scenario da incubo che deve essere assolutamente scongiurato con provvedimenti immediati e urgenti, considerato che la sanità è la prima e più rilevante competenza regionale”.

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