Sanità da curare. Le strutture, gli operatori, le eccellenze e le criticità nel Fermano

PUBBLICO O PRIVATO, NEL BEL PAESE STAR BENE COSTA. MA ALL'ESTERO NON VA TANTO MEGLIO...

di Daniele Maiani

La civiltà di una Nazione si misura anche dalla cura che ha per le persone deboli, bisognose o in difficoltà. E il campo di elezione dove uno Stato moderno si confronta per provare il suo grado di sviluppo sociale è di certo la Sanità. La Sanità assorbe percentuali altissime dei bilanci delle Regioni italiane; è una macchina costosa che non genera, se non in maniera minima, guadagni per lo Stato, data la sua vocazione, peraltro in questi ultimi anni un po’ appannata, alla (apparente) totale gratuità delle prestazioni erogate. È un argomento dolente per i bilanci dello Stato, delle Regioni e delle Aziende Sanitarie che erogano i servizi quello dei soldi destinati al funzionamento di tutto l’apparato.

Piatto ghiotto come nessun altro, che stuzzica “appetiti”: non c’è Regione esente da notizie di sprechi, di truffe, di imbrogli legati al mondo della Sanità. Ci sono territori virtuosi e altri spreconi, ci sono Aziende che marciano efficienti, altre che zoppicano cronicamente. Ma tutto sommato la barca va e nemmeno tanto male, contrariamente a quanto si possa pensare.

Specie se diamo un’occhiata al di fuori dei confini nazionali: l’Inghilterra, un tempo esempio per l’Europa del concetto di Sanità pubblica, ultimamente si trova in una situazione niente affatto edificante riguardo alla qualità dei servizi erogati, tanto che anche i giornali inglesi, con britannica discrezione, cominciano a far notare preoccupanti aumenti di mortalità nei nosocomi UK, dovuti alla carenza di mezzi e di preparazione del personale ospedaliero. Soprattutto nei reparti maternità: parlano addirittura di un aumento del 12% del tasso di mortalità di puerpere e neonati… Naturalmente anche lì è una questione di vil denaro: se ce l’hai e puoi permetterti trattamenti privati (tipo Principessa Kate) non hai problemi. Eh, sì, tutto il mondo è Paese, ma non lamentiamoci: come recita la famosa battuta di Igor in Frankenstein Junior, “potrebbe andare peggio: potrebbe piovere!”.

Quello del volere stare bene e di essere curati è un “anelito” di tutti noi, giovani e vecchi, anzi, una irrinunciabile esigenza. In verità, più gli anni passano più l’anelito è vivo, e per stare in salute tutti si è pronti a fare ogni sacrificio, sia sottoponendosi ad ogni sorta di esame anche doloroso, sia pagando altrettanto dolorosi ticket al Servizio sanitario pubblico, o corpose parcelle a quello privato. In realtà, facevano bene le persone nell’antica Cina: pagavano il medico quando erano in salute e smettevano di pagarlo quando si ammalavano, dal momento che la malattia era la dimostrazione che il medico non aveva preventivamente lavorato a dovere! E, a proposito del pagare prima, questo è anche quello che succede in Italia: dove, con fior di tasse, si paga il servizio sanitario anche quando si sta bene, salvo poi dover pagare ancor più in ticket quando ci si ammala.

Insomma, pare di stare nel Medioevo: quando si riteneva che la panacea per tutti i mali fosse una “emorragia”, ovvero un salasso. E’ quello che tutt’oggi si pratica: non più fisicamente alle nostre vene, ma al nostro già striminzito portafogli, che spesso ci lascia le ultime “penne”. Pare proprio che, come la metti la metti, la Sanità per qualche verso rischia di essere sempre… letale!



UNA CONSAPEVOLEZZA CHE PUO' FARE LA DIFFERENZA. A COLLOQUIO CON PAOLO CALCINARO, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA DEI SINDACI

di Andrea Braconi

Sono tante le sfide che attendono gli amministratori del Fermano sul versante sanitario. Tra queste, secondo il presidente della Conferenza dei Sindaci Paolo Calcinaro, primo cittadino di Fermo, quella di riempire di contenuti il nuovo ospedale di Campiglione. “E' una grande conquista, che deve diventare un'eccellenza”. La buona notizia è che la Regione ha finalmente messo sul tavolo più di 29 milioni di euro. “Anche in un territorio che fino ad oggi ha vissuto in generale di scetticismo, credo che questa sia un'importantissima opportunità di sviluppo, oltre che di competitività sanitaria”.

Un'opportunità che si inserisce in un quadro di profonda revisione dell'intero sistema. “Si intuisce. Posso permettermi però di fare un ragionamento oggettivo, non dovendo rispettare ordini di scuderia. In questa fase noi siamo, nel quadro delle Marche sud, un passo avanti rispetto agli altri perché - per quello che ho sentito dalle parole di Ceriscioli, e cioè che sia pensabile un ospedale per Provincia con la razionalizzazione di quelli esistenti - adesso abbiamo questa prospettiva finanziata. Almeno sotto questo punto di vista, quindi, sentiamoci dei privilegiati”.

Qual è l'umore da parte degli altri colleghi sindaci? “E' chiaro che ci sono delle zone che soffrono un po' di più. Comunque, la crisi è così evidente e tangibile, una crisi contro la quale tanti amministratori combattono quotidianamente, che ha sicuramente aumentato la consapevolezza da parte nostra. Detto questo, mi pare che di possibilità di dialogo ce ne siano: penso alle Potes, alle Case della Salute e tanto altro ancora. Quello che una volta poteva portare a levate di scudi adesso, anche in presenza di forti criticità, porta a posizioni costruttive e propositive, oltre che alla descrizione di percorsi alternativi”.

Le criticità più urgenti da affrontare? “Una battaglia molto importante sarà quella di un'eliambulanza baricentrica. Su questo mi verrebbe da pensare al territorio di Montegiorgio, baricentrico per la nostra provincia ma anche per le altre del sud delle Marche. Sarà uno dei prossimi passi sui quali muoverci, non solo noi ma anche le realtà limitrofe. Ci sentiremo presto con i sindaci di Ascoli e Macerata per discuterne”.

A proposito di confronti: rispetto al recente passato, il rapporto con il nuovo direttore Livini sembra essere improntato su una maggiore apertura. “Livini ed io siamo arrivati in contemporanea nei rispettivi ruoli. Negli ultimi anni dall'esterno vedevo una certa distanza, a volte una conflittualità, anche se devo dire che con Carelli c'è comunque stata una sua predisposizione nei confronti della nostra Area Vasta. Ho però detto subito che Livini aveva qualcosa in più rispetto ad altri, almeno in termini di sensibilità e conoscenza delle varie realtà del territorio”.

Il ruolo, sempre più importante, dell'Inrca. “Credo sia un ruolo manifesto e conclamato. Pensiamo subito al rispetto per il reparto di dermatologia: quando ad un certo punto si era pensato che uno schema compreso in una delibera di Giunta regionale potesse mettere a rischio quel reparto, il territorio tutto ha alzato la voce salvandone la presenza. Significa che questo è un presidio molto importante per la città e non solo. Poi le lungodegenze, che sono state immediatamente attivate: anche questo un segno di efficienza e di rispetto, rispetto ad un passato dove non sempre accadeva”.

Anche come Amministrazione comunale c'è stato un vostro forte impegno. “In accordo con il direttore Postacchini, abbiamo fornito tramite finanziamento della Solgas i divisori per il rispetto della privacy nelle varie stanze. Nelle prime settimane del 2016 verrà installata anche questa novità, che avrà importanti ripercussioni di carattere sociale”.

Cosa dobbiamo aspettarci da questo nuovo anno per la sanità fermana? “A parte l'eliambulanza, per Fermo credo serva un potenziamento del personale medico al Pronto Soccorso. Ne ho già parlato con i responsabili: adesso siamo a pieno carico ma dell'organico previsto, mentre io mi aspetterei un aumento dello stesso organico perché adesso la struttura vale molto. Più personale servirà a dare piena efficienza a spazi veramente all'avanguardia”.

Infine, lo stato dell'integrazione socio-sanitaria. “Devo dire che sta proseguendo molto bene con l'attuazione della 1331 come Comune di Fermo. L'averla finalmente applicata in pochi mesi credo sia un passo epocale, una cosa che molti ambivano a fare ma che non si riusciva ad ottenere. Certo, sono passaggi poco evidenti, ma hanno un'importanza e una ricaduta molto positiva”.



L'OSPEDALE DI AMANDOLA TRA LUCI ED OMBRE. POTENZIATI ALCUNI SERVIZI, MA LA CARENZA DI PERSONALE SI FA SENTIRE

di Francesca Pasquali

L'ospedale di Amandola è salvo, ma sono ancora diversi i passi da fare per renderlo un presidio per acuzie com'è da definizione. La riforma del sistema sanitario, in vigore da gennaio, ha portato significativi cambiamenti nel nosocomio montano. A partire dai posti letto, passati da 24 più uno di day hospital a 30 (15 per acuti e 15 per post acuti). Vediamo le principali novità.

Partiamo da Medicina, reparto attualmente senza primario (l'Asur ha assicurato a breve l'uscita del bando). Nel 2014 sono stati 883 i pazienti ricoverati, per un totale di 6.005 giorni e una degenza media di 7 giorni. “Sono numeri importanti”, spiega il primario facente funzione Gualtiero Zega. “Il reparto ha una delle medie degenza più basse della regione. Un risultato frutto dell'organizzazione interna di un piccolo gruppo di medici, quattro in tutto. Ci sono però grandi problemi organizzativi legati a difficoltà quotidiane che abbiamo ad interfacciarci con il presidio di Fermo e al vuoto che avvertiamo uscendo dal reparto. L'ospedale di Amandola ha sì una valenza sanitaria, ma anche sociale e territoriale; per questo abbiamo bisogno di una piattaforma specialistica che ci ruoti intorno, a partire dalla presenza fissa di un anestesista rianimatore che ci permetta di essere più efficienti”.

Un problema, quello della carenza di personale, di cui soffre anche il reparto di Chirurgia. “Dal 2011 – dice il direttore del Dipartimento Gabriele Corradini – sono in funzione due poli ospedalieri, uno ad Amandola e uno a Fermo. Ad Amandola la sala operatoria è disponibile due venerdì al mese, dalle 8 alle 14. L'anestesista è presente solo alcune notti. Per le urgenze fuori da questi orari bisogna andare a Fermo”.

Con la riorganizzazione del sistema sanitario, nelle Marche sono nate le Reti cliniche di Gastroenterologia. Fermo è l'unica unità operativa complessa delle Aree Vaste 4 e 5 e ospita le tutte le degenze. Ad Amandola è stato assegnato il servizio di Endoscopia che, prima svolto solo occasionalmente, ora è garantito tutti i venerdì dalle 8.30 . “Dai primi di settembre – sottolinea il primario di Gastroenterologia Giampiero Macarri – il nostro centro è il terzo in Italia ad essere accreditato nei percorsi di qualità della Società italiana di endoscopia digestiva. Serve, però, la presenza costante di un anestesista”. Le visite si tengono due giovedì pomeriggio al mese; sono garantiti i servizi di trasporto degli esami istologici e di assistenza del paziente.

Novità anche dal Laboratorio Analisi unificato di Fermo e Amandola. “Da cinque anni – spiega il direttore Giovanni Licitra – abbiamo un unico laboratorio che garantisce le urgenze con tre tecnici e un dirigente. E' l'unico esempio nelle Marche. Siamo anche l'unico esempio in regione ad aver adottato un server unico per il fascicolo elettronico, permettendo così ai pazienti la consultazione via web della propria cartella”.

A tirare le somme è il sindaco Adolfo Marinangeli. “L'ospedale di Amandola è la casa dei cittadini della montagna, l'unico presidio di salvezza per chi vive da queste parti”, dice. “Stiamo tentando di far entrare Amandola nel progetto delle Aree interne: questo ci consentirebbe di ottenere finanziamenti ministeriali ed europei da destinare all'ospedale. Ci impegneremo anche per ottenere che una delle due eliambulanze della regione sia riservata alla zona sud delle Marche. Non vogliamo essere considerati cittadini di serie b”.



CHIUDE L'OSPEDALE, APRE LA CASA DELLA SALUTE. A MONTEGIORGIO 20 POSTI LETTO PER LE CURE INTERMEDIE

di Francesca Pasquali

C'è chi la vive come una sconfitta, chi come una vittoria. Questione di punti di vista. Al di là delle opinioni, i fatti dicono che da fine anno l'ex ospedale di Montegiorgio è diventato a tutti gli effetti una Casa della salute. Un posto dove i pazienti dimessi dagli ospedali del Fermano, ma non ancora pronti a tornare a casa, potranno continuare la loro degenza.

L'ospedale di Montegiorgio è uno dei tredici presidi delle Marche ad essere stati interessati dal processo di riconversione sanitaria deciso dalla Regione (nel Fermano la stessa sorte toccherà a quello di Sant'Elpidio a Mare). I 20 letti per acuti hanno lasciato il posto ad altrettanti posti per le cure intermedie, con pazienti cronici ma stabili, a metà strada tra la Rsa (Residenza sanitaria assistenziale) e la lungodegenza, “poco più di un ambulatorio” nelle parole del direttore dell'Area Vasta 4 Licio Livini.

Nella struttura troveranno posto anche un punto di primo intervento territoriale per prestazioni sanitarie non urgenti, gli ambulatori dei medici di base, la radiologia e il punto prelievi. Ben poco resta di quello che un tempo era l'ospedale della media Valtenna, dove sono nati molti degli abitanti di quei territori e dove era possibile trovare specialisti di tutti i reparti. Ma il tempo passa e la necessità di ottimizzare le risorse avanza. Così l'ospedale ha visto negli anni diminuire i servizi in grado di erogare, fino all'attuale riconversione. Su cui politica e sanità sembra marciare compatte.

Convinto sostenitore del nuovo inizio è il sindaco Armando Benedetti che nell'ospedale di Montegiorgio ha lavorato per 25 anni che e vede nella riconversione un modo per “risorgere sotto un'altra forma”, con una “struttura più funzionale rispetto agli ultimi anni”. “Per campanilismo - spiega Benedetti - i cittadini pensano solo alla chiusura dell'ospedale. Ma i pazienti acuti non possono essere curati ovunque; la medicina va offerta nel miglior modo possibile. C'è bisogno di una sanità che sia territoriale per la zona, con una Rsa e una struttura per la lungodegenza da affiancare alla Casa della salute”.

Sulla stessa linea l'assessore regionale al Bilancio Fabrizio Cesetti, originario proprio di Montegiorgio: “Questa riconversione - dice - è la dimostrazione del coraggio della Regione e del suo presidente. I cittadini del territorio ora sono più sicuri perché hanno quello di cui necessitano e con qualità”.

Per l'artefice della riforma sanitaria regionale, il presidente Luca Ceriscioli, “si traduce in realtà un progetto di sanità regionale che funziona. Finora si è insistito su un modello sbagliato, con l'idea che l'unica sanità sia quella per acuti. Il sistema funziona se tutti gli elementi funzionano, per questo serve un grande ospedale con tutte le migliori dotazioni. E per questo in bilancio sono previsti 30 milioni per la realizzazione dell'ospedale di Campiglione che, in una zona così baricentrica, potrà soltanto crescere”.



A PETRITOLI UN PRESIDIO IN VIA DI POTENZIAMENTO. DAL NUOVO ANNO rSA PUBBLICA CON 20 POSTI LETTO IN PIU'


di Serena Murri

Per Natale, a Petritoli, si parlava della riduzione del servizio della guardia medica da due ad un solo medico, per coprire un territorio che va dalla costa all'entroterra, giustificata dal presidente dell'Area Vasta 4 Licio Livini con l'attuazione della delibera della Giunta Regionale 735/2013 che prevede un medico ogni 20 mila abitanti. Viene dunque spontaneo chiedersi se quello che un tempo era l'ospedale di Petritoli, disattivato nel 2001 e diventato presidio a partire dal 2002, e attualmente diretto da Sergio Corsi, non sia in odore di altri tagli.

La struttura attuale è di proprietà del Comune di Petritoli, al quale l'Area Vasta 4 pagava un canone annuo per la gestione di un totale di 20 posti letto. Nella parte storica dell'ex convento (adiacente alla chiesa) sono stati avviati nel 2004 i lavori di riqualificazione, solo che mancava la volontà politica di disattivare la Rsa dagli spazi comunali per attivarla in spazi propri e azzerare il canone di locazione.

Ci spiega Vincenzo Rea, direttore del Distretto Unico di Fermo: "La struttura si trovava in stato di abbandono, fino a quando, grazie a dei fondi recuperati da capitoli di bilancio, è stata resa agibile e riqualificata per far sì che i 20 posti letto rientrassero nelle nostre strutture, diventando pubblica a tutti gli effetti a partire dall'anno nuovo; si tratta della prima Rsa (Residenza sanitaria assistita) del territorio". Inoltre, il presidio conta un bacino d'utenza che si aggira su 6.000/6.500 presenze provenienti da Petritoli, Valmir, Lapedona, Ortezzano, Monte Giberto, Grottazzolina, Capparuccia, Comunanza, Montefiore, Altidona, Pedaso e Campofilone. Inoltre, il presidio, essendo collegato con il Cup regionale, accoglie anche pazienti da Montalto, Carassai e Rotella.

La struttura, nei locali al primo piano, ospita la Croce Arcobaleno (Potes infermieristica), che si muove anche per area Vasta 5 e serve Comunanza, Montefiore dell'Aso e i paesi dell'altro versante. Ai piani superiori garantisce i seguenti reparti specialistici: laboratorio analisi, cardiologia, diabetologia, fisiatria, fisioterapia, medicina dello sport, oculistica, ortopedia, ostetricia, dermatologia, psichiatria, ecografia, endocrinologia, ginecologia, radiologia. Al terzo piano il servizio diurno per malati mentali, ai quali si aggiunge anche il consultorio "che è uno dei nostri fiori all'occhiello", spiega con orgoglio Rea che aggiunge: "Da gennaio ci sarà anche un pediatra di base".

Come sopperire al personale che è sempre ridotto all'osso? "Facendo ricorso a risorse aggiuntive o straordinarie. Per pagare radiologi da Fermo facciamo salti mortali: dato che per legge non si possono fare turni continuativi, aspettiamo l'indirizzo della Regione per assunzioni a tempo determinato. Per il cardiologo sui presidi periferici fanno in modo che rimangano ma i servizi si erogano anche in base ai flussi”.

Esattamente come l'ex ospedale di Montegiorgio, riconvertito in casa della salute, il presidio di Petritoli non è in discussione, ma anzi verrà potenziato: "Farà uno scatto in avanti passando da struttura a locazione del Comune a struttura nel vecchio monastero riqualificato, con personale nostro, mensa nostra e con servizi da potenziare. Noi andiamo a potenziare tutto il territorio, oggi la domanda di salute è dovuta maggiormente all'invecchiamento della popolazione; ciò che serve è la residenza e la gestione delle complicanze. Anche l'ospedale nuovo di Fermo quando verrà realizzato non avrà infatti più di 250 posti letto, si punterà sulla rotazione, su maggiore tecnologia per avere risposte immediate".



SIGLATO L'ACCORDO TRA INRCA E ASUR AREA VASTA 4. ATTIVATO IL NUOVO REPARTO DI LUNGODEGENZA POST-ACUZIE

di Alessandro Sabbatini

Un’ulteriore Unità di degenza di venti posti letto e personale specifico dedicato per una struttura, quella dell’Inrca di Fermo, sita in zona Santa Petronilla, specializzata sui problemi degli anziani e sempre più integrata nel tessuto socio-sanitario del territorio. E’ la parte essenziale dell’accordo siglato fra l’Irccs Inrca e l’Asur Area Vasta 4 nell’ambito dell’attivazione dell’Unità di Degenza Post-acuzie (lungodegenza) all’interno del Presidio Ospedaliero Inrca di Fermo.

L’attivazione dell’unità riporta a pieno regime la potenzialità assistenziale del Presidio, con posti letto dedicati alla cura e riabilitazione dell’anziano fragile e con patologie cronico-degenerative. L’accordo, uno dei primi di partenariato in ambito regionale tra due strutture pubbliche, testimonia una sempre maggiore sinergia e prevede nello specifico l’attivazione di un’area di degenza post acuzie (lungodegenza) di 20 posti letto totali.

L’organizzazione e gestione dell’area, già attiva da qualche giorno, è affidata all’Inrca, così come sono dell’Istituto il complesso delle risorse sia umane che tecnologiche necessarie. Con l’attivazione, l’Area Vasta di Fermo recupera il numero di posti letto previsti nel settore delle post acuzie, consentendo un miglior turn-over di tutte le aree di degenza per acuti, in particolare dei reparti di medicina e chirurgia.

“Si realizza così – spiega il Direttore Generale Inrca Gianni Genga – un’integrazione sempre più profonda tra la rete dei servizi territoriali e l’Inrca, che diviene così una struttura completa a 360° nell’assistenza all’anziano, insieme ai reparti di riabilitazione e cardiologia, con un totale di 71 posti letto attualmente disponibili”.

L'Unità accoglierà pazienti dall’Ospedale Murri, oltre a quelli degli altri reparti della sede Inrca di Fermo. L’assistenza si rivolge principalmente a soggetti affetti da condizioni croniche che, terminata la fase acuta, necessitano di cure medico-infermieristiche e socio-sanitarie continuative nelle 24 ore. “

Puntiamo a gestire con un taglio geriatrico più di 400 ricoveri l’anno – spiega Demetrio Postacchini, Direttore Dipartimento Geriatrico-Riabilitativo Inrca Fermo – attraverso operatori specializzati e processi attivati da tempo saremo vicino alle famiglie che riprendono i propri cari a casa. Questa nuova Unità decongestiona decisamente il reparto acuti dell’ospedale civile e il pronto soccorso, affrontiamo dunque questa nuova sfida con la massima serenità”.

In un territorio, ha ricordato il Presidente Inrca Don Vinicio Albanesi “in cui la popolazione ospedaliera è per la metà anziana”. L’accordo consente di passare “da 27 posti letto per anziani a 83 – spiega il Direttore Area Vasta 4 Licio Livini - e di recuperare lo svantaggio rispetto ad altri territori, oltre a testimoniare la necessità di integrazione tra servizi e aziende nel garantire la continuità delle cure”.

Da sottolineare infine la donazione dei tendaggi sanitari per la privacy nel nuovo reparto, fatta dall’Amministrazione comunale fermana e dalla Solgas. Donazione che si inserisce nel percorso di umanizzazione delle cure verso un’assistenza sempre più rispettosa della dignità e della riservatezza della persona.

UTENZA - L’obiettivo della nuova area è infatti di fornire un’assistenza appropriata a pazienti con condizioni cliniche che non necessitano dello stesso numero di ore di assistenza e personale, rispetto ai pazienti con patologie acute, avendo superato la fase più critica del ricovero. Le cure seguiranno i percorsi della Valutazione Multidimensionale Geriatrica. Per generare piani assistenziali individuali di dimissione rivolti non solo al paziente ma anche ai familiari che assistono, sostenuti da personale specializzato. I pazienti idonei al ricovero avranno garanzia di accesso attraverso percorsi preferenziali e facilitati. Le dimissioni dei pazienti, qualora non fosse possibile un rientro al proprio domicilio o sussistano problematiche assistenziali, saranno concordate con i distretti competenti.

ORGANIZZAZIONE - L’attivazione prevede personale medico dedicato, tra cui due medici geriatri, sotto la supervisione diretta del Responsabile dell’Unità Operativa di Geriatria, otto infermieri, nove Operatori Socio-sanitari ed un fisioterapista.

LONGEVITA' - Anziani e in Provincia di Fermo: 176.408 abitanti (dati 2014) 41.838 ultra sessantacinquenni (23,7%) 53 ultracentenari 183,7 anziani ogni 100 giovani Proiezioni Marche nel 2040 ultrasessantacinquenni 30.6% ultraottantacinquenni 5,8% speranza di vita 87 anni



AAA PERSONALE CERCASI. LA CISL FP ASCOLI-FERMO LANCIA L'ALLARME

di Silvia Ilari

L'Italia deve essere in linea col resto d'Europa. L'imperativo arriva dalla Corte di Giustizia Europea in seguito a una procedura di infrazione aperta nei confronti del governo italiano, per l'inadempimento delle direttive sul rispetto degli orari di lavoro. Con l'articolo 14 della legge n.161 del 30 ottobre 2014, si regolamentano i periodi di riposo compensativo e, quando non goduti, le relative misure di protezione del personale.

“Il 25 novembre 2015 il provvedimento è entrato in vigore. Per quanto riguarda Fermo stiamo cercando di capire come poter gestire al meglio la questione”. A parlare è Giuseppe Donati, segretario FP Cisl Ascoli-Fermo. “Ci troviamo in difficoltà per più motivi: se la norma è in alcune parti molto esplicita, chiara, in altre non lo è, come nel caso dei medici liberi professionisti e alle 11 ore di riposo indicate. Non è semplice comprendere come debbano essere 'inquadrati', spiega.

“Inoltre, per poter applicare quanto previsto, si necessiterebbe di molto più personale. Anche con la stabilizzazione dei precari che la Regione intenderebbe fare, il problema non è risolto, poiché si tratta di un numero nettamente inferiore rispetto a chi ha i requisiti. A farne le spese sarà il personale turnista: infermieri, OSS, medici”.

Che riflesso avrà sui servizi? “Sicuramente un riflesso ci sarà, avendo meno personale a disposizione i servizi dovranno essere garantiti in continuità. Il rischio è che si impongano turni molto lunghi. Una soluzione potrebbe essere quella di fare turni da 12 ore, ma quale grado di attenzione potrebbe avere una persona all'undicesima o alla dodicesima ora di lavoro? Soprattutto nell'ambito delle emergenze e dei blocchi operatori”.

Qual è la situazione nel Fermano? “Nel Fermano ci sono 150-160 posti vacanti destinati a figure organiche che non riusciamo a coprire, perché principalmente costano. La condizione di partenza è sfavorevole in quanto il territorio è stato solitamente messo in ombra. Le aziende ospedaliere delle Marche del Nord hanno sempre ricevuto un trattamento e investimenti diversi”.

Quali sono le figure più necessarie nel territorio? “Se si volesse davvero dare una svolta riguardo all'assistenza di tipo cronico, alle lungo degenze e nelle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali), occorre avere la possibilità di assumere più OSS. Dopo la riconversione dell'ospedale di Montegiorgio in casa della salute, è in itinere la procedura di assunzione di 7 nuovi OSS, ma è una goccia in mezzo al mare rispetto alle necessità che avremmo in tutto il Fermano. Nell'ambito dell'urgenza e della terapia intensiva negli ospedali, servono infermieri. Basta un'influenza invernale o il periodo delle ferie estive a creare situazioni di difficile gestione. L'organico è tarato sul minimo e davanti a questi picchi di richieste ci si trova di fronte a turni e riposi che saltano, ferie che si accumulano insieme al malcontento del personale”.

Anche le cooperative che si occupano di servizi sanitari, come quelli mentali per esempio, hanno subito degli scossoni. “Sì, con le varie finanziarie le pubbliche amministrazioni sono state costrette a rinegoziare tutti i contratti in essere con le cooperative fornitrici imponendo tagli anche fino al 10%. Di conseguenza, o accettano o l'appalto salta. Per mantenere gli stessi utili, le cooperative sono a loro volta costrette a 'tagliare le ore', così che, a farne le spese, sono i lavoratori”.



SIANO BENEDETTI I MEDICI DI BASE! UNA FIGURA OGGI PIU' CHE MAI IMPORTANTE

di Daniele Maiani

Sono la parte più importante della struttura del Sistema Sanitario nazionale: sono i medici di base, uomini e donne in prima linea con gli utenti, che conoscono (o almeno dovrebbero conoscere) ad uno ad uno i loro pazienti e che stabiliscono il percorso terapeutico di ogni paziente che si rivolge a loro. Il lavoro dei medici di base si è evoluto nel tempo e si è progressivamente trasformato: ne abbiamo parlato col dr. Paolo Fazio, presidente provinciale dello Snami, il Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani.

Il grosso problema della zona – ci dice – è che abbiamo ospedali sottodimensionati rispetto al territorio che devono gestire. Sottodimensionato anche il Pronto Soccorso – prosegue il Fazio – nel cui contesto si sta meditando l’introduzione di un ticket per gli interventi che non rivestano carattere di urgenza. Ci viene da dire: concetto non del tutto deprecabile, qualora servisse a dissuadere tanti “malati immaginari” a non intasare inutilmente le sale d’attesa di queste strutture.

Nelle Marche – afferma il presidente Snami – si spende molto per la Sanità e poco per la salute: basti pensare alla discrepanza esistente tra personale infermieristico effettivo e quello invece risultante dai dati ufficiali, che non tiene conto dei passaggi degli infermieri a ruoli amministrativi. Altra criticità – continua – è la crescente burocratizzazione del lavoro del medico di base: si è arrivati addirittura alla proposta di far fare il Cup (l’accettazione) ai medici di base: “Una cosa inammissibile, si sta arrivando a una spersonalizzazione del lavoro del medico. Noi siamo professionisti, abbiamo studiato e ci siamo laureati per curare la gente, non siamo né commercialisti, né specialisti di amministrazione. Mi ricordo che da giovane laureato, 33 anni or sono, quando avevo nell’anticamera dell’ambulatorio 50 persone, in due ore avevo finito: visitavo, facevo la diagnosi e la prescrizione e lì terminava. Oggi, con 20 persone ci vogliono 5 ore di ambulatorio e questo solamente per il carico burocratico!”.

L'impressione che si riceve da tutto questo sistema – conclude Fazio – è che ci sia una volontà di andare verso una Sanità privata sul modello inglese. Mentre gli inglesi oggi, alla luce dei fatti, stanno cercando di invertire la corrente e ritornare alla Sanità pubblica! A titolo di cronaca (questo lo aggiungiamo noi, ndr) in Inghilterra la figura del medico di base non esiste. Il che significa che ogni volta devi prenotare una visita presso una specie di poliambulatorio, aspettare che te la confermino e poi chi trovi trovi: non una persona che già ti conosce, che sa la tua anamnesi, ma uno sconosciuto a casaccio, ogni volta diverso, il quale oltretutto ti proibisce di comunicargli più di un sintomo alla volta e solo per quello vi cura, ma non è detto. Per ogni sintomo, dovete prenotare una visita! Avete capito bene: se avete più sintomi i quali, tutti insieme, potrebbero dare il quadro completo per riconoscere una patologia anche grave, non potete esporli! Eppoi, ci lagniamo della nostra Sanità?



PUBBLICHE ASSISTENZE ANCORA IN DIFFICOLTA'. IL PUNTO DELL'ANPAS MARCHE

di Silvia Ilari

L'ANPAS – l'Associazione Nazionale per le pubbliche Assistenze – nasce nel 1860 ed è un'organizzazione di volontariato laica che organizza e coordina le pubbliche assistenze (Croce Verde, Croce Azzurra, Croce Gialla, ecc) distribuite sul territorio nazionale. Il comitato regionale Marche è presieduto da Massimo Mezzabotta e conta 11 presidi nel Fermano.

Circa un anno fa, è arrivata la determina che stabiliva i criteri per il rimborso delle spese sostenute “che l'Asur non sa esattamente come applicare”, afferma Alfonso Sabatino, direttore ANPAS Marche. “Al momento si va avanti con gli acconti che l'Asur continua a erogare per garantire il servizio ai cittadini”, spiega. “Un incidente non previsto, la spesa per l'assicurazione... ed ecco che i soldi non bastano. Nonostante siano stati stabiliti i criteri, per ciò che riguarda gli acconti, finché non verrà applicata fattivamente la nuova normativa, i valori resteranno quelli del 2002. Il gasolio, per fare un esempio, viene ancora rimborsato seguendo i parametri risalenti a quell'anno. È capitato che rincarasse anche del doppio. In questi anni, le offerte dei cittadini sono andate a coprire anche questi buchi nel bilancio. Se per qualche motivo, cambia il dirigente a capo dell'ASUR, per quattro mesi circa non si vedono soldi, poiché all'arrivo solitamente vuole controllare, bloccando i pagamenti”, precisa.

In questo caso, però, Fermo risulta positivamente fuori dal coro. “L'Asur è composta da 5 Aree Vaste con altrettanti direttori. Formalmente non lo sono, ma in pratica sono delle 'repubbliche autonome'. Fermo è l'unica provincia, tra le marchigiane, a essere in regola perché ha liquidato sia la transazione del triennio 2010-2012 riguardo ai conguagli sia l'unica ad aver sottoscritto la convenzione con l'ASUR. Nel primo caso, le associazioni hanno ricevuto un terzo di quanto spettava loro, ma abbiamo preferito 'chiudere' e concentrarci sui cittadini”, continua. Quella fermana, di conseguenza, è l'unica provincia che percepisce i rimborsi adeguati ai nuovi parametri del 2014, non più del 2002. In generale, sottolinea Sabatino, “I soldi sono stati stanziati nel 2013; ci sono un milione e mezzo di euro, ma l'ASUR non li tira fuori”.

Ultima modifica il Martedì, 29 Dicembre 2015 17:35

Devi effettuare il login per inviare commenti

Annunci

Vai all'inizio della pagina
Preferenze Cookie
Le tue preferenze relative al consenso
Qui puoi esprimere le tue preferenze di consenso alle tecnologie di tracciamento che adottiamo per offrire le funzionalità e attività sotto descritte. Per ottenere ulteriori informazioni, fai riferimento alla Cookie Policy.Puoi rivedere e modificare le tue scelte in qualsiasi momento.
Analytics
Questi cookie ci permettono di contare le visite e fonti di traffico in modo da poter misurare e migliorare le prestazioni del nostro sito. Ci aiutano a sapere quali sono le pagine più e meno popolari e vedere come i visitatori si muovono intorno al sito. Tutte le informazioni raccolte dai cookie sono aggregate e quindi anonime.
Google Analytics
Accetta
Declina
Accetta tutti
Rifiuta tutti
Salva la corrente selezione