"SETTE PAIA DI SCARPE HO CONSUMATO..."
Come a scuola quando le cose non andavano bene, alzi la mano chi almeno una volta non c’è passato: “Stavolta è andata così (cioè male), ma dalla prossima volta... mi metto sotto... e le cose cambieranno, e di che tinta!”. Speranze vane, promesse a se stessi disattese, e magoni di adolescenza a non finire. Con la saggezza dell’età poi si capisce perché non funziona in quella maniera. Cioè si capisce che, per risalire la china, non bastano i buoni propositi e una generica volontà di farlo. Sono condizioni preliminari, d’accordo, ma poi servono pianificazione, concentrazione e, soprattutto, tenacia nel lavoro che l’obiettivo comporta. In pratica, voler andare a Roma non significa affatto esserci arrivati, e se non si sta attenti si rischia anche di perdere la famosa poltrona del proverbio, qualora ci fossimo alzati per partire. Il nostro territorio vive in larghissima percentuale di una industria monotematica: la calzatura e, a cascata, di tutto l’indotto che la calzatura genera. Una crisi della prima e tutto ciò che le sta intorno soffre.
Adesso a soffrire è l’economia di tutta la Nazione e la situazione per il comparto industria non è per niente rosea. La globalizzazione chiude i mercati e crea concorrenza agguerrita, difficile da combattere sul piano della produzione industriale; il livello dello scontro si sposta dai numeri della produzione al know how tecnologico: chi innova o innoverà in logistica, tecnologia applicata alla produzione o all’innovazione del prodotto forse riuscirà a stare un passo avanti a chi si dedica alla produzione di massa e basta. Ma per fare questo il cammino è lungo e difficile. Bisogna creare e far funzionare i rapporti con le università del territorio, non disperdere le risorse in progetti non paganti da un punto di vista di incremento del know how, non disperdere i laureati delle università che magari hanno redatto le loro tesi di laurea su argomenti inerenti la produzione di calzature e innovazioni possibili… Insomma, bisogna rimboccarsi le maniche e fare uno di quei miracoli di economia “fatta in casa” in cui i marchigiani sono specialisti.
Obiettivo non facile: fare in poco tempo il cammino che andava fatto tanto tempo fa. Nel frattempo il mercato della scarpa continua a navigare a vista, ci sono le fiere, quelli che tornano parlano di un certo risveglio di interesse da parte di alcuni mercati tipo la Russia, ma sembra tanto come voler vedere il sole attraverso una fitta coltre di nebbia, tanto più che report economici hanno l’aria dei racconti del Milione di Marco Polo. Insomma, in attesa che il sistema cambi si prova a tranquillizzare gli operatori del settore che tranquilli non lo sono affatto con l’aria che tira. Ma... questa è la barca, questo è il vento, in mezzo al mare ci si sta: adesso bisogna ritornare in porto. Al lavoro!
Daniele Maiani
MELCHIORRI SUL MICAM: "INTRAVISTA MAGGIORE POSITIVITA'"
L’83esima edizione del TheMicam chiude nel mese di febbraio con 44.610 presenze, rilevando dunque un aumento del 5%. Ad annunciarlo è stato il presidente di Confindustria Fermo Giampiero Melchiorri che afferma: “Le presenze sono aumentate e come tutti i segni positivi, in una situazione economica delicata e poco rosea come quella che stiamo vivendo, è per noi un risultato ottimale. I buyer sono alla ricerca della scarpa marchigiana, quella un po’ più costruita. Ciò sta a testimoniare che la calzatura ginnica e sportiva sia meno apprezzata e questo è un punto a favore per noi marchigiani che sappiamo ben difenderci dal punto di vista della qualità e lavorazione”.
Le partecipazioni estere sono state le più significative: 26.505 estere (+8%), mentre 18.105 italiane (+1,2%). Sono stati 1.405 gli espositori di cui 795 italiani e 610 esteri per un settore che vale 14 miliardi di euro di fatturato. “Ad aver contribuito a tale aumento – spiega l’imprenditore – è stata l’importanza che la fiera sta acquisendo nel panorama internazionale. Il TheMicam si sta confermando sempre più la manifestazione d’eccellenza, la più importante del settore calzaturiero esistente al mondo, punto di riferimento per il mercato mondiale della calzatura e la vetrina più prestigiosa per il rilancio del made in Italy”.
Sul fronte internazionale la Russia ha registrato una crescita del 18%, così come l’Ucraina (+20%). La migliore performance spetta alla Corea del Sud, sempre più attratta dalla qualità del made in Italy, che registra un +53%. Sul fronte europeo, invece, la Germania cresce del 10% e cala la Francia del 7%. “Per il 2017 – prosegue il presidente – la fiera necessitava di essere vestita in maniera diversa. A tal proposito Assocalzaturifici ha rinnovato la manifestazione creando un’area luxury nei padiglioni 1 e 3, introducendo marchi affermati come Fendi, Ferragamo, Gucci, Prada e Tod’s, a sostegno del manifatturiero italiano e ai giovani designer presenti alla manifestazione, in un nuovo e accattivante layout espositivo. Non voglio però creare falsi ottimismi poiché il segno positivo delle presenze non testimonia un consequenziale e vertiginoso aumento dei fatturati e degli ordini. La stagione di vendita è ancora molto lunga e, se abbiamo inizialmente esultato per la buona riuscita della fiera, ora dobbiamo aspettare prima di farlo nuovamente per l’aspetto ordinativo”.
La crisi non è ancora stata superata, la situazione è sotto osservazione e il settore calzaturiero in prognosi riservata. “Abbiamo dato vita, nella sede provinciale della città di Fermo, ad un tavolo di lavoro nominato ‘Competitività e Sviluppo del Fermano’, al quale siedono tutte le associazioni di categorie e sigle sindacali”, conclude Melchiorri. “Da qui a breve si tramuterà in un tavolo storico che volgerà l’attenzione alle due crisi di cui il Fermano è protagonista: quella economica e quella di rappresentanza politica. Non si tratta di affrontare esclusivamente le criticità del calzaturiero, bensì di tutti quanti i settori economici. Si sono già svolti due incontri, il terzo servirà a individuare in maniera dettagliata le problematiche che saranno successivamente esposte ai nostri politici regionali e nazionali”.
Federica Balestrini
RIPARTIAMO INSIEME, PER CREARE LE CONDIZIONI DI CRESCITA
Da sempre Nazzareno Di Chiara (il primo da sinistra nella foto) lancia messaggi inequivocabili sullo stato del tessuto economico del territorio. Nel suo ruolo di presidente dell’Azienda Speciale Fermo Promuove continua a stimolare enti pubblici, associazioni di categoria e istituti di credito sulla necessità di fare fronte comune contro l’avanzata di una crisi epocale. Lo abbiamo sentito per un bilancio post Micam e sulle urgenze di una provincia che prova, nonostante tutto, a rialzare la testa.
IL BILANCIO DEL MICAM “Io sono molto cauto, ci sono segnali positivi in termini di presenze e in termini di commesse, che vanno però verificate. I dati ufficiosi parlano di presenze superiori del 18-20%, mentre per le commesse siamo nell’ordine dal 5 al 7%, cifre che segnano comunque un’inversione di tendenza rispetto alle ultime edizioni. Dobbiamo ripartire da questo e qui costruire le condizioni per una crescita che porti al superamento della crisi”.
COSA FARE “Non dobbiamo più andare in ordine sparso. Istituzioni, associazioni di categoria, Regione ed altri attori del territorio: dobbiamo tutti insieme fare la nostra parte. Soprattutto per la piccola e media impresa dobbiamo favorire l’accesso al credito; stimolare progetti di sviluppo e innovazione; lavorare sulla formazione e sulle nuove tecniche di vendita, in particolare quelle telematiche; concentrarci sulla scoperta di nuovi mercati e concretizzare gli esistenti; cercare di assottigliare una tassazione terribile, soprattutto per la piccola impresa, perché oggi rateizzazione contributive o di imposizione comportano sanzioni e interessi insopportabili. Poi la questione degli ammortizzatori sociali: da gennaio chi non è in regola con il Durc (documento unico di regolarità contributiva, ndr) non può usufruire della cassa integrazione e questo chiaramente è un danno per le aziende di piccole dimensioni. C’è un altro tema, che è la difesa del Made in Italy e la tracciabilità del prodotto: la vera forza del nostro Distretto, un elemento sul quale, al di là di frasi fatte, credo dovremo mettere in atto azioni e progetti che portino alla salvaguardia della capacità manifatturiera delle nostre imprese”.
LA RIFORMA CAMERALE “Si sta lavorando sulla riforma che porterà a diminuire il numero delle Camere di Commercio. Io sono fortemente preoccupato perché credo che una Camera unica regionale non salvaguardi le specificità territoriali. Nel nostro caso, tutelerebbe meno quello che è il settore più importante dell’economia regionale, il calzaturiero, cioè quello che più di tutti contribuisce al Pil delle Marche. Siamo fortemente convinti che due Camere, una Ancona- Pesaro e l’altra Macerata-Fermo- Ascoli, siano la soluzione migliore proprio perché si verrebbe a creare una realtà specifica che si collocherebbe nel Distretto calzaturiero più importante al mondo. Su questo ci dovremo confrontare con Regione, Stato centrale e Unioncamere, perché senza una proposta ci sarà sempre qualcuno che deciderà per noi”.
Andrea Braconi
IL GRIDO DEL CALZATURIERO AL CONSIGLIO COMUNALE APERTO
Quando la crisi è aperta, deve essere aperto anche il Consiglio comunale. Difatti, il Comune di Montegranaro ha fissato per il 4 marzo un’assise sulla crisi del distretto calzaturiero, per raccogliere le istanze, elaborare un programma di sviluppo e rilanciare il settore. L’Amministrazione questa volta avrà un ruolo inedito che farà da ponte: “Il nostro è un ruolo di facilitatori - spiega il sindaco Ediana Mancini - facendoci carico di accogliere e coagulare una serie di richieste da porre all’attenzione della politica nazionale e regionale, tra le quali c’è anche quella di una camera di commercio nella zona Marche Sud e che non vogliamo completamente smantellata”.
Da dove nasce l’idea del Consiglio aperto? “Dalla crisi che morde. Noi lo percepiamo dalle cessate attività, dal mancato pagamento delle imposte, dalla richiesta di aiuto e di servizi, dalla disoccupazione crescente. Problemi che fino a prima del 2011 erano sconosciuti a Montegranaro, con conseguenze pesanti per tutto il territorio. Ci sembrava giusto che dal paese simbolo del calzaturiero venisse acceso questo faro e partisse una richiesta importante alla politica regionale e nazionale”.
Un’iniziativa che vede coinvolte tutte le parti sociali, i sindacati, gli imprenditori, le associazioni di categoria: l’ente ha infatti interloquito con il neoeletto presidente dei calzaturieri Ciccola, con Melchiorri di Confindustria, con Silenzi della Cna. Quali sono le proposte messe sul tavolo? “I sindacati chiedono la tutela dei lavoratori, l’estensione degli ammortizzatori sociali. Gli imprenditori chiedono migliori servizi e infrastrutture, facilitazioni per l’accesso al credito, il sostegno nella battaglia per il Made in Italy, l’inserimento del distretto Fermano- Maceratese nelle aree di crisi per poter attingere a finanziamenti regionali. Noi tutti chiediamo anche uno sforzo affinché le sanzioni con la Russia e scelte di politica estera non vadano a penalizzare il nostro manifatturiero”.
Distretto Calzaturiero Fermano- Maceratese, quali debolezze? “Al nostro distretto è mancata la capacità di fare sistema, cosa che ha penalizzato il territorio. Solo ora piccole e grandi imprese tendono a dire ‘uniamoci’. La più penalizzata resta la piccola impresa che spesso non ha la forza per esportare su nuovi mercati né apparati interni per seguire bandi e procedure, e quindi rimane nell’ombra, abbandonata a se stessa”.
L’Amministrazione sta provvedendo alla definizione di un documento di cui si sta occupando l’assessore al Commercio Giacomo Beverati. “Si tratta di un documento congiunto all’interno del quale verranno fatte delle richieste precise che sottoporremo all’attenzione della politica regionale e nazionale. Il documento verrà approvato in Consiglio e in seguito condiviso e trasmesso a tutti i rappresentanti istituzionali del territorio, camere di commercio, comuni del distretto, associazioni di categoria, esponenti della politica regionale e nazionale. Chiederemo ad altri sindaci dei due distretti di condividere questo documento anche all’interno dei loro consigli comunali; ciò significherebbe avere una forza politica e d’opinione maggiore”.
Dal Micam arrivano buone nuove? “Deboli segni di miglioramento, anche se gli imprenditori sono prudenti e aspettano la conferma degli ordini. La crisi è ancora aspra, la domanda interna è crollata e da questo punto di vista non ci sono scenari positivi. Quei pochi imprenditori che continuano a servire il mercato interno sono sempre più avviliti; gli ordini ci sono ma permane la difficoltà a riscuotere. Positivo il ritorno della Russia e l’apertura ai mercati di Medio Oriente e Turchia. Buona la ripresa dell’export verso il Nord Europa, mercato difficile ma serio e affidabile, incremento delle vendite verso la Germania, Paesi Bassi e Stati Uniti, un mercato, quest’ultimo, non facile. E’ cambiata la modalità di produzione, ordini che ti consentono di andare avanti in alcuni periodi ma con il fiato corto; non c’è più l’ordine che dalla fiera ti dava lavoro fino alla stagione successiva. Va meglio per le licenze che, oltre al marchio proprio, dispongono di un marchio del lusso che garantisce lavoro”.
Serena Murri
PAROLA D'ORDINE COLLABORAZIONE
Il Micam, dopo anni, ha lasciato sensazioni positive, tanto negli imprenditori quanto nei rappresentanti delle istituzioni presenti in fiera. Tra questi la presidente della Provincia di Fermo, Moira Canigola, che riveste anche il ruolo di sindaco della città di Monte Urano, una delle più importanti del Distretto calzaturiero. “Abbiamo tutti avuto la percezione - spiega - che ci fosse più gente rispetto alle edizioni passate. Gli operatori mi hanno parlato di una buona affluenza, di un ritorno di clienti dalla Russia, di francesi, di belgi ed altri ancora. Qualcosa sembra che si sia mosso. Bisogna vedere se nel tempo quegli ordini verranno confermati”.
In occasione del secondo appuntamento del tavolo su sviluppo e competitività, avete analizzato la situazione dei vari settori. “Pur non essendo entrati nello specifico del calzaturiero, ci siamo confrontati sull’importanza di insistere e di allargare il tavolo a tutte le categorie di settore. Abbiamo unito anche il commercio, il turismo, l’agricoltura, che non erano stati convocati al primo incontro. In quello successivo abbiamo parlato di Camera di Commercio e di INPS, istituzioni assolutamente fondamentali”.
E in questo la Provincia, pur non avendo competenze specifiche, ha assunto un ruolo di raccordo. “Sì, secondo me non si può affrontare questa situazione in un altro modo, serve un’azione di coordinamento e di stimolo. Ed è necessario non lasciare soli i Comuni. Questa è una posizione condivisa da tutti, perché quando si guarda al comparto economico nella sua completezza serve uno sguardo che vada oltre il singolo”.
Diventa sempre più necessario, quindi, uno scatto in avanti da parte di aziende e istituzioni. “Esatto. La nostra è una provincia piccola e, quindi, dal mio punto di vista questo lavoro può essere fatto con ancora più efficacia. Molto spesso i settori sono compenetrati uno con l’altro. Prendiamo il Comune di Monte Urano, che ho l’onore di guidare: perché non pensarlo orientato ad uno sviluppo anche turistico, integrato con il calzaturiero? Non si deve sempre ragionare per compartimenti stagni”.
Collaborazione come parola d’ordine, quindi? “Tempo fa si faceva il discorso della città territorio: ecco, credo possa essere riutilizzato questo termine, dobbiamo farlo nostro in un momento difficile come questo, con grandi ostacoli nei mercati consueti, e poter lavorare insieme può dare forza per farci conoscere e uscire fuori dalla crisi. Mi rifaccio a quanto ci disse il commissario straordinario per il terremoto Vasco Errani, in occasione di un incontro ad Amandola: questo territorio deve cogliere una vicenda così drammatica come un rafforzamento e fare in modo che il centro Italia diventi un nuovo modello di sviluppo per tutto il Paese. Proviamoci, io non ho soluzioni preconfenzionate, ma credo sia importante fare un tentativo”.
Andrea Braconi