A Porto San Giorgio il via di “Narrazioni & migrazioni”

PORTO SAN GIORGIO - “Narrazioni & migrazioni, storie racconti e scritture tra marginalità e integrazione” è il titolo del ciclo di otto incontri con scrittori e migranti che puntano ad una nuova geografia della cultura. Sei i Comuni coivolti dallo Sprar (Il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), Nuova Ricerca Agenzia Res e Cvm (Comunità volontari per il mondo). Il primo appuntamento sarà presentato da Alessandro Fulimeni sabato 24 marzo (ore 17) al teatro comunale di Porto San Giorgio. L’ospite è Kossi Komla-Ebri. E nato in Togo nel ’54 e vive in Italia dal 1974 dove, a Bologna, si è laureato nel 1982 in Medicina e chirurgia. Esercita la professione di medico nell’ospedale di Erba. Nel ’97 ha vinto il primo premio della sezione narrativa al concorso Eks&Tra con il racconto “Quando attraverserò il fiume”. Le sue opere sono incluse in numerose antologie. E’ coautore con Aldo Lo Curto di “Afrique-La santé en images”, distribuito gratuitamente nei villaggi africani di diversi paesi per divulgare un’educazione sanitaria tra le popolazioni locali. Tra gli ultimi libri si ricordano “Imbarazzismi” e il romanzo “Neyla”, la raccolta “All’incrocio dei sentieri”. L’ingresso è libero. Il secondo incontro è previsto il 14 aprile nella sala delle riunioni di Monte Urano con Darien Levani. “Narrazioni & migrazioni” si chiuderà sempre a Porto San Giorgio il prossimo 17 novembre. L’iniziativa ha il patrocinio dei Comuni di Fermo, Porto San Giorgio, Porto Sant’Elpidio, Sant’Elpidio a Mare, Monte Urano e Grottammare.

Secondo Alessandro Fulimeni (coop Nuova Ricerca Agenzia Res) e Marian Lambert (Cvm) “l’intento dell’iniziativa ‘Narrazioni e Migrazioni’ è quello di offrire alla società civile l’opportunità di conoscere l’altro volto, della migrazione e, nel contempo, offrire ai ragazzi e alle ragazze, richiedenti asilo e rifugiati, la speranza che un altro futuro è possibile, con la costanza, la determinazione e l’impegno. Il percorso si snoda in un lasso di tempo che va dalla fine di marzo a metà novembre e che vede otto scrittori migranti portare la loro testimonianza.

Il percorso di innesta in un contesto in cui negli ultimi anni, gli sbarchi di migranti nel Mediterraneo, congiunti alla crisi economica, hanno determinato e determinano crescenti reazioni di fastidio, paura, rabbia ed intolleranza sfociati nei recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto in particolare le Marche. Molti cittadini italiani identificano spesso nel fenomeno migratorio, la causa dei tanti problemi che affliggono, in questo momento, il Paese. Quello che emerge, fondamentalmente, è una scarsa conoscenza, una cattiva informazione e molta confusione sull’argomento. Questo quadro costituisce il terreno sociale del ciclo ‘Narrazioni e Migrazioni’, dal quale nasce la volontà di incontri con gli scrittori migranti, che hanno scelto l’Italia come luogo in cui vivere e la nostra lingua per esprimersi, trasformandola in un ponte comunicativo tra noi e loro. La loro produzione si è sviluppata negli ultimi 30 anni, passando attraverso tre fasi, dall’autobiografismo, che ha visto testi scritti a quattro mani, alla scrittura creativa e originale, fino agli scrittori di seconda generazione. Si tratta di una letteratura meticcia, una narrativa migrante che, oltre a portare linfa vitale alle lettere, dimostrano che il migrante non offre solo braccia per pulire case, assistere gli anziani o costruire palazzi, ma può anche, con quelle stesse mani, consegnare storie di marginalità, di sofferenza, di rivolta, di amicizia, di oppressione, di culture e vite diverse che ci aiutano nel profondo a capire una realtà spesso per molti, di difficile lettura. E’ necessario, in questo momento così difficile, creare delle occasioni che mostrino le tante ‘facce’ della migrazione, dando spazio a coloro che, approdati sul suolo italiano diversi anni orsono, hanno testimoniato e testimoniano le difficoltà ad inserirsi nel nuovo contesto di vita. Il bisogno di comunicare la propria esistenza e affermare il diritto di essere considerati uomini e donne con uno spirito e una mente, portatori di tradizioni, cultura e lingua. Il bisogno di essere considerati esseri pensanti e non solo manodopera. Gli ospiti dei progetti Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), in questa fase del loro percorso di vita nella nuova realtà, non possiedono ancora gli strumenti linguistici per affrontare temi che raccontino la loro esperienza migratoria e tutto ciò che ad essa è strettamente collegato, ossia le difficoltà, la solitudine, il profondo senso di sradicamento, il problema dell’integrazione e del razzismo”.

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