Le aziende marchigiane escono dalla crisi, ma manca ancora l’innovazione

MARCHE - La regione Marche e le sue aziende tornano a vedere la luce in fondo al tunnel, dopo una crisi decennale iniziata nel 2008 e segnata dai terremoti del 2016 e 2017. Secondo quanto riportato dall'Istat, infatti, la stima del PIL certifica una crescita del 3% rispetto all'anno precedente: si tratta del miglior risultato conseguito da una regione italiana nel periodo di riferimento. Dopo le notizie positive arrivare dall'Istituto nazionale di statistica, la volontà delle aziende marchigiane è di compiere quei passi necessari per lasciarsi definitivamente la crisi economica alle spalle.

L'uscita dalla crisi

La stima del PIL 2018 citata dall'Istat conferma il trend positivo registrato anche nei dodici mesi precedenti, quando la crescita era stata nell'ordine dell'1,84%. Numeri che portano il deficit di PIL al di sotto della soglia psicologica del 1%, prendendo come arco di riferimento il periodo dal 2008 al 2017, contro l'11,6% stimato in precedenza.

Sul territorio delle Marche sono ora presenti aziende più competitive e solide, dopo che il numero di imprese attive si è fortemente ridotto nell'ultimo periodo, con un saldo negativo di oltre 900 società. La conferma arriva dal presidente della Camera di Commercio della Regione Gino Sabatino, che ha voluto ribadire come il tessuto economico sia ora più solido. L'occupazione è tornata a crescere, stabilendosi al 65,2% (+6% rispetto alla media nazionale) e, di conseguenza, anche la disoccupazione segna un netto calo. Le persone attualmente senza lavoro nelle Marche infatti rappresentano attualmente il 7,5% della forza lavoro complessiva, un dato inferiore di 1,6 punti percentuali rispetto al 9,1% della media nazionale. Il merito va attribuito soprattutto al settore manifatturiero, in netta ripresa rispetto agli anni precedenti.

Nonostante ciò, rimangono le criticità dell'imprenditoria marchigiana, come indicato da Claudio Schiavoni, numero uno di Confindustria Marche, secondo cui l'economia della regione è ancora fortemente basata sui settori tradizionali, dove il grado di digitalizzazione viene giudicato ancora insufficiente per raccogliere le sfide dell'economia del futuro.

Perché digitalizzare un'azienda conviene

La regione Marche non è la sola a essere indietro nel processo di digitalizzazione delle aziende, come confermano i dati relativi alla copertura a banda ultra-larga in Italia comunicati dal MISE (Ministero dello Sviluppo Economico). Gli italiani serviti dalla fibra sono ancora solo il 20% del totale nel 2019, con una crescita di soli 5 punti percentuali rispetto all'anno precedente. Questo, però, non può essere utilizzato come pretesto per non puntare all’innovazione, dato che servizi come quelli proposti da Linkem possono portare la rete internet, con tariffe pensate appositamente per le aziende, anche nelle aree non servite da rete cablata. D’altronde i benefici portati alle imprese da un processo di digitalizzazione sono molteplici che vanno da un miglioramento dell’efficienza dei processi a una maggior soddisfazione del cliente.

Se da un lato infatti l’automatizzazione del workflow permette di dare vita a nuovi (e più semplici) modelli organizzativi, dall’altro attraverso gli strumenti digitali (come blog o social network) la comunicazione con il cliente finale si può fare più diretta e flessibile, dato che questo sarà in grado di fornire feedback sul servizio o prodotto fornito dall’azienda. Allo stesso modo, nelle industrie la digitalizzazione delle infrastrutture permette di ridurre incredibilmente i rischi di malfunzionamento delle macchine (o di errore).

Sebbene quindi il periodo peggiore sia decisamente passato, è comunque importante sfruttare questo momento per continuare a crescere. Da questo punto di vista, la digitalizzazione è un passo importantissimo che le aziende marchigiane devono intraprendere per poter continuare su questo percorso positivo.

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