"La Russia ha voglia di scarpe, la qualità sfida le sanzioni". Le parole di Valentino Fenni, presidente calzaturieri Confindustria Centro Adriatico

Valentino Fenni

MARCHE - “Siamo tornati indietro di anni, ma abbiamo anche la conferma che il vecchio sistema del presentarsi con il campionario funziona” sottolinea Valentino Fenni, presidente della sezione calzature di Confindustria Centro Adriatico, dopo essersi confrontato con gli imprenditori che hanno esposto le loro collezioni all’Obuv di Mosca.

Sono stati una ventina i calzaturieri marchigiani che hanno sfidato le difficoltà organizzative. “Una fiera anomala, inutile negarlo. Non è stato possibile per i nostri calzaturieri essere presenti fisicamente, ma grazie a una buona organizzazione i campionari, dopo aver debuttato al Micam, hanno raggiunto Mosca. A quel punto, sono entrati in azione agenti locali e figure di fiducia delle aziende” prosegue il presidente Fenni.

Il risultato, nonostante le basse aspettative, è stato incoraggiante. “Ci sono stati diversi ordini. I russi hanno voglia di scarpe italiane. Gli imprenditori sono tornati con una consapevolezza: la crisi c’è, ma una scarpa, o uno stivale, ben fatto sempre un suo mercato ha. E poi, i clienti dei paesi che si sviluppano oltre gli Urali si confermano pronti a spendere di fronte alla qualità”.

Le aziende non hanno alcuna intenzione di abbandonare un mercato segnato da troppi anni dalle sanzioni autolesionistiche decise dall’Europa e avallate dall’Italia. “Un’area che tra l’altro è penalizzata anche dalla svalutazione del rublo. Ma chi ci ha creduto, chi non ha abbandonato negozianti e distributori viene premiato. È un segnale di speranza, senza enfasi. Ma in un clima di pandemia mondiale in cui gli imprenditori si sentono abbandonati dalle istituzioni, è una boccata di ossigeno”. Chiuso l’Obuv, il mirino ora è puntato su Kiev dove si apre ‘La moda italiana’. “E anche in questo caso gli imprenditori partono con le proprie forze, visto che anche la Simest ha comunicato proprio a metà settimana di avere terminato i fondi finalizzati all’internazionalizzazione, che erano un mix di prestito e fondo perduto” conclude Fenni.

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