Il fuori porta del Primo Maggio diventa occasione di sostegno alle zone terremotate

MARCHE - Gita fuori porta, fava, pecorino, ciauscolo e carne grigliata: ecco servito il Primo Maggio di tanti marchigiani. Che sia per una scampagnata o ai tavoli di un agriturismo, la Festa del Lavoratori ha i suoi riti che vanno rispettati. Anche perché sempre più persone cercano l'ambiente, il verde, l'aria aperta: oltre il 50% degli italiani secondo un recente sondaggio Coldiretti/Ixé.

Per l'occasione, secondo dati Istat rielaborati da Coldiretti Marche, sono pronti quasi 6mila quintali di fava fresca coltivata nella nostra regione. La provincia in testa per raccolto è quella di Ancona (1.750 quintali), seguita da Macerata (1.500) a sua volta tallonata da Ascoli (1.480). Comprata e sgranata a chilometro zero, insomma. Filiera corta che ritroviamo anche per gli altri prodotti a cui si fa fatica a rinunciare per il Primo Maggio come il Ciauscolo Igp, il pecorino marchigiano, le carni da grigliare ma anche, tra le proposte veicolate nei giorni scorsi nei mercati di Campagna Amica, gustose frittate con i carciofi. Il carciofo, che conta ben quattro biodiversità salvaguardate dagli agricoltori custodi (Jesino, di Montelupone, Ascolano e Violetto tardivo di Pesaro) quest'anno per via di neve e gelo a cavallo tra gennaio e febbraio ha subito perdite di circa il 50% segnalate nella Vallesina. Il che ha fatto saltare la Pasqua alla varietà precoce jesina ma non l'appuntamento con i Lavoratori.

La produzione nelle Marche, secondo dati Istat rielaborati da Coldiretti Marche, è di circa 4 milioni di quintali raccolti da oltre 40mila ettari coltivati. Il movimento turistico del ponte del Primo Maggio potrà andare anche a sostegno delle zone colpite dal terremoto con la spesa del cosiddetto "pranzo al sacco" da fare direttamente sul posto per aiutare l'economia dell'entroterra ferito.

Le aziende agricola con la vendita diretta ma anche gli agrichef del territorio sono pronti ad accogliere turisti ed escursionisti per un appuntamento che è vera linfa vitale per la rinascita e contro l'abbandono dell'Appennino.

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