Il 2024 è descritto da tutti, esperti ed aziende, come l’anno di svolta per l’economia. I primi sei mesi hanno dato dei timidi segnali di incoraggiamento e il secondo semestre punta ad essere ancora più positivo del primo. È questo, insomma, il momento per investire. Come si riesce a farlo in maniera sicura, trasparente e anche redditizia?
Il primo assunto da cui si deve partire potrebbe frenare molti investitori, ma è un dato di fatto: non esistono investimenti sicuri al 100%. Esistono, casomai, dei modi per agire in maniera ponderata, responsabile, sicura per certi versi. Come si legge in questa guida di Moneyfarm su come investire 50000 euro, il primo tassello è quello della diversificazione, ovvero investire non solo in un settore o su un bene, ma ampliare il proprio portafoglio. In questa maniera si abbasseranno i rischi e si potrà mettere un freno alle fluttuazioni del mercato. Altro suggerimento utile è quello di contenere i costi e guardare a un orizzonte temporale più lungo, quello insomma che offre i maggiori vantaggi.
Certo, in questa strada è bene rivolgersi a un consulente finanziario, ma prima ancora è bene capire qual è il nostro budget, quali sono i nostri costi e quale la strategia da mettere in campo. Tra gli strumenti che si stanno diffondendo di più nell’ultimo periodo troviamo gli ETF, ovvero gli Exchange Traded Funds, che permettono di investire su comparti e mercati diversi, oppure gli investimenti sostenibili proposti dai Fondi ESG (Enviromental, Social and Governance) che guardano all’impatto di aziende e titoli sull’ambiente e sulla società. Strumenti tradizionali ma comunque molto ricercati sono poi i buoni fruttiferi postali, gli investimenti immobiliari, il trading online e gli investimenti assicurativi.
Muoversi in questo panorama non è di certo cosa semplice. Lo ha sottolineato bene anche l’ultimo Rapporto Consob, che spiega come l’80% degli intervistati ritiene complessa e difficile la gestione delle finanze personali, a causa soprattutto della crescita dei prezzi e del contesto economico incerto. A complicare la situazione c’è anche una conoscenza finanziaria ancora bassa e poco diffusa: solo la metà degli intervistati è in grado di spiegare la nozione di diversificazione mentre le conoscenze su fondi comuni, conti corrente, azioni e obbligazioni rimangono al di sotto del 60%. L’attitudine complessiva all’investimento, in Italia, è calata nel corso degli ultimi anni (il rapporto indica un valore inferiore a 5 in una scala da 0 a 10), un deficit che si spiega con le scarse conoscenze in materia e con quella che si identifica come “consulenza informale”, ovvero i consigli di amici, parenti e colleghi.
Serve invertire questo trend, allora. Serve rimettere in moto le proprie finanze e quelle del nostro paese. Per farlo serve informazione. E una cultura nuova dell’investimento.