Credito: il Decreto Crescita mina l’erogazione alle piccole e medie imprese. L'allarme di Irene Mancinelli, direttrice della filiale fermana di Uni.Co

FERMANO - Nel 2018 a Fermo Uni.Co (il confidi regionale nato lo scorso luglio dalla fusione tra SRGM, Fidimpresa Marche e Cooperativa Pierucci) ha garantito 837 richieste di prestito delle imprese per 102 milioni di euro, e a livello regionale i confidi hanno garantito all’80% 5.120 richieste di finanziamento per 756 milioni di euro, con una crescita del 18,2% rispetto all’anno precedente.

“La decisione del Governo di cancellare l’intermediazione dei confidi attraverso una norma contenuta nel Decreto Crescita sta mettendo in serio pericolo l’erogazione del credito agli artigiani e alle pmi”. Così Irene Mancinelli, la direttrice della filiale fermana di Uni.Co, commenta lo scenario che si prospetta per gli imprenditori se la norma in questione dovesse passare il vaglio parlamentare. “La Regione” aggiunge il Presidente Territoriale di CNA Paolo Silenzi “ha puntato molto sulle politiche di sostegno al credito per le imprese, investendo milioni di euro per favorire l’operatività, le aggregazioni fra i confidi e il credito alle imprese, di cui 9 milioni per l’area del cratere. Uno sforzo che potrebbe essere vanificato dalla decisione del Governo e che comporterebbe il rischio di sofferenze e crediti inesigibili rispetto invece alle operazioni garantite dai confidi”. “Come annunciato dal Presidente di Uni.Co Maurizio Paradisi – dichiarano Mancinelli e Silenzi - chiediamo con forza alla Regione Marche di attivarsi, attraverso la Conferenza Stato-Regioni che si riunirà domani, affinché la norma venga stralciata dal Decreto e si continui a consentire alle Regioni stesse di sostenere in autonomia il sistema produttivo e l’operatività dei Confidi nell’erogazione di garanzie”.

Attualmente per le richieste di finanziamenti fino a 150 mila euro una norma della Regione Marche prevede che le imprese debbano rivolgersi ai confidi, che garantiscono il credito verso le banche chiamate ad erogarlo. La norma di cui si discute abolirebbe la riserva per la garanzia sui piccoli prestiti fino a 150 mila euro a favore dei confidi, introducendo l’accesso diretto delle banche al Fondo Centrale di Garanzia e superando l’intermediazione dei Confidi anche per questo segmento specifico di mercato. Diventerebbe così più difficile per le micro e piccole imprese farsi finanziare dagli istituti di credito operazioni per piccoli importi, che le banche non hanno interesse a realizzare e aumenterebbe il rischio di sofferenze e crediti inesigibili rispetto alle operazioni garantite dai confidi.

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