Coronavirus, il danno indiretto da immagine. Il grido d'allarme di Confindustria Centro Adriatico

FERMANO - “Forse non è chiaro. Il periodo per prendere gli ordini è questo e non tra due mesi. Non ci si rende conto dei danni che si stanno facendo al sistema: non siamo degli appestati”. Il presidente della sezione calzature di Confindustria Centro Adriatico, Valentino Fenni, è preoccupato. “Il problema qui è non solo di percezione, ma soprattutto di gestione. E si sa che se si crea un sentimento negativo poi è difficile recuperarlo.

L’Italia sta annullando le principali fiere, quelle della moda si sono concluse quasi per miracolo. E ora ci sono altri appuntamenti internazionali che rischiano di saltare o perlomeno di rivelarsi inutili poiché sembriamo gli untori del mondo della calzatura. Ma non solo. “C’è chi è terrorizzato a partire in aereo per paura che con una banale influenza non possa tornare indietro e raggiunge Parigi o la Germania in auto. Ma vi pare possibile? Chi ci governa in questo Paese? Non siamo minimamente tutelati. E questo è inaccettabile anche perché questa situazione potrebbe spingere imprenditori, magari già in difficoltà, a prendere decisioni che in termini occupazionali potrebbero rivelarsi irreversibili”.

Dopo lo scoppio dell’epidemia in Cina si era parlato di mesi per capire le ripercussioni, ma lo spostamento dell’emergenza in Italia sta aggravando la situazione. “Non siamo qui a chiedere aiuti e contributi, quelli li abbiamo ribaditi in ogni sede e in ogni modo (ma i nostri tempi non corrispondono con quelli di chi si dovrebbe attivare). Non perdiamo neppure tempo a calcolare percentuali. Quello che vorremmo è un messaggio univoco a livello nazionale, e ovviamente regionale, sul fatto che italiano non significa infetto e ancor meno marchigiano non vuol dire malato. Bisogna chiarire che le nostre imprese sono sane, come lo è il 99,9% del Paese. Serve una campagna mediatica immediata. È così difficile? Raccontare la realtà non significa nascondere la verità, e quindi i casi di coronavirus, ma almeno tuteleremmo l’immagine dell’Italia e delle sue aziende. Non possiamo permetterci un altro stallo commerciale. Vorremmo che la velocità con cui sono stati presi certi provvedimenti venga usata anche per ciò che il nostro settore chiede da tempo per rilanciare il distretto attorno a cui ruota gran parte della ricchezza regionale e quindi un pezzo di salute sociale”.

Dal calzaturiero al turismo passando per l’agroalimentare le ripercussioni se non verrà cambiata la percezione dell’Italia e delle Marche saranno pesanti: “Ogni giorno dovremmo ricordare che non siamo infetti, che non siamo il paese della quarantena. Se non ci svegliamo subito, per stare alle scarpe, il mondo il resto dell’Europa a breve ci guarderà come una preda perché al contrario di noi Spagna, Portogallo e Turchia non dormono, anzi. Altro che aria di crisi complessa se non interveniamo ridando al nostro made in Italy l’immagine di eccellenza che merita” conclude Valentino Fenni.

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