Comparto del Cappello in salute, i dati del semestre gennaio-giugno 2021

Paolo Marzialetti

MARCHE - Il comparto del Cappello a livello nazionale dunque anche nel primo semestre 2021 presenta, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un aumento sia delle esportazioni che delle importazioni. Come accaduto per i primi tre mesi di quest'anno questo secondo prevedibile rimbalzo continua però a non essere lineare per tutte le tipologie di prodotto. I cappelli di paglia infatti registrano un calo delle importazioni di -20,4%, ancorché migliore rispetto al primo trimestre di quest'anno, ma sempre attenuando il calo in valore anche nei confronti del primo semestre 2019, rispetto al quale si registra un -44,1%, come anche le esportazioni che diminuiscono a 10,8 milioni di euro, con un calo del -7,5% ma che comunque riducono moltissimo il forte arretramento rispetto al Primo Semestre 2019 (-28,8%), dove oltretutto eravamo ancora in assenza della pandemia. “Ma ribadiamo per l'ennesima volta che questa tipologia di prodotto è sempre particolarmente legata alla carenza dei flussi turistici, soprattutto provenienti dall'estero ed alle vendite della stagione estiva, partita anche quest'anno molto ritardo, ancora per via della terza ondata pandemica” fa sapere Paolo Marzialetti, Presidente Nazionale Settore Cappello e Vicepresidente Federazione Italiana TessiliVari.

Continua invece in totale controtendenza il forte rimbalzo nelle vendite dei berretti, che evidenziano un aumento sia delle importazioni (+30,1%), quasi quadruplicando il dato del primo semestre dell'anno precedente (+8,8%), che delle esportazioni che aumentano ancora (+74,4%), addirittura in aumento anche rispetto al primo semestre 2019 (+34,4%), dove eravamo in assenza dell'emergenza sanitaria.

Il paese maggior fornitore resta la Cina con 20,4 milioni di euro, (+4,5%), pari dunque al 32% del totale importato, che rimane invece in territorio negativo rispetto al primo semestre dell'anno precedente (-16,7%), dov'eravamo ancora in assenza del Covid.

Le esportazioni principali, come sempre ormai da diversi anni vanno in Svizzera, dove sono presenti quasi tutte le piattaforme logistiche e distributive delle principali multinazionali del comparto del Lusso, cresciuto enormemente negli anni precedenti l'emergenza pandemica dovuta al Covid-19, che continua ad allargare la forbice nei confronti degli altri mercati dei paesi alla testa della classifica con 31,1 milioni di euro, ancorché ancora in presenza della terza ondata pandemica e comunque in fortissimo recupero rispetto sia al primo semestre 2020 (+108,4%), che allo stesso periodo del 2019 (+25,8%), dunque anche rispetto ai livelli pre-Covid, a differenza dell'anno scorso, quando dopo la prima ondata aveva generato un calo molto rilevante -39,6%. L'impennata del segmento del Lusso continua ad essere la diretta positiva conseguenza dovuta alla rapida implementazione delle strategie di marketing dei maggiori brand a livello globale che hanno puntato tutto sulle loro piattaforme digitali per far fronte al calo delle vendite in presenza causato dall’emergenza sanitaria ed ai conseguenti lockdown, prima recuperando e poi espandendo le loro vendite soprattutto on-line, ma con le riaperture post-vaccinali poi anche anche con le vendite in presenza.

Stabilmente sul podio, come nelle precedenti stagioni pre-Covid, i mercati tradizionali europei come la Germania (14 milioni di euro, +85,8%), in grande crescita anche rispetto ai primi sei mesi del 2019 (+49,3%), che sopravanza la Francia (12,9 milioni di euro, +56,5%), che passa al terzo posto, essendo però anch’essa in grado di migliorare allo stesso modo il dato del Primo Semestre 2019 (+49,1%), prima dell'arrivo della Pandemia. Sempre giù dal podio ma in fortissimo recupero gli Stati Uniti (12,2 milioni di euro, +168,3%), dall'alto dell'incredibile performance post-Covid della propria economia, sia dunque nei confronti del Primo Semestre dell'anno scorso, che addirittura rispetto a quello precedente del 2019 (+122,2%) oltretutto pre-Covid, risultati che confermano gli evidenti vantaggi derivanti dalla totale autonomia produttiva vaccinale, che ha permesso loro di uscire dall’emergenza sanitaria molto più rapidamente degli altri paesi occidentali. Mentre continua ad essere in controtendenza rispetto agli altri mercati tradizionali per il Settore Cappello il Regno Unito (6,7 milioni di euro, -10,8%), ancorché in recupero se paragonato al Primo Semestre 2020 e -27,4% rispetto al Primo Semestre 2019, pre-Covid. Questo dato è molto sorprendente e non irrilevante se pensiamo che il Regno Unito è stato il primo paese europeo a spingere sull’acceleratore della campagna vaccinale, avendo approvigionato i propri vaccini autonomamente, essendo ormai totalmente sganciato dall’UE per via della Brexit, oltre ad essere stato anche il primo paese ad aver affrontato la variante Delta ed il primo paese occidentale ad aver registrato un notevole e preoccupante rimbalzo nell'aumento dei contagi. Mentre sembra essere riuscita ad arrestare il proprio lungo calo tendenziale la Spagna (4,1 milioni di euro, +28,8%), anche se ancora in territorio negativo nei confronti del Primo Semestre 2019 ( -8,2%), prima dunque della crisi sanitaria. Continua invece nella sua inarrestabile ascesa la Polonia (4 milioni di euro, +143,9%) che già prima del Covid era uno dei più reattivi mercati europei (anche rispetto al Primo Semestre 2019 +148%). A seguire il Giappone (3,9 milioni di euro, +134,6% ed anche +99,9% nei confronti del Primo Semestre dell'anno precedente, pre-Covid), che è dunque rientrato stabilmente nella classifica dei primi dieci mercati del nostro Settore dopo anni molto complicati. A seguire i Paesi Bassi (3,5 milioni di euro +61,7%), anche loro in crescita rispetto al Primo Semestre 2019 (+32,7%), come anche la Corea del Sud (3 milioni di euro, +75,6% e addirittura +221% rispetto al Primo Semestre 2019) e come gran parte dei principali mercati dei paesi dell’Estremo Oriente. Mentre registriamo nuovamente che anche in questo Primo Semestre 2021 non è pervenuta la Russia tra i primi dieci mercati di esportazione del comparto del Cappello, verso la quale non ci sono state ancora vendite rilevanti. Segno ormai evidente ed incontrovertibile che neanche il rimbalzo tendenziale post-Covid riesce a lenire il freno agli acquisti derivante dalle assurde sanzioni commerciali ancora in essere.

“Teniamo ad ogni modo sempre ben chiaro che circa il 70% del valore in termini di aziende, addetti e fatturato spetta al nostro Distretto del Cappello Fermano (Montappone, Massa Fermana, Monte Vidon Corrado, Falerone) - Maceratese (Mogliano, Loro Piceno, Sant'Angelo in Pontano) – specifica Marzialetti - il cui core-business è comunque rappresentato dai soli comuni di Montappone e Massa Fermana, dove risiedono oltre l'80% delle aziende del Distretto e circa il 50% di quelle su scala nazionale. Le imprese del Distretto fermano-maceratese sono circa 90 (compreso l’indotto) per un totale di 1500 addetti”.

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