Comparto del Cappello, i dati del primo trimestre 2025 non sono confortanti

FERMANO - Il Comparto del Cappello a livello nazionale a consuntivo del Primo Trimestre 2025 presenta, rispetto allo stesso segmento del 2024 una notevole diminuzione per quanto riguarda le Esportazioni dei Berretti (88,1 milioni di Euro, -8,0%; benché abbia il un +112,4% sul 2019 pre-pandemia), dunque in costante diminuzione, poiché dunque per la prima parte dell'anno sono state confermate le previsioni che erano in peggioramento, essendo il nostro Settore storicamente uno degli ultimi, se non l'ultimo, nell'ambito del comparto Moda e Accessori ad essere investito e dunque a recepire quello che abbiamo definito nell'accezione negativa "l'inverno degli ordinativi", mentre rimangono stabili le Importazioni rispetto allo stesso periodo del 2024 (55,1 milioni di Euro, +0,4%, oltre ad un +77,9% sul 2019 pre-pandemia).

Anche per quanto riguarda i Cappelli di Paglia, in questo Primo Trimestre 2025 continuano invece a registrare una ormai corposa diminuzione per quel che concerne le Importazioni (5,1 milioni di Euro, -19,5% sul 2024, ma +14,7%, se confrontate con il 2019, dunque prima della Pandemia), mentre le Esportazioni dei cappelli di paglia tornano in positivo rispetto allo stesso periodo del 2024 (9,0 milioni di Euro, +2,0%, oltre ad un +1,8 % sul 2019 pre-pandemia).

Gli ultimi dati relativi al Settore Cappello in Italia confermano dunque ancor di più il cambio di paradigma, legato anche ad un modificato approccio rispetto alle priorità dei fruitori e consumatori finali anche legati al segmento del lusso, che vanno dunque ad incidere sul lifestyle, come evidenziato anche dai dati di tutto il comparto moda e accessori,
avendo ormai completamente e definitivamente esaurito la cosiddetta "onda lunga" del rimbalzo post-pandemia, che aveva illuso anche i principali gruppi e multinazionali dei brands del lusso a livello globale con previsioni di volumi di produzioni troppo ottimistiche, che hanno generato rimanenze e merce invenduta nei propri magazzini, che non possono essere svendute pena la loro perdita reputazionale.

Ora bisognerà continuare a monitorare attentamente se e quanto l'incertezza e l'insicurezza determinate ancora dalla persistenza della guerra Russo-Ucraina, aggravate dal conflitto tra Israele e Hamas, a cui si è aggiunto l'ultimo seppur breve conflitto tra Israele e Iran, che stanno altresì favorendo questo cambio di priorità nello stile di vita delle persone, potranno continuare ad influire negativamente ed a peggiorare ulteriormente una situazione già molto precaria, anche per i successivi dati di tutto il 2025, nella speranza che si creino finalmente le condizioni per la fine delle ostilità nei conflitti bellici ancora in corso, che possono essere ormai davvero considerati quali parti di quella Terza Guerra Mondiale a pezzi a suo tempo denunciata da Papa Francesco, confidando dunque di mettere un freno alla mascherata "economia di guerra" che le nostre imprese dovrebbero sopportare anche nei prossimi anni, qualora venisse addirittura confermato in toto l'assurdo piano di riarmo (Re-Arm EU), proposto dalla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, oltre all'introduzione dei per ora ancora paventati nuovi e reciproci dazi tra gli Stati Uniti e l'Unione Europea, che darebbe il colpo letale a tutto il comparto Moda e Accessori, di cui fa parte altresì il nostro Settore Cappello.

Per quanto concerne le Importazioni dunque il paese maggior fornitore, con il 32% del totale importato resta comunque la Cina (con 17,7 milioni di Euro, +13,0% sul 2024, ma altresì in positivo +28,4% rispetto al 2019, in assenza dunque della Pandemia).

Inoltre i dati del Primo Trimestre 2025 confermano ancora di più la tendenza emersa anche nei dati a consuntivo di tutto il 2024 derivante dalle principali esportazioni, che a differenza di quanto avveniva da molte stagioni fino agli anni del Covid, destinate prevalentemente verso la Svizzera, dov'erano presenti molte piattaforme logistiche e distributive delle principali multinazionali del Comparto del Lusso, ora totalmente smantellate, facendo registrare anche in questi primi tre mesi del 2024 un altro ulteriore tracollo, segnando ancora di più il passo a favore della Francia, seppur anch'essa in leggero calo, ma dove sono in ogni caso altresì concentrati i più grandi gruppi proprietari dei maggiori brands del Lusso a livello globale (15,5 milioni di Euro, ma registrando anch'essa un ulteriore tendenziale rallentamento -3,3% sul 2024, un segnale che rappresenta però una ulteriore conferma della frenata del segmento del Lusso, ma in ogni caso in fortissimo recupero rispetto al 2019, +213,9% pre-pandemia, proprio dovuto al cambio di destinazione delle merci precedentemente destinate in Svizzera), restando dunque sul gradino più alto del podio, sempre davanti alla Germania, che sebbene in difficoltà rimane in territorio positivo (15,1 milioni di Euro, +53,8% sul 2024, oltre che anch'essa in fortissimo recupero rispetto ai livelli pre-Covid, +221,0% sul 2019), malgrado i dati negativi dell'economia tedesca nell'anno passato e le fosche previsioni per tutto il 2025. Sul gradino più basso del podio gli Stati Uniti (7,2 milioni di Euro, -14,4% nei confronti del dell'anno scorso, ma +195,0% sul 2019, vale a dire prima del Covid), poi la Spagna che sopravanza altresì anche il Giappone e conferma invece l'ormai consolidato ottimo trend positivo, dopo essere riuscita ad arrestare il proprio lungo calo tendenziale durato diverse stagioni ed iniziato già da prima della Pandemia (5,1 milioni di Euro, +7,5% sul 2024, oltre che +102,9% rispetto al 2019, pre-Covid. Giappone quindi anche sfavorito dal cambio valutario, che ha visto lo Yen indebolirsi moltissimo
già dai primi mesi dell’anno scorso (3,9 milioni di Euro, -22,6% sul 2024, pur essendo quest'anno il paese ospitante di EXPO 2025 e malgrado resti in fortissimo recupero, +344,3%, verso il 2019, vale a dire prima del Covid). Segue il Regno Unito, che pur avendo perso negli ultimi anni diverse posizioni, evidenziando di non essere mai davvero uscito dalla lunghissima crisi iniziata con la Brexit (3,9 milioni di Euro, benché +3,8%, se paragonato allo stesso periodo del 2024, ma sempre in territorio negativo -15,9% rispetto al 2019, dunque pre-Covid). Si riprende invece la sesta posizione in classifica la Polonia, posizionandosi dunque addirittura davanti sia alla Svizzera, che alla Corea del Sud (2,8 milioni di Euro, +45,2% sul 2024, oltre che in grandissimo recupero, +343,4%, anche nei confronti del 2019, prima del Covid), malgrado soffra ancora la vicinanza con il conflitto bellico Russo-Ucraino, essendo stata sin da subito investita pesantemente dalla enorme massa di 13 milioni di profughi provenienti dall'Ucraina, quale grande paese confinante, che ha risentito per primo degli effetti collaterali delle ostilità, vedendo dunque rallentare di molto la sua performance degli ultimi anni, essendo già prima del Covid uno dei più reattivi mercati europei.
A seguire dunque la Corea del Sud (2,7 milioni di Euro, -28,6% sul 2024, oltre ad un +392% nei confronti del 2019, ante Covid), davanti quindi pure alla Svizzera dopo, l'ulteriore tracollo, (2,6 milioni di Euro, -44% sul 2024, oltre che -71,1% sul 2019, pre-Covid). Chiude dunque la classifica dei primi dieci mercati per il nostro comparto produttivo, ancorché all'ultimo posto, Hong Kong (2,1 milioni di Euro, anche se in territorio negativo nei confronti del 2024 -4,1%, registrando altresì un +185,7% sul 2019, ante Covid).

Per quanto riguarda la Russia, malgrado fossero iniziati ad intravedersi i primi spiragli di luce legati esclusivamente alle trattative tra Putin e Trump, che lasciavano sperare in una risoluzione rapida del conflitto con l'Ucraina, non può dunque che confermarne l'uscita dalla classifica dei primi dieci mercati di esportazione del Settore Cappello. È dunque palese che le persistenti sanzioni commerciali e le relative restrizioni, dovranno dunque essere ritirate, o quantomeno pesantemente riviste con la conclusione del conflitto bellico russo-ucraino, avendo dato il colpo letale a questo mercato già in grande sofferenza a partire dalle precedenti e più lievi sanzioni del 2014, conseguenti all'invasione della Crimea,

Alla luce di questi numeri va rilevato che l'ormai persistente primato della Francia, pur se ancora segnato da una lieve diminuzione, è altresì dovuto anche alla decisione dei più grandi gruppi francesi del Comparto del Lusso, malgrado anch'essi ora in forte rallentamento, di preferire l'utilizzo delle proprie piattaforme logistiche e distributive presenti sul proprio territorio nazionale, anziché quelle presenti in Svizzera, malgrado i vantaggi fiscali, oltre che derivato dal rallentamento delle produzioni destinate al segmento del Lusso, dopo anni e anni di crescita esponenziale non frenata neanche dalla Pandemia, anche per via delle vendite online, anch'esse ora in calo. È dunque ormai acclarato ed evidente che l'aumento vertiginoso dei loro prezzi di vendita "retail", anche e soprattutto nei prolifici mercati dell'Estremo Oriente, erano serviti esclusivamente per sopperire al rallentamento del numero dei capi prodotti, venduti e distribuiti in virtù della presa d'atto del cambio di paradigma del lifestyle di una parte dei fruitori e consumatori finali dei prodotti più economici dell'alto di gamma nei mercati europei e americani, che avevano negli anni scorsi usufruito della cosiddetta "democratizzazione" del Lusso, che ora proprio per scelta dei top brands a livello globale sembra ormai essere venuta meno a vantaggio di una maggiore esclusività dei propri prodotti divenuti molto più "aristocratici", anche e soprattutto in virtù del deciso aumento dei prezzi di vendita (in taluni casi alcuni Top Brands del Comparto del Lusso che dal 2019 ad oggi hanno addirittura incrementato i loro prezzi retail dal 50 al 100%). Ma questo cambio di tendenza, pur salvaguardandone l'altissima qualità e artigianalità, rendendo i nostri prodotti altresì sempre più sostenibili e innovativi, fino all'utilizzo dell'Intelligenza Aritificiale Generativa, sta comunque mettendo seriamente a rischio la parte alta delle nostre filiere produttive, anche per quanto riguarda i livelli occupazionali, che se non dovutamente affrontato e contrastato non potrà evitare il persistere dell'utilizzo degli ammortizzatori sociali come la CIG per le aziende industriali e quella straordinaria anche per le aziende artigiane al di sotto dei 15 dipendenti, ora prorogata nuovamente fino al 31 Dicembre prossimo, per venire incontro alle aziende che ne avevano terminato la disponibilità e che ne chiedevano l'ulteriore proroga.

Teniamo ad ogni modo sempre ben chiaro che circa il 70% del valore in termini di aziende, addetti e fatturato spetta al nostro Distretto del Cappello Fermano, (Montappone, Massa Fermana, Monte Vidon Corrado e Falerone) ai quali vanno aggiunti quelli del versante Maceratese del Distretto (Mogliano, Loro Piceno, Sant'Angelo in Pontano) il cui core-business e` comunque rappresentato dai soli comuni di Montappone e Massa Fermana, Vale a dire:

DISTRETTO DEL CAPPELLO MARCHIGIANO (FERMANO – MACERATESE)
IMPRESE 80 circa (compreso l'indotto)
ADDETTI 1300 circa (compreso l'indotto)
FATTURATO 95 milioni di Euro circa (compreso l'indotto)

In ultima analisi il Settore Cappello in Italia ha confermato nel Primo Trimestre 2025 quanto già evidenziato nei dati a consuntivo di tutto il 2024(, con la consapevolezza del definitivo esaurimento della cosiddetta "onda lunga", legata al rimbalzo produttivo post pandemico evidentemente sovrastimato, anche per il Comparto del Lusso, registrando un rallentamento nel numero dei capi prodotti, anche per via delle differenti priorità che i consumatori finali stanno dando ai loro acquisti, certificando dunque anche la mutazione del proprio stile di vita, anche a causa degli effetti inflattivi, conseguenza degli sconsiderati aumenti delle materie prime (in media del 30/40%) e dei costi di gas ed energia elettrica negli anni post pandemia, prima calmierati ed ora nuovamente aumentati, a cui vanno ad aggiungersi i tassi d'interesse, che soltanto quest’anno hanno rallentato la loro corsa, allentando in tal modo anche il cosiddetto "credit crunch".

Ma anche e soprattutto in questo momento di difficoltà hanno pesato ancor di più alcune questioni che coinvolgono naturalmente anche il nostro Distretto del Cappello. A partire dalla mancata inclusione nella ZES, Zona Economica Speciale ora divenuta Unica Nazionale, altresì strutturalmente riconosciuta dall'Unione Europea per le regioni del Sud fino all'Abruzzo che erano state inserite nella ZES dal 2017, includendo altresì i Comuni della Bonifica del Tronto, tralasciando inspiegabilmente fuori quantomeno tutti quelli ricadenti nel Cratere Sismico, oltre alle imprese che insistono nelle Aree di Crisi Complessa, inclusa quella Fermano-Maceratese, come per tutte quelle presenti nelle regioni cosiddette "in transizione" che dovranno obbligatoriamente ricevere misure "compensative" che prevedano quantomeno l'irrinunciabile Decontribuzione del 30%, benché a scalare fino al 15% per i prossimi anni, non soltanto sul saldo attivo dei nuovi assunti che rappresenta un timidissimo palliativo in una situazione in cui le aziende devono invece ricorrere alla Cassa Integrazione in via continuativa. Sarebbe stato davvero un toccasana altresì, proprio in questa congiuntura negativa, la Decontribuzione del 30% su tutte le maestranze, dovendo le aziende trovarsi a chiedere nuovamente la sospensione dei mutui, come durante il Covid, l'aumento delle ore destinate alla Cassa Integrazione in deroga anche per gli artigiani e non ultime le problematiche legate alla restituzione dei Crediti d'Imposta, ottenuti dalle nostre imprese negli anni scorsi, a fronte di attività di ricerca, sviluppo, innovazione e per i nuovi campionari.
Tutto ciò al fine di evitare un palese ed evidente svantaggio competitivo a carico di tutte le aziende dei nostri distretti produttivi marchigiani, ancor più evidente in questo momento così difficile, nei confronti delle imprese dei vicini territori delle regioni del sud, a partire dall'Abruzzo. Infatti il Commissario Straordinario al Sisma 2016, Sen. Guido Castelli, ha iniziato a mettere a disposizione alcune di queste misure anche per le aziende dell'Area del Cratere Sismico, benché per far sì che i nostri distretti produttivi siano ancora competitivi nei confronti di quelli delle altre regioni del meridione, che già beneficiano anche della Decontribuzione del 30%, essendo incluse nella ZES Unica, sarebbe necessario ed assolutamente indispensabile ed irrinunciabile che anche questa fondamentale agevolazione fosse altresì ad appannaggio anche delle nostre imprese, ma per tutte le proprie maestranze e non soltanto per i nuovi assunti.

Oltretutto in questo momento di scarsità delle commesse paradossalmente non va comunque dimenticato il persistente problema della manodopera specializzata, che si ripresenterà puntuale quando sarà passata questa ulteriore emergenza, sempre legato al ricambio generazionale ed alla formazione da portare avanti in modalità permanente all'interno delle proprie aziende e dei laboratori, da parte dei titolari e dei collaboratori più anziani e di più lunga esperienza alle spalle, ancor di più proprio in questa congiuntura così sfavorevole che va dunque assolutamente sfruttata e colta di concerto con le istituzioni regionali e ministeriali, per far sì che venga opportunamente integrata anche con gli ammortizzatori sociali e con la CIG in Deroga, data la forte vocazione manuale ed artigianale delle nostre attività produttive, che vanno in ogni caso ad implementarsi con i nuovi processi di digitalizzazione ed educazione ai temi legati alla sostenibilità all’interno delle aziende, per prepararsi dovutamente alla conseguente ripartenza per cui è sempre fondamentale la collaborazione con gli Istituti Tecnici e Professionali a partire dall'orientamento dei ragazzi anche da parte delle Famiglie ai mestieri artigiani, che rappresentano il futuro del mondo della moda e del lusso, anche in questa congiuntura così difficile, oltre alla collaborazione con le Università, anche alla luce delle nuove e future applicazioni legate all'Intelligenza Artificiale (AI). È dunque altresì necessaria ed imprescindibile proprio in questo momento di difficoltà per le aziende rifinanziare la cosiddetta Formazione Continua On The Job da effettuarsi in azienda "in house", non solo per le nuove maestranze, ma anche e soprattutto per quelle ancora in forza alle imprese, come sta opportunamente facendo la nostra Regione Marche. È fondamentale quindi rimodulare subito, anche alla luce delle attuali problematiche e criticità, le risorse del FSE (Fondo Sociale Europeo) e del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) affinché non vengano disperse o sprecate in mille rivoli, ma che vadano destinate realmente alle aziende anche e soprattutto a partire dai prossimi difficili mesi da affrontare, affinché possano arginare e ribaltare questa tendenza che rischierebbe invece di far scomparire a breve, in periodi complicati come quello che stiamo attraversando, interi comparti e distretti produttivi, incluso quello del Cappello.

Paolo Marzialetti

Presidente Nazionale Settore Cappello e Vicepresidente Federazione Italiana TessiliVari

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