FERMANO - Simbolo di salute e longevità, la Dieta Mediterranea è molto più di un semplice regime alimentare. È uno stile di vita che abbraccia tradizioni culinarie e abitudini sociali. Riconosciuta dall'UNESCO come Patrimonio Immateriale dell'Umanità, si basa su alimenti freschi e non processati, che affondano le radici nei Paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo. Tar questi spicca l’Italia, conosciuta in tutto il mondo per la propria cucina.
Le influenze positive di questo tipo di dieta sono state al centro di un importante studio, il “Seven Countries Study” condotto da Ancel Keys, biologo e fisiologo statunitense. Questo studio pionieristico - avviato alla fine degli anni '50 - è considerato uno dei primi, grandi, epidemiologici internazionali sul rapporto tra dieta, stile di vita e malattie cardiovascolari. Ad affiancarlo il cardiologo Paul Dudley White (medico personale di Eisenhower e tra i membri fondatori dell’“American Heart Association”) e Alberto e Flaminio Fidanza, nutrizionisti che nel Fermano avevano vissuto in relazione al lavoro del padre.
I fratelli ogni estate e per le ricorrenze tornavano a Magliano di Tenna. Non è da escludere che lo stretto rapporto con Magliano di Tenna e il circondario, abbia avuto un peso nella scelta di Montegiorgio – complice anche la presenza dell’ospedale “Diotallevi” – come uno dei luoghi dove effettuare lo studio. Quest’ultimo ha visto coinvolti sette nazioni, come dice anche il nome. È iniziato nel 1958, dopo un periodo di test a Nicotera ed è durato fino al 1972, coinvolgendo 16 territori di USA, Giappone, Finlandia, Olanda, Grecia, ex Jugoslavia e Italia. Forse non tutti sanno che, lo stesso Magliano di Tenna, insieme a Montegiorgio, fu teatro di uno studio scientifico precursore, come sottolineato dal sito “Magliano bellezza infinita”.
Il Seven Countries Study ha visto esaminare circa 12.763 uomini (di cui 719 a Montegiorgio) di età compresa tra 40 e 59 anni per valutare i fattori di rischio associati alle malattie cardiache. Le coorti includevano sia popolazioni rurali che urbane, permettendo un confronto tra diversi stili di vita e abitudini alimentari. Anche i pasti in sé venivano analizzati, come racconta il Dottor Monaldo Caferri che nel 1970 accompagnava Flaminio Fidanza e gli altri biologi nelle campagne a prelevare il cibo da analizzare. “Io avevo 19 anni quando il centro logistico era un piccolo albergo di Montegiorgio dove si raccoglievano tutti gli alimenti, che poi venivano omogenizzati e portati a Perugia, dove veniva fatto uno studio quantitativo e non qualitativo come si fa oggi. C’erano dei micronutrienti che allora venivano utilizzati in campagna, ma non si sapeva ancora che fossero dei fortissimi antiossidanti. Il procedimento era questo: si prendeva un quarto del cibo che mangiava l’uomo, si metteva sotto dei barattoli di vetro e, a giorni alterni, come già accennato, si portavano al laboratorio di Biologia di Perugia”.
L’interesse di Caferri, già direttore del reparto di Pediatra del Murri, non si è spento in gioventù ma continua ancora oggi. Nel convegno “Alimentazione e salute, un possibile equilibrio”, tenutosi lo scorso 20 dicembre al Teatro dell’Aquila, ha scelto di renderla protagonista del suo intervento, facendo da apripista alle scuole che presentavano i loro elaborati.
“L’ho fatto perché sviluppata nel nostro territorio e perché ormai è riconosciuta in tutto il mondo spiega. Mi sembrava motivo di orgoglio coinvolgere i bambini in qualcosa che li interessa direttamente”.
Una storia da trasmettere alle nuove generazioni, dunque. “Per tanto tempo, non se n’è parlato, finché il Ministero dell’Agricoltura e dell’Alimentazione statunitense ha tirato fuori lo studio ed è tornata in auge” sottolinea Caferri, spiegando come Magliano di Tenna non abbia dimenticato i Fidanza, intitolando un piazzale a Francesco padre dei due nutrizionisti. Altre vie poi stanno per essere intitolate a membri della famiglia. Non solo dieta mediterranea: restauri di quadri, aiuto negli studi, i Fidanza a Magliano hanno voluto lasciare il segno, tanto che il loro nome campeggia anche nel cartello che accoglie i visitatori in paese.
A dare ulteriore conferma del vincolo tra i Fidanza e il comune fermano è il sindaco Pietro Cesetti. “Il rapporto con i maglianesi è stato sempre molto forte. Alberto era un esperto di vitaminologia, mentre Flaminio era un esperto di Scienze dell’Alimentazione. Tutto è nato quando Flaminio inizia a collaborare con lo scienziato Ancel Keys, che ha passato lunghi periodi in Italia, in una frazione di Pollica, nel Cilento. Il Comune ha utilizzato un po’ la sua fama per fare promozione a livello turistico, mentre noi nelle Marche abbiamo trascurato un po’ l’opera di Flaminio Fidanza. Adesso, finalmente, la Regione ha nominato Montegiorgio e Magliano di Tenna come unici capofila di iniziative riguardante la dieta mediterranea e per far conoscere Fidanza. Penso che, nel 2025, sicuramente organizzeremo qualcosa insieme, per valorizzare questo scienziato e il nostro patrimonio enogastronomico”.
Sul “potere” del cibo concorda anche Adolfo Leoni, portavoce del Laboratorio Piceno della dieta mediterranea e giornalista: “Scrivo di economia, notavo i problemi del calzaturiero, mi sono chiesto quale potesse essere un nuovo motore di sviluppo. Perché non la dieta mediterranea legata sia alla salute che al rispetto del territorio? E poi c’è il Seven Country Study: è ritualità, modo di essere, convivialità”. Inoltre, c’è anche un fattore personale che ha risvegliato il suo interesse: “Mio padre che aveva problemi di cuore, mi disse che era stato visitato da un medico con uno stetoscopio d’oro. Quel medico era Paul Dudley White”.
Su queste basi, nel 2012 insieme al medico igienista Lando Siliquini (presidente), a Paolo Foglini, già direttore del reparto di diabetologia dell'ospedale Murri (vicepresidente), a Mario Liberati storico locale (consigliere) e a Sandro Pazzaglia, presidente dell'Associazione Cuochi del Fermano, Leoni fonda Laboratorio Piceno della dieta mediterranea. Da quel momento nascono iniziative, convegni, incontri fino a culminare nell’ “International Student Competition”. Anche su spinta del professor Alessio Cavicchi, prima docente di UniMC ora in forze all’Università di Pisa, ogni anno – fino alla Pandemia – laureandi e dottorandi di 13 università europee venivano a Montegiorgio con i loro insegnanti. “Nell’arco di una settimana le lezioni si svolgevano sui palcoscenici dei teatri storici nostrani (Porto San Giorgio, Fermo, Montegiorgio) al mattino. A queste seguivano un pranzo con i cibi della dieta mediterranea, visite alle aziende per poi in serata mettere “le mani in pasta” cucinando la loro cena. All’estero poi ci sono state diverse tesi di laurea sul tema e abbiamo scoperto, per caso, che a Bruxelles hanno parlato di noi come buona pratica”.
E pensare che per tanti anni, a testimoniare lo studio di Keys e soci era rimasta solo una targa di metallo nell’area dell’ex ambulatorio delle visite mediche.
Nel 2025, il gruppo del Laboratorio Piceno della Dieta Mediterranea è a un punto di svolta: avrà infatti una nuova sede di zecca in Piazza Matteotti, grazie alle risorse intercettate dall’amministrazione comunale attraverso un bando. Di concerto con dei partner privati, apriranno tre locali nella piazza principale tutti dedicati a far conoscere i vari aspetti della dieta mediterranea.
Silvia Ilari
“Due sono situati proprio nella parte bassa di Palazzo Passari e l’acquisto avverrà proprio in questo mese per poi procedere con i restauri” afferma l’assessore alla Cultura di Montegiorgio Michela Vita. “All’interno ci sarà non solo la sede del laboratorio, ma anche un vero e proprio centro studio sulla dieta mediterranea, fornito di biblioteca. Poi ci sarà un hub di servizi che prevede la produzione, gestione, creazione di contenuti di prodotti turistici, incrementando anche i posti di lavoro e focalizzandoci su chi verrà a visitare Montegiorgio. La dieta mediterranea è un brand fortissimo, noi dobbiamo cercare di far valere la nostra eccezionalità in proposito e fornire ai turisti di oggi ciò che cercano: esperienze. Io non credo che i centri storici siano finiti, ma solo che si stiano rimodulando e noi dobbiamo rimodulare la nostra mentalità di conseguenza. Li vedo come luoghi di cultura, non dedicati a grandi eventi, piuttosto ad attività più di nicchia”.