Riceviamo e pubblichiamo dal nostro assiduo lettore Guerriero Sdolzini:
"Il primo maggio di ogni anno e' la feste dei lavoratori di tutte le categorie, manifestazione ideata nell'ultimo scorcio dell'Ottocento dai primi nuclei socialisti che, fin dagli albori della loro formazione, venivano considerati dallo Stato poco meno dei brigatisti rossi di moderna formazione. Gli scioperi erano visti come sovversione dell'ordine pubblico.
Con l'avvento del fascismo anche la festa del primo maggio venne abolita ma non mancarono mai le disattese alle nuove leggi anche in modo burlesco. Ad esempio non si riusciva a risalire al soggetto che ogni primo maggio riusciva furtivamente ad issare la bandiera rossa sulla cima del cipresso adiacente all'uscita del tunnel della strada nuova a Fermo! C'era una mia parente di fede comunista che il primo maggio andava nei campi del Tirassegno con i propri figli a consumare un picnic e apprendeva il proprio soprabito rosso ad un ramo d'albero a mo' di bandiera. I dirigenti fascisti vigili al controllo dal Girfalco, muniti di binocolo, non potevano fare a meno di vedere e precipitarsi sul posto incassando la solenne burla...
Con la liberazione e la fine della guerra ripresero i cortei da parte dei partiti di sinistra. L'inno dei lavoratori accompagnava le sfilate. Gli altri partiti dell'arco costituzionale cominciavano ad aderire un poco titubanti, guardinghi e timidi, via via finalmente senza indugi".