Porto San Giorgio, giovedì 19 giugno, la poetessa Widad Nabi, presenterà il suo nuovo libro di poesie

PORTO SAN GIORGIO - Dopo il tour a Venezia, Bologna, Milano, Roma, torna In Italia, questa volta nelle Marche, la poetessa siriana-curda Widad Nabi per presentare il suo nuovo libro di poesie “Un continente chiamato corpo” (Di Felice Edizioni, 2025), cui anche Il Sole 24 Ore a marzo scorso ha riservato un articolo a tutta pagina nell’inserto domenicale dedicato ai libri.

L’incontro, voluto dal Centro Studi Internazionale Joyce Lussu e patrocinato dalla Società Operaia “Giuseppe Garibaldi”, si terrà giovedì 19 giugno alle ore 21:00 a Porto San Giorgio, presso la Sala “Max Salvadori”, nel corso del quale sarà presentata anche la seconda edizione di “Una bussola per bandiera” (Di Felice Edizioni, 2024) del Prof. Simone Sibilio, poeta e docente di Lingua e Letteratura araba alla Cà Foscari di Venezia. Si tratta di una raccolta poetica intensa e ispirata ai grandi temi della migrazione, con una sezione dedicata a Gaza.

Il Prof. Sibilio, traduttore e curatore del volume della Nabi, fa notare nella prefazione al libro della poetessa che ci troviamo di fronte a una personalità poetica “composita, complessa, e non solo sul piano etno-nazionale o religioso in cui convivono - e talvolta si annullano - l’identità curda e quella araba siriana; quella di tradizione islamica e quella laica”. Nata a Kobane e cresciuta ad Aleppo, Widad Nabi dal 2015 vive in Germania, da quando la guerra civile in Siria l’ha costretta a fuggire via mare e via terra, dopo essersi unita ai gruppi di opposizione al regime di Bashar al-Asad. “Amore, corpo, donna, esilio, guerra. Se volessimo identificare delle parole chiave nell’opera poetica di Widad Nabi non avremmo dubbi nell’indicare queste cinque” così scrive ancora Sibilio. “Quella di Nabi è in effetti una poesia che, per quanto ancorata ad un dato tempo storico e a specifici spazi di rappresentazione, aspira a trascendere i confini geografici e del presente, proiettandosi a briglie sciolte verso l’assoluto.”

“La sua poesia è una poesia di resistenza” scrive Ilaria Giovinazzo nella postfazione, “che raccoglie nella sua esperienza quella di un intero popolo ma anche di un intero genere. Attraverso di lei parlano i milioni di profughi siriani ma anche tutte le donne del mondo; nei suoi versi sentiamo le loro voci, ne serba il ricordo.”

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