Osvaldo Licini: l’ “oro” di Monte Vidon Corrado. Nel 2020 un grande evento a lui dedicato

MONTE VIDON CORRADO - L’arte di Osvaldo Licini celebrata a Venezia: si è conclusa il 4 gennaio - infatti - la mostra “Che un vento di totale follia mi sollevi” al Museo Guggenheim. Con 100 opere sparse in 11 sale, la pittura di Licini si è ancora di più aperta al grande pubblico. Inoltre, tanti sono stati gli appassionati ritrovatisi a Monte Vidon Corrado per le due giornate di convegno a 60 anni dalla morte dell’artista.

“Sicuramente la mostra è stato un evento di richiamo e il contesto di Venezia è stato un elemento di qualità aggiuntivo. Ci avevano chiamato per chiedere un’opera in prestito, ma ci sono stati dei problemi, non imputabili al Guggenheim. Siamo però stati presenti alle conferenze con Daniela Simoni, direttrice del Centro Studi Licini e lo siamo anche nelle citazioni del catalogo della mostra. Ci si domanda perché, a suo tempo, la politica, l’ambito culturale non abbiano fatto molto per valorizzarlo, ma Licini era una persona schiva, sicuramente questo non ha aiutato” sottolinea Giuseppe Forti, sindaco di Monte Vidon Corrado. Qui Licini è nato ed è sempre tornato, dopo i suoi viaggi in giro per il mondo e qui il Comune ha voluto trasformare la sua casa in un museo con annesso un omonimo centro studi, a cui fa capo anche un’associazione.

Il percorso di acquisizione della casa liciniana è stato abbastanza difficile e terminato definitivamente attorno al 2010. Il restauro della stessa è stato completato nel 2013 e a dicembre dello stesso anno è stata aperta al pubblico. In passato, nel 1978, ho organizzato con altri ragazzi dell’epoca una mostra con circa 35 opere qui a Monte Vidon Corrado. A darcele erano stati gli eredi di Livorno e di Ascoli Piceno. La connessione di Licini con il territorio c'è sempre stata”.

Che tipo di collaborazione c’è tra il Comune e l’associazione “Centro Studi Osvaldo Licini”?

“Tra le due realtà c’è un ottimo rapporto, pensiamo e progettiamo insieme gli eventi di carattere culturale, dalle mostre, alla presentazione di libri di poesia, di arte, di letteratura fino agli eventi musicali. Lo facciamo con la massima collaborazione e reciprocità. Il direttivo dell’associazione è composto da persone che per il loro lavoro sono a contatto con l’arte di Licini o che la studiano: sempre con loro ci occupiamo della promozione turistica della Casa Museo e del Centro Studi”.

L’assessore regionale Cesetti ha anticipato che nel 2020 dovrebbe tenersi un importante evento dedicato a Licini, proprio a Monte Vidon Corrado. Che ci può dire in merito?

“So che la Regione Marche ha impegnato nel bilancio di previsione una somma per questo, anche se è ancora prematuro parlare delle modalità con cui l’evento verrà realizzato. Posso anticipare che il 13 febbraio abbiamo un incontro con l’assessore alla Cultura Pieroni proprio per iniziare a ragionare e parlare di questo evento»

Chi sono i principali visitatori del complesso? “Vengono italiani ma anche turisti stranieri; la maggior parte dei visitatori arriva nel periodo estivo. Il primo dell’anno abbiamo avuto un pullman di turisti che soggiornavano lungo la costa provenienti dalle zone di Imola, Cesena e Bologna, erano circa 50 persone. Inoltre, abbiamo uno stretto legame con le scuole del territorio: lo scorso sabato erano presenti circa 75 studenti di Fermo. Spesso vengono sviluppati laboratori didattici connessi agli eventi espositivi”.

Dall’insegnamento proviene Daniela Simoni, direttrice del Centro Studi Licini e professoressa di Storia dell’Arte nell’omonimo Liceo Artistico di Fermo e Porto San Giorgio che conferma: “Tra le mission del Centro Studi c’è quella di diffondere la conoscenza dell’artista proprio presso le scuole. Da noi Licini viene studiato in quanto esponente importante del ‘900: è presente nei libri, e nel nostro liceo se ne parla approfonditamente in quanto a lui intitolato. Per quanto riguarda le scuole del territorio, sono molto ricettive e sono coinvolti tutti gli studenti di ogni ordine e grado. Poi ci sono studenti dell’Università che vengono a fare lo stage da noi e qualcuno di loro si appassiona, tanto da continuare a collaborare con la nostra realtà”.

La mostra al Guggenheim è stata sicuramente un volano verso la sua consacrazione. Come tutto ciò può contribuire alla notorietà dell’artista e, di riflesso, a quella di Monte Vidon Corrado come meta turistica?

Noi lavoriamo e cerchiamo di diffondere la conoscenza anche al di fuori del territorio. Nel periodo delle mostre ci sono turisti sia da varie parti d’Italia che dall’estero. E’ un turismo di nicchia, culturale che andrebbe potenziato. Da soli non ce la possiamo fare: è fondamentale sensibilizzare le istituzioni sul fatto che la conoscenza di questo artista può avere ricadute positive sulla conoscenza del territorio, del paesaggio che ricorre spesso nelle sue opere, e, di conseguenza, aumentando l’afflusso turistico, sulla realtà economica e sociale di questo territorio”.

I suoi dipinti sono stati recentemente proiettati alle spalle di Fabio Fazio a “Che tempo che fa?”. Eravate al corrente?

“Sì, quest’estate ci hanno contattato dalla redazione del programma, indipendentemente dalla mostra di Venezia in preparazione, di cui non erano a conoscenza. In realtà parte tutto da una richiesta di Fabio Fazio, amante dei dipinti liciniani. Ci hanno chiesto come potevano fare per avere i permessi. E’ un’ottima cosa vedere le sue opere in televisione”.

Fino al 25 marzo 2019 si potrà visitare la mostra di Elio Libero Quintili. Come si collega a Licini? “Perché è partito per Parigi dopo aver incontrato Licini a Fermo ed essere stato incoraggiato da lui a scoprire la capitale francese. Le opere di Quintili, inoltre, sono a Monte Vidon Corrado perché uno dei filoni della nostra attività di ricerca è proprio quella di promuovere l’arte del ‘900 marchigiano”.

Invece quando ci sarà la prossima mostra dedicata a Licini? “Quest’estate sarà la mostra liciniana sarà incentrata sul tema della natura morta. Avevamo già in cantiere di aprirla prima di quella del Guggenheim, poi abbiamo rinunciato per non sovrapporci con Venezia; ma siamo ancora più contenti di poterla fare ora. Questo sia per la visibilità che ci ha dato Venezia, sia perché la nostra è un’integrazione di quanto fatto lì, dove non erano presenti quadri di natura morta”.

Per maggiori informazioni: www.centrostudiosvaldolicini.it

Silvia Ilari

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