Il Festival BookMarchs per il Giorno della Memoria. Due appuntamenti online dedicati a Ilse Weber e Diana Wichtel

Diana Wichtel

MARHE - Il festival dei libri e dei loro traduttori, BookMarchs - L’altra voce (www.bookmarchs.it), organizza due appuntamenti online per il Giorno della Memoria 2021. Sono dedicati a due voci femminili che hanno vissuto sulla propria pelle la persecuzione degli ebrei, seppur in modo molto diverso, per modalità, destino e periodo storico: Ilse Weber e Diana Wichtel. La prima, scrittrice per bambini di origine ceca e lingua tedesca, è una vittima dei campi di concentramento; la seconda, giornalista di origini canadesi che attualmente vive in Nuova Zelanda, tramite il ricordo del destino tragico di suo padre ci offre una testimonianza dell’enorme peso che la Shoah ha ancora oggi sulle generazioni successive a quelle delle vittime e dei sopravvissuti.

I due appuntamenti si terranno in modalità online sul canale YouTube di BookMarchs, e saranno diffusi anche tramite gli account Facebook, Twitter e Instagram del festival.

27 gennaio 2021, ore 18,00: L’ultimo Lied. Lettere e poesie da Theresienstadt. Ilse Weber raccontata da Rita Baldoni (sul canale YouTube di BookMarchs)

3 febbraio 2021, ore 18,00: Viaggio a Treblinka, Diana Wichtel in dialogo con la sua traduttrice Ilaria Mazzaferro (sul canale YouTube di BookMarchs)

I video rimarranno sempre visibili sul canale YouTube di BookMarchs e sui relativi social.

La voce italiana di Ilse Weber è quella di Rita Baldoni, docente di lingua e cultura tedesca in un liceo linguistico delle Marche che da anni si dedica alla ricerca, scoperta e valorizzazione in particolare di voci femminili inedite in lingua italiana, voci cancellate dalla Shoah. Porta avanti questa sua opera di sensibilizzazione anche nell’ambito di progetti scolastici che in due occasioni sono stati premiati dalla Presidenza della Repubblica. Nel suo volume, edito da Belforte Edizioni, la traduttrice riporta dunque alla luce il corpus di lettere e poesie scritte da Ilse tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento. Le lettere, ritrovate negli anni Settanta nella soffitta di una casa di Bristol, sono indirizzate a Lilian, amica carissima di Ilse, grazie alla quale la Weber era riuscita a mettere in salvo il figlio maggiore Hanuš, il quale aveva raggiunto l’Inghilterra prendendo parte a uno dei Kindertransport, i viaggi in treno organizzati dall’agente di borsa Nicholas Winton e che alla fine permettono il salvataggio di 669 bambini. Ilse, il marito Willy e il figlioletto Tommy, invece, erano stati deportati a Theresienstadt, dove Ilse lavora come infermiera pediatrica e trova conforto nella scrittura di poesie, destinate a esser messe in salvo in una buca dal marito Willy (unico sopravvissuto della famiglia) prima di salire sul treno che da Theresienstadt lo porterà ad Auschwitz. Il giorno in cui salì su uno di quei carri bestiame, Ilse non era sulla lista dei deportati, ma non volle per nessun motivo lasciare soli i suoi bambini destinati a partire per quel folle viaggio, i bambini di cui si prendeva cura tutti i giorni nell’infermeria, i bambini dei quali cercava di alleviare le sofferenze anche attraverso la lettura di fiabe e poesie accompagnate dalla musica del liuto e della chitarra. Appena scesi dal treno, Ilse, il figlio Tommy e i bambini dell’infermeria dovettero mettersi in fila per le camere a gas. Eppure le lettere e le poesie della Weber sono riuscite a spezzare il filo spinato e, dopo molte traversie, sono giunte fino a noi, a testimoniare il potere salvifico della letteratura, sia per chi scrive sia per chi è disposto a mettersi in ascolto.

A prestare la voce a Diana Wichtel è, invece, Ilaria Mazzaferro, traduttrice attiva soprattutto in ambito medico che da qualche anno affianca, ai testi in campo specialistico, qualche incursione nel mondo editoriale e nella traduzione letteraria. Viaggio a Treblinka è il frutto di una sua proposta di pubblicazione che ha trovato accoglienza presso un piccolo e giovane editore, Battaglia Edizioni, insieme al quale la traduttrice ha curato diversi aspetti del percorso che ha portato alla nascita del libro, facendosi mediatrice tra l’editore italiano, l’editore neozelandese che ha pubblicato l’edizione originale Driving to Treblinka e la Publishers Association of New Zealand, l’ente che ha sostenuto finanziariamente la traduzione. I finanziamenti da parte di enti e istituzioni sono un grande strumento che, laddove disponibile, consente una maggiore circolazione delle opere letterarie a livello internazionale. Nel suo memoir, Diana Wichtel – nata in Canada da padre ebreo polacco e madre neozelandese – ricostruisce la sua personale ricerca di quella figura paterna che, fin da piccola, avverte come particolarmente sfuggente e che è capace di passare in pochi istanti dalle più grandi dimostrazioni di affetto agli accessi d’ira. Si tratta dunque di una ricerca, che all’insaputa della Wichtel stessa, inizia fin dalla più tenera età dell’autrice. Come spesso accade alla seconda generazione dei sopravvissuti alla Shoah, Diana Wichtel cresce in una famiglia carica di silenzi assordanti, da cui poco o nulla trapela degli anni della guerra, se non aneddoti sporadici ed estemporanei. Crescendo Diana si rende conto che la sua famiglia sta andando in frantumi, anche se non sa bene il perché: il padre è sempre più irascibile e inavvicinabile, i soldi scarseggiano, la madre piange spesso e non esce praticamente più di casa; ma sarà proprio lei, infine, a organizzare una “missione di salvataggio” e a partire alla volta della Nuova Zelanda – dove vive la sua famiglia di origine – insieme ai tre figli: Diana, sua sorella e suo fratello. Il padre avrebbe dovuto raggiungerli di lì a poco, ma le cose andranno diversamente. Le lettere che il padre spedisce dal Canada diventano sempre più rare e strane, vengono spedite da indirizzi diversi, finché l’autrice e la sorella non ricevono una telefonata nel cuore della notte da uno zio di New York che le avvisa che il padre è morto qualche mese prima in un ospedale psichiatrico. Diana ha 20 anni e, davanti a una frammentazione tanto dolorosa della propria famiglia (la madre nel frattempo si era trasferita in Giappone insieme al nuovo compagno) e all’impossibilità di avere un luogo in cui piangere il padre con il conforto dei propri familiari, non riesce a capire cosa sia potuto succedere, chiude la porta sul passato e porta avanti la propria vita nel Paese dei kiwi. Negli anni successivi, però, l’autrice inizierà un percorso di avvicinamento graduale alla storia del padre e della sua famiglia di origine, nel tentativo di capire cosa sia realmente successo. Una ricerca che porterà Diana Wichtel a viaggiare fra tre continenti, spostandosi fra la Nuova Zelanda, il Canada e l’Europa, per restituire anche uno sguardo sul tempo presente e tendere l’orecchio agli echi della Shoah che ancora oggi risuonano nei luoghi che abitiamo.

BIOGRAFIE

Ilse Herlinger Weber, nata a Vítkovice in Cecoslovacchia, autrice affermata di letteratura per bambini e programmi radiofonici (fiabe trasmesse alla radio), aveva 39 anni nel 1942, quando fu deportata, per non tornare mai più, a Theresienstadt. Fu lei stessa a chiedere di potersi occupare dei bambini malati rinchiusi in quel campo; in ognuno di loro vedeva i suoi due figli, Hanuš, mandato a soli otto anni in Svezia, in salvo presso la sua più cara amica Lilian von Löwenadler, e Tomáš, più piccolo, costretto a condividere l’amara sorte dei suoi genitori.

Rita Baldoni, docente di lingua tedesca e appassionata della sua letteratura, libera ricercatrice e traduttrice dal tedesco, si dedica da qualche anno alla ricerca, scoperta e valorizzazione di voci femminili inedite che la Shoah ha eliminato dal panorama letterario; per restituire memoria a quelle scrittrici dimenticate che la Storia ha soffocato fra le sue pieghe, rendere vive le loro parole, testimonianze di una resistenza spirituale che le nuove generazioni hanno il diritto di ascoltare e noi adulti il dovere di divulgare. Far rivivere quindi i loro pensieri, la profonda dignità di quelle vite testimoniata dalle poesie e dai canti nati nei ghetti e nel campi di concentramento è lo scopo primo del suo lavoro di traduzione e ricerca.

Diana Wichtel, nata nel 1950 a Vancouver, vive a Auckland, in Nuova Zelanda, dove lavora come giornalista. Ha lavorato per 36 anni al «New Zealand Listener» come editorialista e critica televisiva. Nel 2016 ha ricevuto il Grimshaw Sargeson Fellowship, che le ha permesso di scrivere Driving to Treblinka: A Long Search for a Lost Father, sull’impatto della Shoah nella sua famiglia. Per Driving to Treblinka si è aggiudicata il Royal Society Te Apārangi Award nella categoria General Non-Fiction e l’E.H. McCormick Best First Book General Non-Fiction nell’edizione 2018 degli Ockham New Zealand Book Awards.

Ilaria Mazzaferro vive e lavora fra le colline marchigiane, dove è nata. Da oltre dieci anni si occupa di traduzioni principalmente in campo medico dall’inglese e dallo spagnolo. Nel 2018 ha iniziato ad affiancare alla sua attività in ambito specialistico qualche incursione in campo editoriale, con la traduzione di racconti per blog di case editrici e rassegne stampa. Viaggio a Treblinka di Diana Wichtel, edito da Battaglia Edizioni, è il frutto di una sua proposta editoriale.

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